Sappiamo che, con chi ha il diabete, Sars-CoV-2 è più cattivo che con i non diabetici. Non è più facile contagiarsi, ma sono potenzialmente più gravi le conseguenze dell’infezione, come documentano i dati su terapie intensive e decessi per Covid (ne abbiamo parlato sul nostro sito qui e qui). La maggiore fragilità dell’organismo delle persone con diabete le rende dunque più vulnerabili in caso di attacco del virus, con un rischio raddoppiato di eventi gravi. Di qui l’assoluta priorità della vaccinazione, accanto allo stretto controllo del proprio equilibrio glicometabolico.
Uno studio del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova ha voluto approfondire l’argomento per scoprire i meccanismi che causano questo effetto, individuando alla base una riduzione delle cellule staminali indotta dall’iperglicemia.
In chi ha il diabete Covid-19 si manifesta in forme gravi più spesso rispetto a chi non ce l’ha. Uno studio dell’Università di Padova ha studiato la relazione tra diabete e conseguenze severe del Coronavirus, scoprendo un difetto delle cellule staminali legato all’iperglicemia.
Lo studio. condotto dal Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova e coordinato dal professor Gian Paolo Fadini si intitola“Hyperglycemia, reduced hematopoietic stem cells, and outcome of Covid-19” (Autori: Benedetta Maria Bonora, Paola Fogar, Jenny Zuin, Daniele Falaguasta, Roberta Cappellari, Annamaria Cattelan, Serena Marinello, Anna Ferrari, Angelo Avogaro, Mario Plebani, Daniela Basso, Gian Paolo Fadini). È stato pubblicato dalla rivista “Diabetes” dell’autorevole Ada, American diabetes association (chi volesse approfondire può consultarlo qui).
Lo studio dimostra che i pazienti ricoverati per Covid-19 presentano un livello molto basso di cellule staminali nel sangue rispetto a soggetti senza l’infezione. Inoltre, tra i pazienti con Covid-19 coloro che presentavano livelli più bassi di cellule staminali avevano una probabilità aumentata più di 3 volte di ricovero in terapia intensiva o morte.
Questo deficit di cellule staminali, associato alle forme più gravi di Covid, risulta correlato strettamente all’iperglicemia al momento del ricovero. E chi ha il diabete mal controllato ha ovviamente elevati livelli glicemici.
Lo studio ha individuato una relazione stretta tra iperglicemia, riduzione delle cellulte staminali ed esiti sfavorevoli della infezione da Coronavirus.
Infatti, l’iperglicemia al momento del ricovero era presente nel 45% dei pazienti Covid ed era associata a una significativa riduzione del 30% delle cellule staminali e rappresentava un più alto rischio di esito avverso del Covid (ricovero in terapia intensiva o decesso).
Come spiega Fadini, “i nostri precedenti studi sui pazienti diabetici ci hanno insegnato che le alte concentrazioni di glucosio riducono il livello di cellule staminali ematopoietiche circolanti. Il rilascio di queste cellule nel sangue è necessario all’organismo per mantenere un’adeguata capacità dei tessuti di ripararsi e di rispondere agli insulti“.
“Ora -aggiunge Benedetta Bonora, ricercatrice del Dipartimento di Medicina dell’Università e prima autrice dello studio- abbiamo osservato che anche nei pazienti senza una storia di diabete, lo stato iperinfiammatorio durante Covid-19 può causare iperglicemia e che questo rialzo glicemico riduce le cellule staminali. A sua volta, il difetto di cellule staminali conduce a un peggioramento del decorso clinico della malattia e spiega perché i pazienti con iperglicemia al momento dell’ingresso in ospedale rischiano di soccombere al Covid-19″.
Un filone di ricerca da approfondire
Infatti, argomenta Angelo Avogaro, direttore della Diabetologia dell’Azienda Ospedale-Università di Padova. “l’iperglicemia all’ingresso in ospedale era presente in quasi la metà dei pazienti ricoverati per Covid-19, facendo comprendere l’enorme rilevanza di questo problema nell’attuale fase pandemica. Ampliando le conoscenze sulle interazioni tra iperglicemia, cellule staminali e Covid-19 questo studio aiuta a identificare un nuovo potenziale bersaglio terapeutico per spegnere l’eccessiva risposta immuno-infiammatoria che conduce i pazienti con infezione da Sars-CoV-2 a sviluppare complicanze gravi e a soccombere al virus”.
“Nelle nostre precedenti ricerche -osserva inoltre Gian Paolo Fadini– abbiamo scoperto che uno dei meccanismi con cui l’iperglicemia riduce le cellule staminali passa attraverso una molecola chiamata Oncostatina M che stimola la produzione di cellule infiammatorie e trattiene le cellule staminali nel midollo, creando un circolo vizioso. Ora intendiamo verificare se Oncostatina M può essere un target terapeutico per la cura dei pazienti con Covid-19″.