Il diabetologo Paolo Di Bartolo è il nuovo presidente di Amd, ed è anche una persona con diabete. È la prima volta che alla guida della Associazione medici diabetologi si insedia un medico che non soltanto cura chi ha il diabete, ma con il diabete convive personalmente, quotidianamente, da anni.

Di Bartolo, neopresidente dell’Associazione medici diabetologi: al primo posto “empatia, solidarietà e relazione con il paziente”.

Di Bartolo, direttore della Rete clinica di Diabetologia dell’Ausl della Romagna, è infatti affetto da diabete di tipo 1 da quando aveva 17 anni e sa bene che cosa significhi affrontare tutti i giorni questa condizione. Suona perciò naturale che sintetizzi così il senso dell’attività dell’associazione che ora presiede: “empatia, solidarietà e relazione con il paziente”.

Il neopresidente Di Bartolo è stato proclamato presidente di Amd nel corso del recente congresso dell’associazione scientifica a Padova e succede a Domenico Mannino, che diventerà presidente della Fondazione Amd. Il prossimo presidente, che entrerà in carica fra un biennio e che assume da subito il ruolo di vicepresidente di Amd, sarà il dottor Graziano Di Cianni, direttore della Uoc Diabetologia e malattie del metabolismo dell’Asl Toscana Nord Ovest.

Paolo Di Bartolo si è laureato presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Bologna, con una tesi sul “Ruolo della microalbuminuria nella diagnosi precoce di nefropatia diabetica”. Si è specializzato in Diabetologia e malattie del ricambio presso l’Università degli Studi di Parma. Nella propria attività clinico-assistenziale ha sempre posto particolare attenzione alle tecnologie per il trattamento e la diagnostica del diabete di tipo 1 e per questo ha promosso la nascita del Gruppo di Studio intersocietario Amd-Sid-Siedp “Tecnologia e diabete”, che ha coordinato fino al 2009.

Ora si prepara ad affrontare da presidente di Amd la situazione del diabete in Italia, che presenta luci e ombre, prospettive promettenti da un lato e problematiche da superare dall’altro.

“Dare al diabete una risposta assistenziale sostenibile e di alta qualità”

Di Bartolo ha presentato così le linee generali del suo programma: “In un contesto caratterizzato da spinte di segno opposto, perché aumentano i pazienti e crescono le possibilità offerte dall’innovazione tecnologica, ma lievitano di conseguenza anche i costi, mentre diminuiscono risorse e medici, sia specialisti sia di medicina generale, Amd intende mantenere fede al suo impegno: dare al diabete una risposta assistenziale che sia al contempo sostenibile e di alta qualità”.

Tecnologia e diabete

Più in particolare, Di Bartolo annuncia che “avvieremo un’operazione di raccordo tra le diverse ‘intelligenze Amd’, facendo dialogare intelligenza artificiale e intelligenza clinica: l’una governata dalla tecnologia, l’altra dal fattore umano, per sviluppare una vera diabetologia di precisione. Svilupperemo progetti innovativi sul diabete tipo 1, come la collaborazione con la Società italiana di diabetologia ed endocrinologia pediatrica (Siedp), per costruire un unico grande database su pazienti adulti e bambini, che potrebbe diventare uno degli osservatori più importanti al mondo sulla qualità della cura nel diabete di tipo 1. E ancora, lanceremo una collaborazione con l’Istituto scientifico San Raffaele per mettere a sistema -in quello che abbiamo non a caso definito un linkage- dati clinici e dati genetici, per indagare a fondo la storia clinica delle persone con diabete e condurre studi finora impensabili per la comprensione di questa patologia”.

Dialogo aperto con tutti gli interlocutori del mondo diabete

“Proseguiremo il dialogo con gli altri interlocutori del mondo diabete -dice ancora Di Bartolo- istituzioni, pazienti, specialisti, medici di medicina generale e, ‘last but not least’, lavoreremo a un’alleanza con Fiaso, la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere. Perché con i direttori generali, i cosiddetti decisori o payor, ci dobbiamo necessariamente confrontare per conciliare la miglior cura possibile per i nostri pazienti con la sostenibilità dell’intero sistema. Non ci dimenticheremo poi delle progettualità già avviate da Amd negli scorsi anni: porteremo avanti, per esempio, l’esperienza degli Annali, il percorso di certificazione delle competenze diabetologiche e il primo trial sull’impiego della telemedicina, sviluppato in partnership con l’Istituto superiore di sanità. Il tutto continuando a puntare sulle caratteristiche che ci differenziano davvero, come professionisti e come associazione: empatia, solidarietà e relazione con il paziente”.