Anche l’anziano con diabete di tipo 2 deve fare attività fisica? La risposta è sì, perché l’esercizio fisico regolare ha sempre una funzione benefica, persino terapeutica: l’importante è saper scegliere quello giusto, proporzionato alle caratteristiche della persona. Bisogna tenere conto dell’età, della durata e condizione generale del diabete, delle eventuali complicanze in corso, delle fragilità del singolo individuo e anche dei tempi più opportuni per svolgerla, a seconda del proprio stato fisico del momento.

Se la scelta è fatta correttamente, la pratica di una attività fisica costante aiuta il soggetto anziano con diabete a stare meglio fisicamente, ma anche psicologicamente (e le due cose si influenzano reciprocamente).

Sid e Sigg: “L’esercizio fisico deve essere parte integrante del management del paziente anziano diabetico ed è associato a benefici nella mobilità, equilibrio, riduzione del rischio di caduta, benefici psicologici, e miglioramento della qualità di vita”.

In un recente documento congiunto (“Personalizzazione del trattamento dell’iperglicemia nell’anziano con diabete tipo 2”, di cui abbiamo parlato anche qui), la Società italiana di diabetologia (Sid) e la Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) hanno dedicato una specifica attenzione al tema, ricordando che “l’esercizio fisico deve essere parte integrante del management del paziente anziano diabetico ed è associato a benefici nella mobilità, equilibrio, riduzione del rischio di caduta, benefici psicologici, e miglioramento della qualità di vita”.

Sid e Sigg osservano poi che “nonostante sia l’età sia il diabete riducano la performance e la forza muscolare, l’attività fisica migliora lo stato funzionale negli anziani con o senza diabete. Anche un esercizio a bassa intensità può comportare un punteggio più elevato nel benessere fisico e psicologico del paziente. I programmi di attività fisica possono quindi essere implementati con successo nel paziente anziano con diabete, ma devono tenere in considerazione le patologie spesso co-presenti, che possono interferire con la possibilità di iniziare e di mantenere tali programmi, quali le patologie cardiovascolari e muscoloscheletriche. Mentre l’efficacia dell’esercizio aerobico sul metabolismo glucidico e lipidico è tuttora controversa, esercizi di resistenza, o l’alternanza di esercizi aerobici e di resistenza, risultano in un miglior controllo glicemico, miglioramento della forza, della composizione corporea e della mobilità in generale”. Per mantenere nel tempo l’adesione a un programma di attività fisica (come d’altronde a uno schema dietetico.nutrizionale) -aggiungono le due società- “è necessaria una supervisione e un monitoraggio da parte degli operatori sanitari e/o dei caregiver, che pertanto devono avere conoscenze specifiche”.

Se un anziano con diabete di tipo 2 è autosufficiente e ha autonomia funzionale e cognitiva, vale la pena di incoraggiarlo a compiere attività fisica simile a quella di diabetici adulti più giovani.

Nel loro position paper le due società scientifiche tengono a ricordare che il loro documento “rappresenta la posizione ufficiale della Società italiana di diabetologia (Sid) e della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) ma non può essere visto come prescrittivo per il singolo paziente e non può sostituire, in ogni caso, il giudizio clinico”. Il testo contiene però principi di orientamento generale importanti.

In particolare, vi sono alcune indicazioni sull’attività fisica da consigliare ai pazienti con diabete di tipo 2 a seconda delle loro condizioni di autosufficienza o fragilità.

Per quanto riguarda i pazienti autosufficienti, è opportuno “incoraggiare gli anziani diabetici che godono di un’autonomia funzionale fisica e cognitiva a compiere attività fisica con target simili a quelli di diabetici adulti più giovani. Si raccomanda di ridurre i periodi di sedentarietà e di svolgere un qualche tipo di attività fisica (anche solo camminare) dopo ogni 90 minuti trascorsi in posizione seduta o sdraiata. Si raccomandano almeno 150 minuti per settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità, suddivisa in 3 giorni (non più di 2 giorni consecutivi senza esercizio fisico). Se non ci sono controindicazioni, si raccomanda di svolgere anche esercizi di stretching e di rafforzamento secondo le proprie capacità, almeno due volte alla settimana”.

Se la persona anziana con diabete di tipo 2 invece non è autosufficiente, è meglio “incoraggiare programmi di esercizi a bassa intensità, da seguire a domicilio, per migliorare la performance fisica e mantenere il più possibile autonomia in alcune attività di vita quotidiana e nella mobilità.

Quando i pazienti sono fragili, è bene “garantire un training per l’equilibrio ed esercizi di rafforzamento per migliorare la performance fisica, la forza negli arti inferiori e prevenire un ulteriore declino funzionale associato alla sarcopenia”, cioè alla riduzione della massa muscolare.

Se vi sono complicanze in corso, è opportuno fare particolare attenzione nella scelta dell’esercizio fisico da praticare: vi sono attività consentite e altre invece controindicate, a seconda del tipo di complicazione di cui la persona con diabete soffre.

Nel libro “Fare sport con il diabete” (di Gerardo Corigliano, Mariano Agrusta e Cristina De Fazio) gli autori ci dicono che “negli anziani diabetici le attività consigliabili sono quelle meno intense, ma non esistono particolari limitazioni per chi ha cominciato a praticare un’attività motoria fin dall’infanzia e l’ha proseguita in maniera costante”. Però, la scelta dipende dalle condizioni di salute della persona, in particolare dalla eventuale presenza di complicanze. Il volume fornisce quindi alcune indicazioni generali su che cosa si può fare e che cosa invece è controindicato per pazienti anziani con diabete di tipo 2 che abbiano in corso qualche complicanza. È chiaro peraltro che per ogni singolo paziente la valutazione e la scelta individuale dovrà essere fatta secondo il parere del diabetologo.

• Complicanza: Cardiopatia ischemica

Attività consentite: nuoto, marcia, cyclette

Attività controindicate: non fare attività se la frequenza cardiaca è alta e ci sono alterazioni del ritmo

• Complicanza: Retinopatia background (non proliferante) e ipertensione

Attività consentite: cyclette, footing, jogging, nuoto

Attività controindicate: sollevamento pesi, body building, canottaggio, windsurf

• Complicanza: Retinopatia proliferante

Attività consentite: marcia, cyclette

Attività controindicate: anaerobici o isometrici (salti e scuotimenti del capo)

• Complicanza: Neuropatia sensitiva distale

Attività consentite: marcia, cyclette

Attività controindicate: di squadra, giochi sulla spiaggia, danza aerobica, corsa di fondo

• Complicanza: Neuropatia clinicamente evidente (lieve o subclinica)

Attività consentite: nuoto, marcia

Attività controindicate: ogni altro tipo

• Complicanza: Arteriopatia obliterante

Attività consentite: marcia

Attività controindicate: –

•  Complicanza: Scompenso glicometabolico

Attività consentite: nessuna

Attività controindicate: ogni tipo fino al ripristino dell’equilibrio metabolico

Inoltre, raccomandano gli autori, “una particolare attenzione va rivolta alla cura dei piedi e, in considerazione del rischio di cardiopatia silente, è opportuno eseguire l’elettrocardiogramma (Ecg) a riposo (l’Ecg da sforzo soltanto in casi dubbi e per soggetti che praticano attività fisiche impegnative). Tuttavia, la presenza di una cardiopatia ischemica non preclude l’attività fisica, che riduce la morbilità anche nei soggetti infartuati, ma è preferibile che il programma venga proposto da un centro di riabilitazione per cardiopatici”.