La terapia del diabete tipo 1 è stata tra i temi principali dell’81° Congresso della American diabetes association, nel corso del quale sono state infatti presentate le nuove linee guida di Ada ed Easd (European association for the study of diabetes). Le ha sintetizzate per la stampa la Sid, con il professor Lorenzo Piemonti, membro del consiglio direttivo della Società italiana di diabetologia ed endocrinologo presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

Le nuove linee guida di Ada ed Easd per la terapia del diabete tipo 1, presentate all’annuale congresso della American diabetes association.

Uno dei temi chiave delle nuove linee guida è la personalizzazione del trattamento, un principio che si sta affermando chiaramente in tutti gli ambiti della diabetologia (si veda, per esempio, l’articolo sull’alimentazione che abbiamo pubblicato qui).

Dalla relazione del professor Piemonti sul documento di Ada ed Easd ricaviamo  i punti principali sottolineati dalle due autorevoli associazioni diabetologiche, che riportiamo qui sotto.

  • La sottolineatura principale è sulla personalizzazione dell’approccio, mettendo al centro il paziente.
  • Ogni soggetto con diabete deve conoscere le modalità di uso dell’insulina in modo basilare.
  • Per il monitoraggio e per la terapia sono possibili tutte le scelte, da adattare alle singole esigenze, anche se il monitoraggio continuo della glicemia (Cgm) e modelli di infusione insulinica come l’hybrid closed loop sembrano i sistemi migliori nell’assicurare un buon successo terapeutico.
  • In presenza di un controllo stabile della glicemia, si suggerisce una visita annuale; se il controllo non è stabile, sono necessarie anche 4 o più visite all’anno
  • Si raccomanda di effettuare almeno una volta lo screening per patologia autoimmune della tiroide (Tsh), gastrite atrofica (vitamina B12), celiachia.
  • Si sottolinea l’importanza dell’educazione all’autogestione del diabete (diabetes self management education and support).
  • Sull’alimentazione non si dà una indicazione specifica univoca di stile alimentare, ma si evidenzia la necessità di gestire nel modo più appropriato le scelte, senza un modello unico ma adattato ai gusti e alle caratteristiche del soggetto.
  • Si sottolinea l’importanza dell’attività fisica anche nel paziente con diabete di tipo 1.
  • Si sottolinea l’importanza del problema della insensibilità alla ipoglicemia, che deve essere ricercata attivamente, vista la sua rilevanza sul rischio di mortalità e morbidità.
  • Il documento raccomanda di prestare attenzione all’aspetto psicologico della condizione diabetica e di trattarlo con cura per migliorare il risultato della terapia (il 20-40% dei soggetti con diabete di tipo 1 mostra uno stress psicologico ed emotivo correlato al diabete; una percentuale fino al 15% soffre di depressione; non sono infrequenti disturbi del comportamento alimentare e ansia patologica).
  • Nell’algoritmo terapeutico viene inserito il trapianto di pancreas e di isole pancreatiche.
  • Si segnala la possibilità di terapie aggiuntive all’insulina a determinate condizioni: metformina (solo in casi particolari come policistosi ovarica e obesità), pramlintide (approvata negli Usa ma non in Europa), Glp-1 agonisti (possibili in alcuni casi, in presenza di sovrappeso e obesità, rischio cardiovascolare e renale alto), Sglt-2 inibitori (approvati in Europa, ma non negli Usa, se l’indice di massa corporea è >27).
  • Si sottolinea la necessità di adeguare la terapia in particolari sottopopolazioni: (i) gravidanza, preconcepimento e post-parto (target più stretti con maggior rischio di chetoacidosi diabetica e ipoglicemia), (ii) paziente anziano, persone con complicazioni avanzate (gastroparesi, insufficienza renale), pazienti ricoverati.