Il primo Pronking Diabetic Training Camp tenutosi questa estate a Garda è stato un vero successo, una felice esperienza di connubio tra sport e diabete. Una iniziativa che ha permesso a un gruppo di diabetici di tipo 1 di imparare a gestire correttamente l’attività fisica in rapporto alla propria condizione, in particolare riguardo al controllo dei livelli di glicemia, sotto la guida di un team professionale competente (avevamo presentato il Pronking Diabetic Training Camp sul nostro sito qui).

Si è tenuto a Garda quest’estate il primo Pronking Camp per diabetici di tipo 1: quattro giorni di attività fisica e sportiva per imparare a gestire al meglio la propria condizione e il proprio equilibro glicemico seguendo il metodo elaborato da Cristina Cucchiarelli, premiato dall’Idf.

Dall’8 all’11 luglio a Garda (Verona) i partecipanti, provenienti da tutta Italia, si sono quindi misurati con il metodo Pronking (premiato dall’International diabetes federation), elaborato da Cristina Cucchiarelli (personal fitness trainer e a sua volta persona con diabete di tipo 1 – nella foto di apertura) per insegnare a chi ha il diabete come scegliere e praticare al meglio l’attività fisica, quale parte integrante della terapia (potete leggere sull’argomento anche qui).

Il Pronking Camp è stato ideato e promosso da Cristina Cucchiarelli, affiancata dal diabetologo Carlo Negri, dall’infermiera Rosanna Tinelli e dalla massofisioterapista Jennifer Meale: il team ha seguito da vicino e guidato i partecipanti per tutti i quattro giorni.

Hanno collaborato alla realizzazione dell’evento anche l’Associazione diabetici di Verona e la scuola Issa Europe.

Ascensia Diabetes Care ha dato il suo contributo non condizionante.

L’iniziativa ha ricevuto inoltre il patrocinio del Coni – Comitato Regionale Veneto.

Il team del Pronking Camp

Nella foto qui a fianco, vedete, da sinistra a destra: Rosanna Tinelli, Carlo Negri, Cristiano Farronato (Associazione diabetici di Verona) e Cristina Cucchiarelli.

E così, un bel gruppo di persone con diabete di tipo 1 ha potuto vivere quattro giorni di piena immersione in una attività sportiva, basata fondamentalmente su trekking e mountain bike, da praticare con criteri scientifici, con l’obiettivo di raggiungere la capacità di gestire con serenità e sicurezza la glicemia prima, durante e dopo l’esercizio fisico, in modo da trarne il massimo beneficio per il corpo e per la mente.

Il campo (che si è ovviamente svolto nel pieno rispetto di tutte le norme precauzionali anti-Covid) ha avuto anche un importante risultato dal punto di vista umano, perché ha offerto a persone che condividono la stessa condizione una possibilità, per molte di loro inedita, di confronto e scambio personale su problemi ed esperienze comuni.

Ma, per capire meglio come sono andate le cose, sentiamo il racconto dei protagonisti del Pronking Camp. A seguire potete leggere la nostra intervista a Cristina Cucchiarelli e i commenti di alcuni dei partecipanti.

Cristina Cucchiarelli: “Eravamo carichi di entusiasmo, fremevamo all’idea di poterci finalmente confrontare con qualcosa di nuovo, divertente ed educativo, ma soprattutto farlo in un gruppo di persone unite da una comunanza speciale. Come creatrice e responsabile, ma soprattutto partecipante dell’evento, sono rimasta sorpresa dalla determinazione che ognuno/a ha avuto nell’affrontare situazioni nuove e fisicamente impegnative”.

Quali sono, secondo lei, i risultati più importanti di questo primo Pronking Diabetic Training Camp? È andato come lei si aspettava?

