Per chi ha il diabete, è particolarmente importante tenere sotto controllo anche la pressione arteriosa (oltre, naturalmente, alla glicemia), perché valori alti e/o troppo variabili aumentano i rischi di patologie cardiovascolari. Varie ricerche hanno messo in luce questa relazione, ora approfondita da un recentissimo studio condotto da giovani ricercatori della Società italiana di diabetologia e presentato a Lisbona nel corso del cinquantatreesimo meeting della Easd (European association for the study of diabetes).
Nelle persone con diabete di tipo 2 la mancanza di uno stabile controllo pressorio si associa a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari.
Lo studio (elaborato da Maria Grazia Radaelli e colleghi del Policlinico di Monza) ha indagato in particolare il rapporto tra un cattivo controllo della pressione arteriosa e l’aumento del rischio di complicanze microvascolari (nefropatia, retinopatia) e macrovascolari (infarti, ictus) nei pazienti con diabete di tipo 2. L’indagine ha osservato circa mille pazienti che eseguivano almeno quattro visite di controllo presso il centro diabetologico nel periodo 2013-16 e avevano diagnosi di complicanze micro e macrovascolari. Si è così rilevato che “nei soggetti con diabete di tipo 2, la mancanza di uno stabile controllo pressorio si associa a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari; meno forte appare invece la relazione con le complicanze microvascolari”.
Sintetizza così il presidente della Sid Giorgio Sesti: “I risultati di questo studio si inseriscono nell’ambito del campo di ricerca che indaga l’impatto della variabilità di fattori di rischio cardiovascolare, quali la pressione arteriosa, la glicemia, il colesterolo, sul danno d’organo cardiovascolare. I risultati ottenuti supportano l’ipotesi che la variabilità della pressione arteriosa nei soggetti con diabete tipo 2 si associa a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e che un controllo stabile della pressione arteriosa costituisce un importante target terapeutico”.
Molti studi hanno mostrato che non soltanto una pressione arteriosa alta, ma anche valori molto variabili, aumentano i rischi di malattie cardiovascolari.
I risultati di questo studio si aggiungono così a quelli evidenziati da altre ricerche precedenti, che dimostravano -come ricorda la Sid- “che non solo elevati valori di pressione arteriosa, ma anche un’aumentata variabilità della pressione da una visita all’altra, si associa a un aumentato rischio di mortalità e morbilità cardiovascolare. In particolare, un controllo labile della pressione arteriosa, caratterizzato da una maggiore variabilità della pressione durante le visite ambulatoriali di controllo, si associa a un maggior ispessimento della parete delle arterie, a disfunzione endoteliale (le cellule che rivestono le arterie dall’interno), a disfunzione autonomica (alterazioni del sistema nervoso autonomo, come un crollo della pressione nel mettersi in piedi), a infiammazione sistemica di basso grado, tutti fattori questi correlati alle patologie cardiovascolari, oltre che comuni complicanze del diabete”.
Inoltre, il professor Gianluca Perseghin (che insieme con i professori Giuseppe Mancia e Guido Grassi dell’Università di Milano Bicocca ha coordinato l’analisi dei dati) spiega quanto sia importante che il paziente segua rigorosamente la terapia prescritta: “Il team che ha in cura il paziente diabetico deve adoperarsi per aumentare la consapevolezza che il paziente deve avere che una puntuale e attenta somministrazione della terapia lo aiuta a prevenire le complicanze del diabete. È possibile infatti che la variabilità della pressione arteriosa riscontrata in alcuni pazienti possa dipendere anche da una incongrua e irregolare modalità di assunzione della terapia, che, inducendo un controllo più labile, può favorire l’aterosclerosi e le malattie cardiovascolari”.
Sid: diabetologo e medico di famiglia devono preoccuparsi non solo di ottenere un buon controllo della glicemia, ma anche di avere un controllo della pressione stabile.
Quindi, il controllo della pressione deve essere fatto con costanza e regolarità per prevenire le possibili complicanze cardiovascolari. Quindi, esorta la Sid “diabetologo e medico di famiglia non devono preoccuparsi solo di ottenere un buon controllo della glicemia, ma anche un controllo della pressione stabile per ridurre le complicanze nelle persone affette da diabete di tipo 2 e migliorarne quindi l’aspettativa e la qualità di vita”.
Oggi, secondo gli Standard italiani per la cura del diabete mellito Amd-Sid 2016 e le linee guida della American diabetes association, gli obiettivi pressori da raggiungere per le persone con diabete sono <140/90 mmHg: valori generali che possono variare, su indicazione del medico, in caso di particolari caratteristiche e condizioni del paziente. Altri articoli su argomenti correlati li potete trovare qui e qui.