Continua a crescere l’importanza di internet e dei social network nell’informazione sul diabete. La rete e i social guadagnano terreno, anno dopo anno, rispetto alle fonti tradizionali: il medico, i media classici, i familiari, gli amici e conoscenti. Le più aggiornate notizie in materia si ricavano dal recentissimo Diabetes Monitor, sesta edizione, realizzato da MediPragma e Università degli Studi Tor Vergata di Roma in collaborazione con Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation, che ha intervistato un campione rappresentativo della popolazione italiana con diabete su varie tematiche inerenti alla patologia.
Il fenomeno dell’informazione sul diabete via web è così sintetizzato da Lucio Corsaro, direttore generale di MediPragma: “Sta crescendo enormemente il ruolo di internet come principale fonte di informazione sulla propria patologia, a discapito delle fonti tradizionali, medico incluso”.
Tre persone con diabete su quattro usano internet per avere informazioni sulla loro condizione e una su due lo fa sui “social”.
Infatti, tre persone con diabete su quattro (il 74%) dichiarano di utilizzare abitualmente internet per raccogliere informazioni; una su due (il 46%) sceglie i social media. Si riduce il peso, rispetto all’indagine condotta lo scorso anno (di cui avevamo parlato sul nostro sito qui), della carta stampata: dal 55% al 48%. Perdono decisamente colpi televisione e radio, passando dal 12% al 7% e diventando così relativamente poco rilevanti in questo campo.
Il passaparola e il confronto con amici e familiari scende dal 9 al 3%, un calo vistoso per una pratica che ha sempre avuto un suo zoccolo duro. In parte questa diminuzione si può forse spiegare con il fatto che il suggerimento degli amici e dei parenti viene rimpiazzato dai consigli della comunità degli “amici virtuali del web”, ma il tipo di informazione raccolta, basata sulla esperienza di un’altra persona, rimane analogo.
Frontoni (Ibdo): “La pratica dell’e-health è sempre più diffusa in Italia, il fatto non sorprende. Non dovrebbe però essere perso di vista il ruolo fondamentale del medico e del team diabetologico: l’educazione terapeutica e in particolare il dialogo con il team sono necessari per gestire al meglio il diabete”.
Simona Frontoni, presidente del comitato scientifico Ibdo Foundation, ritiene che l’ascesa di internet nelle tematiche che toccano la salute, e in particolare l’informazione sul diabete, non debba sorprendere: “La pratica dell’e-health è sempre più diffusa in Italia e anche le persone con diabete dichiarano di fare largo uso delle nuove tecnologie per informarsi su tutto ciò che ruota intorno alla propria malattia”. Ma avverte: “Non dovrebbe però essere perso di vista il ruolo fondamentale del medico e del team diabetologico: l’educazione terapeutica e in particolare il dialogo con il team sono necessari per gestire al meglio il diabete”.
Da Diabetes Monitor affiora però anche un altro dato che invece può stupire: sembra in flessione il ricorso all’associazionismo, che negli anni è stato un motore dinamico molto attivo nel mondo del diabete. I dati ci avevano infatti mostrato una crescita notevole tra il 2013 e il 2015, quando il peso delle associazioni di persone con diabete era passato dall’11% al 70%. Oggi invece le persone con diabete che dichiarano di fare riferimento ad associazioni è ridimensionato al 46%.
C’è però differenza a seconda delle caratteristiche della condizione diabetica nella decisione di iscriversi a una associazione: i diabetici di tipo 1 iscritti a una associazione sono in aumento, dal 35,8% al 54,8%; i diabetici di tipo 2 sono stabili al 15%; però, se il diabete di tipo 2 non necessita di terapia insulinica, ma soltanto di farmaci orali e dieta, gli iscritti, 13,6% nel 2015, sono oggi solamente il 4,7%. Può essere anche questo un effetto della “concorrenza” dei social network?
Così commenta Corsaro: “È chiaro come in questi anni, grazie anche al piano nazionale sulla malattia diabetica, che pone la persona con diabete al centro del processo gestionale, sia cresciuto il ruolo dell’associazionismo e il suo riconoscimento, ma allo stesso tempo l’impatto crescente dei social network sta avendo effetti anche qui, in particolare sulle fasce di persone con diabete che soffrono delle forme meno gravi della patologia”.