La retinopatia diabetica, una delle complicanze più gravi di un diabete mal curato, è al centro di una mozione presentata al Senato eletto lo scorso marzo per chiedere al prossimo governo interventi e programmi per rafforzare la prevenzione, la diagnosi e la cura.

La mozione è stata presentata a fine marzo da un gruppo di senatrici e senatori (Rizzotti, Floris, Caliendo, Baroni, Pichetto Fratin, Biasotti, Masini, Craxi, Malan, Giro, Gallone, Saccone, Minuto), i quali invocano attenzione al problema, ritenendo necessaria un’azione più ampia e sistematica per contrastare lo sviluppo e gli effetti di questa complicanza.

Ci sembra opportuno segnalare l’iniziativa ai nostri lettori, perché è comunque un fatto positivo che la politica si occupi di diabete, data la crescente importanza di questa problematica sanitaria e sociale.

I firmatari della mozione richiamano innanzitutto alcuni dati sulla diffusione della retinopatia diabetica: la complicanza riguarda oggi circa un milione di persone, le sue forme più gravi colpiscono il 2% dei diabetici italiani (come sappiamo, una cifra che si sta avvicinando ai 4 milioni, se escludiamo dal calcolo i diabetici non diagnosticati, stimati in circa un milione).

Come riportato nella premessa della mozione, la retinopatia diabetica “è la prima causa di cecità e ipovisione grave in età lavorativa (20-67 anni) nei Paesi industrializzati, la quinta causa di cecità prevenibile, e il deficit visivo moderato-grave è responsabile, secondo i dati presentati in Senato nel maggio 2012 dalla Società italiana di oftalmologia, del 13% dei casi di grave handicap visivo”.

Il rischio di insorgenza della retinopatia diabetica è legato alla durata del diabete, allo scompenso glicemico, e all’ipertensione.

Che cosa favorisce lo sviluppo della complicanza? Anzitutto, la durata del diabete (chi è diabetico da più tempo, è più esposto al rischio), poi lo scompenso glicemico e in particolare una glicemia troppo elevata (e quindi mal controllata), la presenza di ipertensione (frequente nelle persone con diabete). Si tratta della più comune complicanza microvascolare del diabete.

La mozione dei senatori ricorda che la retinopatia diabetica “colpisce i capillari della retina, producendo lesioni o ischemie e causando ipovisione di diverso grado. In base alla presenza e alla numerosità delle lesioni, la retinopatia si presenta in due stadi: la retinopatia non proliferante, che può essere di gravità lieve, moderata o grave o preproliferante e la retinopatia diabetica proliferante”. La retinopatia può causare “una disabilità visiva in duplice maniera: una perdita o riduzione più o meno severa della visione centrale a seguito dell’edema maculare, oppure una compromissione della visione periferica conseguente alla retinopatia preproliferante e proliferante a cui può anche associarsi un danno maculare. Di fatto, la retinopatia diabetica proliferante non è la causa più frequente di riduzione visiva, ma, sicuramente, è la più invalidante”.

Molte persone con diabete sottovalutano il rischio di retinopatia e spesso scoprono di averla quando la visita oculistica rivela un danno oculare già presente.

I senatori richiamano l’attenzione sul fatto che spesso le persone diabetiche sottovalutano questo rischio e vengono a scoprire di avere la retinopatia tardi, quando la visita oculistica rileva un danno già presente. Quindi, si ritiene necessario fare di più, perché -continua il documento- “i pazienti o non sono trattati adeguatamente o sono sotto-diagnosticati; inoltre, i trend negativi aumentano, in quanto la popolazione interessata non è sottoposta a screening con la necessaria periodicità”. Citando i dati dell’Osservatorio Arno – Sid Cineca 2015, sottolineano che soltanto l’11.1% della popolazione presa in considerazione è stata sottoposta a visita specialistica.

