Riccardo Candido è il nuovo presidente dell’Amd (Associazione medici diabetologi): la nomina è stata formalizzata durante il congresso nazionale di Firenze. Succede a Graziano Di Cianni, che passa al vertice di Fondazione Amd (vedi sul nostro sito qui).

Al congresso nazionale di Firenze formalizzata la nomina di Riccardo Candido a presidente dell’Amd, Associazione medici diabetologi.

Riccardo Candido è nato nel 1967, laureato in Medicina e chirurgia presso l’Università degli Studi di Trieste, e poi specializzatosi in Medicina interna.

Attualmente è professore associato di Endocrinologia presso il Dipartimento universitario clinico di Scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università degli Studi di Trieste e responsabile della struttura di Diabetologia, Dipartimento specialistico territoriale, Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina. Tra il 2001 e il 2022, è stato Visiting Research Fellow all’Università di Melbourne e Visiting Scientist al Baker Heart Research Institute di Melbourne. Ha al suo attivo oltre 100 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali.

Candido: “Quattro concetti per disegnare il futuro di Amd: condivisione, cronicità, continuità e comunicazione”.

Così presenta le grandi linee del suo mandato il neopresidente: “A quasi 50 anni dalla nascita di Amd, l’obiettivo della presidenza e del direttivo per i prossimi due anni sarà continuare a sostenere la crescita societaria, investendo su quattro direttrici fondamentali: condivisione, cronicità, continuità e comunicazione. Quattro concetti per disegnare il futuro di Amd, che mi auguro possano guidarci per la creazione di nuove sinergie con i diversi attori che gravitano attorno al mondo della multicronicità -rappresentata da malattie come diabete, obesità, malattie cardiovascolari e renali- e delle persone con diabete: le  istituzioni, la politica, i media e le associazioni di pazienti, per essere promotori del cambiamento e dell’efficientamento del modello organizzativo del diabete sul territorio”.

Secondo Riccardo Candido, “la collaborazione fattiva con le istituzioni rappresenta un elemento imprescindibile per la nostra attività quotidiana, ma anche per imprimere un cambiamento nell’attuale schema assistenziale”.

Negli Usa un farmaco per il diabete è stato approvato dalla Fda per il trattamento dell’obesità. Candido: “Scelta non priva di rischi, ma tematica da affrontare”.

Uno dei primi temi che il neopresidente si è trovato a esaminare poco dopo la sua elezione è l’approvazione negli Stati Uniti, da parte dell’ente governativo Fda (Food and drug administration), dell’uso di un farmaco (Tirzepatide), indicato per il diabete, anche per il trattamento dell’obesità. Secondo Riccardo Candido, si tratta di una “scelta non priva di rischi, ma è una tematica da affrontare”.

Così commenta il presidente dell’Associazione medici diabetologi: “La Food and drug administration statunitense ha approvato per il trattamento dell’obesità la seconda molecola originariamente indicata per la gestione del diabete, e questo è un approccio regolatorio dinamico, direi intraprendente: senza dubbio originato dalla particolare situazione epidemiologica degli Stati Uniti, ma che riposa anche su una spiccata sensibilità per gli effettivi bisogni di cura dei cittadini”.

“D’altro canto -prosegue Candido- l’utilizzo off label dei farmaci cosiddetti ‘antidiabetici’ da parte di persone obese o in grave sovrappeso è un dato di fatto anche in Europa. Ritengo quindi che i diabetologi italiani abbiano in questo momento una duplice responsabilità: anzitutto quella di gestire l’aspettativa dei nostri pazienti riguardo alla possibilità di utilizzare questi farmaci contro l’obesità, scelta delicatissima, tutt’altro che automatica e non certo priva di rischi; al contempo, quella di stimolare una riflessione condivisa, fra clinici e istituzioni sanitarie, circa la necessità di tutelare i nostri colleghi e i nostri pazienti, anche non lasciando l’eventuale impiego contro l’obesità dei farmaci per il diabete a scelte del tutto deregolamentate”.

“Del resto -conclude il professore- sul piano strettamente epidemiologico, è incontrovertibile che anche in Europa si stia registrando un aumento vertiginoso dell’obesità, così come è indiscutibile il suo ruolo determinante sull’insorgenza del diabete tipo 2 e di altre malattie cardiovascolari, che restano la prima causa di decesso anche in Italia”.

Riproduzione riservata ©