Il fumo fa male sempre: lo sanno tutti, ma in Italia c’è ancora un 20% della popolazione che non riesce a farne a meno e tra queste persone ci sono anche diabetici, che dovrebbero essere i primi a smettere, perché per loro i rischi per la salute sono maggiori. Di qui la sollecitazione della Sid, Società italiana di diabetologia, che ha elaborato un documento in otto punti per spiegare perché chi ha il diabete e fuma dovrebbe smettere al più presto e perché chi non ce l’ha rischia di sviluppare un diabete di tipo 2 se continua a fumare.
Chi ha il diabete e fuma deve smettere al più presto e i fumatori che non ce l’hanno rischiano di svilupparlo se non smettono: le otto buone ragioni della Società italiana di diabetologia per abbandonare questa cattiva abitudine.
- Il fumo aumenta il rischio di sviluppare sindrome metabolica, insulino-resistenza e diabete in più del 40% dei casi con un rischio direttamente proporzionale al numero di sigarette e agli anni in cui sì è fumato
- Il fumo favorisce l’accumulo di grasso addominale viscerale, tipicamente correlato a una minore tolleranza al glucosio e ridotta sensibilità all’insulina; fumare più di 20 sigarette al giorno, infatti, raddoppia il rischio di avere grasso addominale rispetto a chi ne fuma solo 10 al dì
- La nicotina esercita un’azione antiestrogenica che favorisce il deposito del grasso attorno all’addome
- Il monossido di carbonio generato dalla combustione delle sigarette danneggia le pareti interne dei vasi sanguigni e provoca stress ossidativo e infiammazione cronica di basso grado
- La nicotina riduce la capacità delle cellule Beta del pancreas di secernere insulina e dell’insulina di abbassare i livelli di glucosio
- Nei fumatori i livelli di emoglobina glicata sono aumentati e crescono all’aumentare del numero di sigarette fumate
- La nicotina ha effetti negativi sul sistema cardiovascolare e aumenta il rischio di eventi acuti e letali nelle persone con diabete; smettere di fumare è un importante strumento di riduzione del rischio e prevenzione delle complicanze cardiovascolari associate alla malattia diabetica
- Anche nelle persone in terapia il fumo diminuisce il controllo della malattia, e l’assorbimento dell’insulina che risulta più lento nel sito di iniezione
Avogaro (presidente della Sid): aiutare i fumatori a smettere per limitare il rischio che sviluppino sindrome metabolica, resistenza all’insulina e diabete; sforzo ancora più impellente per le persone con diabete che, continuando a fumare, rischiano un aumento delle complicanze.
Commenta il presidente della Sid Angelo Avogaro: “È assolutamente prioritario intercettare i fumatori e aiutarli a smettere per limitare il rischio che sviluppino una sindrome metabolica, resistenza all’insulina e diabete conclamato. Sforzo ancora più impellente per le persone con diabete che continuano a fumare e che, a causa della dipendenza da sigarette, rischiano di veder peggiorare la propria condizione con un aumento delle complicanze”.
Prosegue il diabetologo citando alcuni dati significativi: “Il fumo aumenta del 58% la mortalità evitabile per tutte le cause nelle persone con diabete di tipo 1 (64%) e tipo 2 (39%). Una ricerca pubblicata su Nature nel 2019 aveva chiarito che la nicotina attiva i neuroni nicotinici nel cervello, i quali regolano anche il rilascio di glucagone e insulina da parte del pancreas, determinando il rilascio di più alti livelli di glucosio nel sangue”.
“Ma il rischio potrebbe essere ancora maggiore -aggiunge Avogaro- Al Congresso della European diabetes association, che sì è svolto ad Amburgo, sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta al Karolinska Institutet in Svezia, in cui non solo il fumo aumenta il rischio del 73% di sviluppare il diabete, ma che i fumatori presentano un profilo metabolico particolare, una sorta di ‘firma’ che funziona in sinergia con i fattori di rischio genetici. In parole semplici, i soggetti con profilo metabolico e rischio genetico di resistenza all’insulina avrebbero un rischio di diabete di oltre 2 volte maggiore”.
Come misurare il rischio di diabete tipo 2 per chi fuma
La Sid suggerisce un metodo di valutazione del rischio di sviluppare un diabete di tipo 2, se si fuma: “Basta moltiplicare il numero di sigarette fumate al giorno per il numero di anni in cui sì fuma e dividere per 20. Tanto per fare un esempio, chi fuma 40 sigarette al giorno da 35 anni avrà un rischio del 70% di sviluppare diabete. Mentre chi fuma 10 sigarette al giorno da 25 anni avrà un rischio del 12,5%”.
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