Si tiene anche quest’anno il DiaDay, la campagna di prevenzione del diabete in farmacia, promossa da Federfarma (la federazione nazionale dei titolari di farmacia) con il patrocinio di Amd, Sid, Fofi, Utifar, Fnomceo, Cittadinanzattiva. L’iniziativa, giunta alla seconda edizione, si svolge in occasione della Giornata mondiale del diabete (14 novembre).

Il DiaDay non si svolge in una sola giornata, ma si articola lungo due settimane, dal 12 al 24 novembre (inizialmente la campagna avrebbe dovuto avere luogo dal 12 al 18, poi i promotori hanno deciso di prolungarne la durata): nelle farmacie di tutta Italia, i cittadini possono sottoporsi all’automisurazione gratuita della glicemia e a un questionario sul rischio-diabete o sulla autogestione della patologia per chi è già stato diagnosticato.

La campagna nazionale di screening “DiaDay” punta a far emergere casi di diabete non ancora diagnosticato, a individuare persone non diabetiche ma a rischio di sviluppare la patologia in futuro, a verificare se chi ha il diabete segue le indicazioni del proprio medico.

Scopo dell’iniziativa (che può contare sulla collaborazione di un board di esperti) è quello di contribuire alla prevenzione del diabete e delle sue complicanze: sia facendo emergere casi di diabete “sommerso”, cioè già presente ma non ancora diagnosticato, fenomeno che si stima possa riguardare in tutta Italia circa un milione e mezzo di persone, diabetiche di tipo 2 senza saperlo per l’assenza di sintomi evidenti; sia individuando quelle persone che, pur non essendo diabetiche, sono a rischio di sviluppare nel tempo la patologia (come, per esempio, coloro che si trovano in quella condizione intermedia chiamata “prediabete”, contraddistinta da glicemia a digiuno elevata, ma non ancora definibile come “diabete” – vedi, per esempio, quiqui). Quest’anno -sottolineano gli organizzatori- la campagna punta anche a verificare se i pazienti che sanno già di essere diabetici seguono le indicazioni del medico per tenere sotto controllo il loro diabete.

Nelle 6.500 farmacie aderenti all’iniziativa i cittadini potranno dunque effettuare la misurazione gratuita della glicemia in regime di autoanalisi e rispondere alle domande di un questionario (anonimo) sul diabete.

Il questionario “Diabetes risk score”, utilizzato nella campagna “DiaDay”, consente di misurare, valutando i vari fattori di rischio, la possibilità che una persona non diabetica ha di sviluppare negli anni un diabete di tipo 2.

Per chi non abbia avuto una diagnosi di diabete, il questionario è quello ricavato dal modello finlandese di valutazione del rischio di diabete (Diabetes risk score-Drs o Findrisk), contenente informazioni di carattere generale sul soggetto, già impiegato nella campagna dall’anno scorso (lo trovate sul nostro sito qui), che permette di misurare, tramite un punteggio, il rischio della persona di sviluppare un diabete di tipo 2 nell’arco dei prossimi dieci anni. A chi sia già diabetico il farmacista proporrà invece un questionario più breve, volto a verificare se il paziente assume regolarmente i farmaci e segue le indicazioni dategli dal medico.

Sulla base dell’esito del questionario (elaborato grazie a una applicazione informatica) e della rilevazione della glicemia la farmacia potrà indirizzare le persone a rischio e quelle con valori glicemici elevati o patologici al medico di medicina generale o direttamente al centro diabetologico, rilasciando al cittadino una stampa dei risultati.

I dati rilevati in forma anonima nel corso della campagna saranno elaborati e studiati dal board scientifico, composto da diabetologi, farmacisti, medici e rappresentanti delle istituzioni e dell’università.

Federfarma fornisce le istruzioni per rintracciare la farmacia più vicina dove sottoporsi al test e al questionario: occorre andare sul sito di Federfarma (www.federfarma.it), cliccare sul banner DiaDay e accedere al servizio di geolocalizzazione tramite il pulsante verde “Per il cittadino. Trova la farmacia per fare il test”, posizionato in fondo alla pagina web.

Paolo Brunetti, del board scientifico del “DiaDay”: “Riconoscere il diabete con la maggiore tempestività possibile è la condizione necessaria per iniziare una terapia volta a normalizzare la glicemia ed evitare la comparsa delle complicanze o ridurne la progressione. Un obiettivo ancora più ambizioso del DiaDay è individuare i soggetti che, pur essendo normoglicemici, hanno un rischio elevato di sviluppare il diabete negli anni a venire”.

