Molti pazienti diabetici sottovalutano il rischio di ipoglicemia, che invece è frequente e molto serio e dovrebbe essere sempre tenuto d’occhio per poterlo prevenire. Lo segnala una recente indagine on line condotta su circa 600 pazienti diabetici e caregiver nell’ambito della campagna “Ipoglicemia. Non farti sorprendere”, promossa da Diabete Italia Onlus e Portale Diabete con il patrocinio di Amd, Sid e Siedp.

Troppe persone con diabete sottovalutano ancora il rischio di ipoglicemia, la principale complicanza acuta del diabete sia di tipo 1 sia di tipo 2. Un’indagine sul tema.

L’indagine rivela che, in generale, le persone con diabete conoscono il rischio di ipoglicemia, ma spesso trascurano le precauzioni che permettono di evitarlo o di minimizzarlo con interventi tempestivi.

Il 73% ha avuto episodi ipoglicemici fuori casa

Per esempio, risulta che oltre il 40% dei pazienti, pur sapendo che la soglia al di sotto della quale si parla di ipoglicemia è 70 mg/dl, si controllano di rado i livelli di glucosio nel sangue e mai prima di uscire di casa. Quanto ciò sia imprudente lo dimostra un altro dato: al 73% del campione è capitato almeno una volta un episodio ipoglicemico fuori dal contesto domestico, cioè a scuola, al lavoro o durante l’attività fisica.

L’80% si dimentica il glucagone

Inoltre, se è vero che solitamente portano con sé rimedi per gestire una crisi ipoglicemica improvvisa  (come caramelle, bevande, zucchero) nell’80% dei casi scordano lo strumento fondamentale contro le crisi gravi, il glucagone.

C’è anche un 27% delle persone interpellate che non sa quali sono i valori di glicemia che fanno scattare il rischio di una crisi.

A scuola e sul lavoro: quanto ne sanno gli altri?

Per quanto riguarda le persone che possono aiutare il diabetico in caso di crisi ipoglicemica, a che punto siamo con la conoscenza del problema e la capacità di intervenire?

Il 17,4% di coloro che hanno risposto al questionario frequenta la scuola. Nella maggior parte dei casi (94%) insegnanti e compagni sono al corrente della condizione diabetica e saprebbero cosa fare in caso di ipoglicemia severa (74,2%). Inoltre, il 76,8% lascia a scuola l’occorrente per gestire una improvvisa ipoglicemia.

Per quanto riguarda gli adulti diabetici, invece, sul luogo di lavoro soltanto nel 50% dei casi colleghi e datori di lavoro sanno della malattia diabetica e solamente la metà dei colleghi di lavoro saprebbero come intervenire di fronte una crisi di ipoglicemia.

Nel complesso la ricerca segnala negligenze e carenze molto pericolose, perché una crisi ipoglicemica non controllata e non gestita immediatamente può degenerare e causare perdita di coscienza e coma. Non è accettabile una sottovalutazione di questo rischio.

Rita Stara (Diabete Italia): “È urgente proseguire con interventi capillari di informazione”.

Commenta Rita Stara di Diabete Italia:  “I dati della ricerca confermano che tuttora almeno un terzo delle persone affette da diabete non ha un buon controllo della malattia e la metà di queste non ne ha consapevolezza. Tutto questo ci mette di fronte a una realtà: non si parla abbastanza di diabete e di ipoglicemia, fattore di rischio ampiamente sottovalutato. Disarmante poi il dato secondo cui l’80% dei pazienti non porta con sé il glucagone perché se ne dimentica o addirittura non lo conosce. È, quindi, urgente proseguire con interventi capillari di informazione reiterati nel tempo per sopperire a questo grande vuoto e bisogno di conoscenza”.

Daniela D’Onofrio (Portale Diabete): “Una crisi ipoglicemica può capitare in qualunque momento e all’improvviso e non bisogna lasciarsi sorprendere”.

Secondo Daniela D’Onofrio, direttrice di Portale Diabete, “se è confortante il dato che la maggioranza del campione sappia che il valore sotto al quale può verificarsi un episodio ipoglicemico è 70 mg/dl, preoccupa invece la quota di pazienti che ignorano questo dato e anche di quelli che non conoscono il valore soglia dell’ipoglicemia grave, inferiore ai 50 mg/dl. Sicuramente è incoraggiante che oltre il 70% dei pazienti diabetici porti con sé l’occorrente per gestire la crisi ipoglicemia, che sia zolletta di zucchero, caramelle, succo di frutta; ma non dobbiamo dimenticarci di quel 18,6% che mai o quasi mai ha con sé queste risorse, adducendo motivi come: ‘dimenticanza’, ‘non lo ritengo necessario’, ‘non mi è mai capitato’. Una crisi ipoglicemica può capitare in qualunque momento e all’improvviso e non bisogna lasciarsi sorprendere. Colpisce, invece, positivamente la maggiore consapevolezza dei più giovani tra i diabetici”.

Che fare per affrontare questa situazione? Innanzitutto, dare una maggiore informazione alle persone con diabete e a chi sta loro vicino. La campagna promossa da associazioni di pazienti e società scientifiche intende proprio aiutare pazienti e caregiver a riconoscere per tempo i segnali dell’ipoglicemia, intervenire subito con la somministrazione di zucchero nelle forme lievi e, nelle forme severe, somministrare il glucagone, per via sottocutanea o intramuscolare e a breve in spray nasale.

Enzo Bonora (diabetologo): “Il problema dell’ipoglicemia severa è largamente negletto e questo è preoccupante, visto che in Italia circa un milione di persone è in trattamento con insulina e circa un altro milione assume farmaci non insulinici che possono causare ipoglicemia”.

Dice in proposito Enzo Bonora, professore ordinario di Endocrinologia all’Università degli Studi di Verona: “È utopistico pensare che chi è intorno a una persona con diabete sappia cosa fare in caso di ipoglicemia severa con perdita di coscienza. Vanno addestrati parenti, amici, compagni di lavoro e di svago a cercare il glucagone nelle tasche o nello zaino e a somministrarlo in modo tempestivo, perché l’ipoglicemia può essere direttamente o indirettamente fatale. Vorrei aggiungere che il problema dell’ipoglicemia severa è largamente negletto e questo è preoccupante, visto che in Italia circa un milione di persone è in trattamento con insulina e circa un altro milione assume farmaci non insulinici che possono causare ipoglicemia”.

Riccardo Schiaffini (pediatra diabetologo): nei ragazzi “il team medico di presa in carico deve coinvolgere, oltre al pediatra diabetologo, il nutrizionista, lo psicologo e in parte tutto il nucleo familiare”.

Riccardo Schiaffini, pediatra diabetologo all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, analizza la situazione dal punto di vista dei più giovani: “È molto importante -dice- quando si parla di ipoglicemia, coinvolgere tutti i caregiver, non solo quelli della famiglia, ma anche dell’ambiente scolastico e ludico-sportivo che il ragazzo frequenta. Sicuramente, i giovanissimi sono più attrezzati ed educati anche perché sono molto seguiti dai genitori, un pochino questa capacità si perde con l’adolescenza, che pone molti altri problemi, sebbene non si perda la consapevolezza da parte del giovane della propria malattia. Per ovviare a questo problema il team medico di presa in carico deve coinvolgere, oltre al pediatra diabetologo, il nutrizionista, lo psicologo e in parte tutto il nucleo familiare”.

Su questi argomenti, potete leggere sul nostro sito qui e qui.