La prima edizione del “Pronking Diabetic Training Camp” era stata programmata per luglio 2020, ma, a causa delle incertezze legate alla situazione Covid dello scorso anno, abbiamo ritenuto più opportuno posticipare l’evento di 12 mesi. Questa decisione, per quanto sofferta, si è rivelata invece più che azzeccata, volgendo le sorti “in modo positivo“ su più fronti: dal lato della realizzazione del progetto in termini di organizzazione (protocolli di sicurezza, normative, vaccini eccetera) e dei risultati avuti anche dal punto di vista emotivo, in quanto ogni partecipante (staff e candidati) desiderava intensamente vivere una vera e propria “liberazione“ dallo stallo e dal malessere che ci ha completamente isolati in questo lungo e terribile anno. Questa voglia di respirare una vita “normale” ha portato tutti noi ad affrontare il campo con uno spirito nuovo e di sfida, verso noi stessi e la malattia, verso l’isolamento e la pandemia. Quest’ultima ancora più tosta per soggetti considerati “fragili”. Eravamo carichi di entusiasmo, fremevamo all’idea di poterci finalmente confrontare con qualcosa di nuovo, divertente ed educativo, ma soprattutto farlo in un gruppo di persone unite da una comunanza speciale.

Come creatrice e responsabile, ma soprattutto partecipante dell’evento, sono rimasta sorpresa dalla determinazione che ognuno/a ha avuto nell’affrontare situazioni nuove e fisicamente impegnative. A mio avviso, la preparazione e le capacità fisiche non possono prescindere dalla forza mentale. Quando si parla di sport e diabete in insulinodipendenza, svolgere un qualsiasi tipo di attività fisica richiede un’enorme capacità adattativa, di calcolo e di elasticità mentale.

Affidarsi a qualcun altro e stravolgere (in alcuni casi) le proprie convinzioni e abitudini è una vera e propria impresa, perché occorre esercitarsi a lungo, testarsi. Qui, nonostante i giorni contati, le persone hanno abbandonato paure e remore affidandosi a me. Ero la guida, il coach… ma ognuno era il mentore di qualcun’altro/a. Grazie al proprio background di esperienza.

Le individualità hanno realmente lasciato spazio al gruppo. L’unione fa la forza e grazie a questo ha dato origine a un domino di risultati più che positivi, che sono andati ben oltre le mie aspettative.

Quante persone hanno inviato richiesta di prendere parte al campo e quante poi effettivamente hanno partecipato?

Durante le candidature, i partecipanti inviavano i moduli di richiesta (preparati dal mio staff) a una mail di riferimento creata appositamente per l’evento. Chiuse le candidature (dopo circa 20 giorni) abbiamo selezionato 21 partecipanti su 65 richieste inviate.

Fare una cernita dei canditati è stato molto duro. Escludere alcune persone per rendere il gruppo nascente più omogeneo non è stato facile, ma ovviamente il progetto richiedeva un minimo ma non troppo esteso numero di partecipanti (per poterli seguire adeguatamente).

Fortunatamente non abbiamo avuto problemi nel reclutare nuovi candidati nel momento in cui un paio di partecipanti sono stati impossibilitati a presentarsi per problemi lavorativi e/o di salute.

Tra i partecipanti avete riscontrato una già buona capacità di autogestione del proprio diabete oppure avete rilevato qualche lacuna?

Circa il 70% dei partecipanti aveva una buona conoscenza della terapia, una buona manualità con i microinfusori, alcuni anche ottima. La maggior parte non aveva lacune particolari, altri invece avevano più difficoltà di calcolo – conta dei carboidrati e gestione personale. Alcuni di loro non avevano mai partecipato a un evento simile con altri pazienti affetti dalla stessa patologia. Credo che invece sia stato importantissimo il confronto con altre persone che vivono la stessa condizione quotidianamente (in quanto, nella vita di tutti i giorni, è praticamente impossibile) e, parallelamente, essere a stretto contatto con un team di professionisti per essere seguiti passo dopo passo. Tutto questo ha reso questa un’esperienza unica e di fatto formativa al tempo stesso.

Come si sono trovati i partecipanti di fronte a cose nuove per loro come i principi del pronking? Hanno avuto difficoltà nell’apprenderle o è stato abbastanza facile?

Nei mesi precedenti l’evento, ho creato una raccolta dati sui partecipanti, in cui chiedevo informazioni utili rispetto alla personale preparazione fisica e alla propria gestione terapeutica durante l’attività sportiva. Una volta raccolti i dati necessari, ho delineato una strategia specifica per entrambe le attività: 32 km in mountain bike e 18 km di trekking. Durante il primo briefing ho riportato sulle mappe degli itinerari le strategie da seguire, specificando orari e distanza dove era necessario assumere glucosio per non incorrere nell’ipoglicemia (questo, ovviamente, a seconda della glicemia visualizzata al momento). Ogni tot chilometri misuravamo le glicemie e le riportavo nella mia personale raccolta dati. Un lavoro ben studiato e strutturato.