Inoltre, “i dati epidemiologici mostrano uno scenario preoccupante: all’incremento della prevalenza non corrisponde un’offerta adeguata, sia per la distribuzione territoriale dei servizi specialistici, sia per le risorse strumentali e umane per la prevenzione e per il trattamento della retinopatia diabetica. Questo genera un aumento dei casi di ipovisione o di cecità evitabili, con un grave impatto sulle condizioni di vita delle persone coinvolte e sull’equilibrio della spesa pubblica. Tutto ciò genera un considerevole aumento dei costi sanitari, la riduzione della capacità lavorativa, la conseguente diminuzione della contribuzione fiscale e previdenziale e un incremento dei costi sociali sia per le famiglie, sia per gli enti locali”.

Una parola importante contenuta nel passaggio del documento sopra riportato è “evitabili”: infatti, molti casi e molti effetti gravi di retinopatia diabetica possono essere evitati, o per lo meno ritardati, mettendo in atto misure specifiche, che favoriscano la diagnosi precoce, a partire da “programmi di screening per ridurre in modo significativo sia l’insorgenza della patologia, sia il suo peggioramento”.

Il documento ricorda alcune raccomandazioni per il controllo della salute dell’occhio quando si ha il diabete, considerando “la natura asintomatica, subdola e rapida del decorso della retinopatia diabetica”: “Per il diabete mellito tipo 1 la visita oculistica completa deve essere intrapresa dopo 5 anni dalla diagnosi o alla pubertà. Nel diabete mellito tipo 2 lo screening va effettuato alla diagnosi, a fronte di una maggiore probabilità di riscontro di alterazioni retiniche già in atto. In entrambe le forme di diabete mellito, la ripetizione dello screening, che rappresenta uno degli interventi a più elevato rapporto tra costo ed efficacia, è raccomandata dopo 24 mesi in assenza di retinopatia diabetica, oppure dopo 12 o 6 mesi in caso di retinopatia, rispettivamente non proliferante, lieve o moderata. L’osservazione di lesioni più avanzate impone una valutazione specialistica più ravvicinata o d’urgenza, in relazione alla gravità del quadro clinico e istopatologico”.

A questo punto la mozione chiede al Governo che verrà, quale esso sia, di prendere impegni precisi nei confronti di questa problematica sanitaria, “alla luce delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondale della sanità, del piano nazionale diabete, supportato dalle linee guida internazionali e nazionali”.

I 7 punti su cui la mozione esorta il governo a impegnarsi

1) attuare scelte di politica sanitaria in materia di programmazione, prevenzione primaria e secondaria, diagnosi e terapia, che consentano modelli gestionali efficaci a livello nazionale, regionale e locale, garantendo adeguati finanziamenti che consentano anche l’attuazione dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza)

2) prevedere politiche sanitarie che rendano prioritari e incrementino la programmazione dei servizi territoriali per la prevenzione, la diagnosi e la terapia della retinopatia diabetica, al fine di garantire a tutte le persone con diabete appropriatezza diagnostico-terapeutica, equità e uniformità dei servizi, riduzione delle liste d’attesa

3) definire a livello nazionale e regionale Pdta (percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali) al fine di incrementare e ottimizzare le attività sanitarie, i servizi e migliorare la compliance dei pazienti diabetici

4) realizzare campagne istituzionali d’informazione attraverso sia i tradizionali mezzi di comunicazione (televisione, radio e carta stampata), sia i new media (web, social network)

5) sostenere progetti di lavoro con team multispecialistici, comprendenti medici di medicina generale, diabetologi e oculisti

6) promuovere iniziative strutturate di diagnosi precoce e di screening della retinopatia diabetica e di altre patologie oculari

7) realizzare nelle diverse Regioni sistemi di valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei modelli organizzativi e dei percorsi di prevenzione, diagnosi e trattamento della retinopatia diabetica e delle altre patologie oculari.

(Di retinopatia diabetica, il nostro sito ha parlato anche qui).