Il professor Paolo Brunetti, dell’Associazione italiana Lions per il diabete e già presidente della Società italiana di diabetologia, è membto del board scientifico della campagna “DiaDay” 2018. Così ci spiega l’importanza della prevenzione e di una campagna di screening come questa: “Riconoscere il diabete con la maggiore tempestività possibile è la condizione necessaria per iniziare una terapia volta a normalizzare la glicemia ed evitare la comparsa delle complicanze croniche della patologia o, se già presenti, per ridurne la progressione. Un obiettivo ancora più ambizioso dello screening di popolazione DiaDay è quello di individuare i soggetti che, pur essendo normoglicemici, hanno un rischio elevato di sviluppare il diabete negli anni a venire”.

Il questionario sul rischio diabete utilizzato per il DiaDay è uno strumento molto prezioso a questo fine: “Fra le varie metodologie disponibili per questo scopo -continua in proposito Brunetti- il modulo di rischio proposto da Tuomilheto (Finnish Diabetes risk score o Findrisk) è stato validato a livello internazionale per la sua buona sensibilità e specificità. I parametri su cui si basa la previsione di diabete, secondo il Findrisk, sono l’età, il grado di obesità dato dall’indice di massa corporea, la misura della circonferenza alla vita, l’attività fisica svolta, il consumo giornaliero di verdura e frutta, l’eventuale presenza di ipertensione arteriosa, la familiarità diabetica e, infine, il rilievo precedente, anche se occasionale, di valori alti di glicemia. A ogni risposta corrisponde un punteggio che, sommato, definisce il grado di rischio, da “basso” a “elevato” a “molto elevato”, intendendosi per “elevato” una probabilità su tre di sviluppare il diabete entro 10 anni e per “molto elevato” una probabilità su due. L’individuazione nella popolazione dei soggetti a rischio elevato o molto elevato consente di circoscrivere a questa categoria di soggetti un programma di educazione a un corretto stile di vita sotto il profilo alimentare e motorio, sul modello di quanto, a livello nazionale, si va facendo con successo, per iniziativa statale, negli Usa e in Inghilterra”.

“Alcuni fondamentali studi clinici controllati e randomizzati -prosegue il diabetologo- hanno, infatti, dimostrato che è possibile prevenire o ritardare la comparsa del diabete in soggetti ad alto rischio con un intervento sullo stile di vita, che rappresenta ancora oggi lo strumento più valido di cui disponiamo per contenere l’attuale diffusione epidemica di diabete. È su questi principi che si basa il secondo screening “DiaDay” organizzato nelle farmacie da Federfarma a livello nazionale, con lo scopo di identificare i casi di diabete non diagnosticato, ma anche con l’obiettivo più ambizioso di riconoscere i soggetti a rischio di sviluppare il diabete”.

Il “DiaDay” 2017

Ricorda il professor Brunetti che “la diagnosi di diabete viene posta con valori di glicemia a digiuno eguali o superiori a 125 mg/dl oppure eguali o superiori a 200 mg/dl dopo i pasti o in qualunque momento della giornata. Valori di glicemia a digiuno compresi fra 100 e 125 mg/dl definiscono invece una condizione di alterata glicemia a digiuno o Ifg (Impaired fasting glucose)”.

Nella prima edizione del “DiaDay”, l’anno scorso, sono stati individuati, su 160.313 soggetti (tra cui 14.662 diabetici noti), 4.415 diabetici che non sapevano di esserlo sulla base di una glicemia a digiuno superiore a 125 mg/dl o di una glicemia registrata in un qualunque momento della giornata superiore a 200 mg/dl. “Ciò ha consentito -sottolinea Brunetti- di inviare al medico curante o al competente servizio di diabetologia questi soggetti per una verifica della diagnosi mediante dosaggio venoso della glicemia e il conseguente inizio di una terapia farmacologica e comportamentale atta alla normalizzazione della glicemia e alla prevenzione delle complicanze a lungo termine”.

Per quanto riguarda le condizioni “borderline” (non con diabete, ma con glicemia alta) l’anno scorso si erano individuate 18.881 persone con valori glicemici a digiuno compresi fra 100 e 125 mg/dl, di cui 7.506 con valori tra 110 e 125 mg/dl (secondo l’American diabetes association, tra 100 e 125 si parla già di prediabete; secondo l’Oms, la definizione riguarda i valori tra 110 a 125 – vedi qui).

“Quel che è emerso con chiarezza dall’indagine -sottolinea Brunetti- è che valori superiori a 110 mg/dl esprimono un rischio elevato di evoluzione verso il diabete e che, di conseguenza, a questi deve essere rivolto in particolare un programma di educazione a un corretto stile di vita”.

Sull’edizione 2017 del DiaDay potete trovare articoli qui e qui.

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