Sono rimasta molto sorpresa dalla facilità con la quale i ragazzi hanno affrontato queste due giornate così intense: lo spirito di gruppo era entusiasmante e l’armonia che si è creata rimarrà indelebile. Ognuno ha affrontato egregiamente l’attività sportiva, chi non riusciva in quel momento era sostenuto dal compagno più vicino.

Abbiamo vissuto tutto con molta serenità e senza particolari criticità: il lavoro era stato spiegato e ben chiarito fin dall’inizio e non abbiamo avuto brutte sorprese. L’unico breve episodio di stop è capitato durante il percorso in mountain bike, quando uno dei nostri partecipanti è stato costretto a ricorrere alla terapia multiniettiva a causa della fuoriuscita della cannula dal punto d’inserzione, che comprometteva l’assunzione d’insulina.

C’è qualche episodio da raccontare che, secondo lei, può rappresentare il simbolo di questo campo? Pensa di ripetere l’esperienza in futuro?

Non c’è un episodio in particolare da raccontare, perché è stato il campo in sé un lungo e unico episodio unico da ricordare. Ancora oggi siamo tutti in contatto tramite una chat di gruppo creata appositamente per l’evento e pensiamo di organizzare un incontro a breve. Molti scrivono ancora dicendo quanto si mancano l’un l’altro. Ci scambiamo ancora consigli e ricordi. Credo che questa esperienza sia rimasta nel cuore di tutti, e devo ringraziare uno a uno/a coloro che hanno preso parte a questa avventura (team dei professionisti compreso) per aver dato luce e sostegno a questo progetto…Il primo di una lunga serie.

Un video dedicato al Pronking Camp 2021 si può vedere qui.

 

pronking camp a garda

I commenti dei partecipanti al “Pronking Diabetic Training Camp 2021”

“Ragazzi, volevo ringraziarvi uno a uno per avermi lasciato ognuno qualcosa di speciale e di vostro. Torno a casa con il desiderio di incontrarci di nuovo e con la consapevolezza che lottare in gruppo è più bello e facile che farlo da soli”. (MR)

“Le aspettative erano alte, perché lei è brava. Come è andata, poi, nei fatti? Ben oltre! Perché lei è Cristina Cucchiarelli: preparazione, competenza, esperienza e duro lavoro. Che belle persone ho trovato in questa avventura. Grazie Cristina! Pronking è libertà, “la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”. (MM)

“Io ero “riservista” e non ero neppure sicura di partecipare. Quando Cristina mi ha chiamata ammettendomi, ero felice e combattuta allo stesso tempo: il lavoro, gli impegni. Conoscevo il metodo Pronking e non ho mai avuto però dubbi su di esso. Era necessario prendersi del tempo per sé: mi sono buttata a capofitto in questa avventura in cui il paracadute l’hanno teso i miei nuovi compagni di viaggio e risate. Grazie, Cristina. Sei speciale!” (AP)

“Il mio cuore è ancora a Garda!!! Grazie, Cristina, per avermi fatto vivere questa esperienza…Per me è stata la prima volta che partecipavo a un’avventura in gruppo e non avrei mai immaginato quanta forza mi potesse dare! Quanta consapevolezza di poter riuscire a fare!!! Tutto grazie a te…sei una persona fantastica, credo di non aver mai incontrato una come te!!!” (CC)

“Grazie per tutto quello che hai fatto: indimenticabile! Hai organizzato e gestito tutto nei minimi dettagli, una vera professionista…un vero leader! Tu mi hai salvato la vita e lo sai… e per questo rimarrò sempre al tuo fianco! Sei unica” (GC)

“Dopo il campo, per la prima volta nella mia vita, oggi, dopo il lavoro, ho programmato una biciclettata e sento ancora la tua voce che urla: “Forza, ragazzi: iniziamo a sospendere la basale!!!” Non dimenticherò mai quello che hai fatto per tutti noi! Grazie: sei grande Cri. (SC)

(a cura di SV)