Per gestire il diabete in ospedale sono necessari interventi e pratiche adeguati. La Simi, Società italiana di medicina interna, ha elaborato nuove linee guida sull’argomento, che sono state pubblicate a inizio 2023 sul portale del Sistema nazionale linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità.
Secondo la Società italiana di medicina interna, i casi di persone con diabete in ospedale sono in deciso aumento. Per questo ha elaborato specifiche linee guida su come gestire i pazienti ricoverati, pubblicate sul portale dell’Istituto Superiore di Sanità.
La Simi ha rilevato come siano sempre più numerose le persone con diabete e glicemia alta ricoverate nei reparti degli ospedali italiani e come non sempre vi sia la possibilità di consultare un diabetologo per impostare una adeguata assistenza diagnostico-terapeutica.
La consapevolezza dell’importanza cruciale di gestire bene il diabete in ospedale e di controllare la glicemia (anche nei casi di iperglicemia non da diabete, ma, per esempio, da stress) ha indotto la società scientifica a riunire una squadra di esperti per dare forma a linee guida specifiche per questa problematica.
Le linee guida, pubblicate sul portale dell’Iss, intendono essere un vademecum per la gestione del diabete in ospedale anche da parte dei non specialisti, dato che molti dei ricoveri di persone con diabete o iperglicemia -sottolinea la Simi- avvengono al di fuori delle diabetologie.
Il documento si intitola “Gestione del diabete o dell’iperglicemia nel paziente adulto ricoverato in un setting clinico non critico” (cioè al di fuori di terapie intensive o subintensive) ed è stato realizzato dalla Simi insieme con l’Associazione medici diabetologi (Amd), la Società italiana di diabetologia (Sid), la Federazione associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi), la Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) e l’Associazione nazionale infermieri di medicina (Animo).
Una persona con diabete su sei necessita di ricovero in ospedale almeno una volta l’anno.
Oggi, secondo la Simi, si stima che un diabetico su sei venga ricoverato in ospedale almeno una volta l’anno: un tasso doppio rispetto alla popolazione generale (235 ogni mille persone contro 99). Inoltre, questi pazienti rimangono in ospedale, in media, una giornata e mezza in più rispetto agli altri.
Simi osserva poi che in ospedale arrivano un 20-25% di pazienti che devono essere curati per altre patologie, ma che hanno anche il diabete, del quale si deve sempre tenere conto anche quando si interviene su problemi di salute diversi.
Uno degli obiettivi del buon controllo del diabete e della prevenzione delle complicanze è proprio quello di evitare il ricovero in ospedale, ma, purtroppo, oggi risulta ancora, troppo spesso, necessario. Ecco perché la struttura ospedaliera deve essere pronta a gestire nel modo migliore la situazione, innanzitutto affrontando la questione dell’iperglicemia.
I vari casi di iperglicemia in ospedale
Il presidente della Simi Giorgio Sesti (già presidente della Società italiana di diabetologia) inquadra così la situazione: “Tra tutte queste iperglicemie ci sono le persone con diabete ‘noto’, i casi di diabete ‘di prima diagnosi’ (cioè i casi di diabete diagnosticati per la prima volta in occasione del ricovero), ma anche le ‘iperglicemie correlate al ricovero o da stress’, che spesso scompaiono con la dimissione. Servono dunque expertise adeguate per condurre a una corretta diagnosi e al trattamento di queste condizioni durante il ricovero, organizzando l’assistenza del paziente, una volta dimesso”.
“Queste linee guida -spiega Sesti- destinate a medici, infermieri, dietisti, educatori operanti in strutture ospedaliere e pazienti, raccomandano di valutare con attenzione tutti i pazienti ricoverati, per qualunque patologia, andando a ricercare l’eventuale presenza di iperglicemia al momento del ricovero, per ridurre i rischi derivanti dalla sua presenza; durante il ricovero, soprattutto nel caso in cui sia necessario instaurare un trattamento (con insulina o farmaci ipoglicemizzanti), si raccomanda inoltre di monitorare la glicemia con il classico monitoraggio glicemico capillare oppure, ove possibile, mediante sistemi di monitoraggio in continuo della glicemia prestando particolare attenzione a eventuali episodi di ipoglicemia”.
“Nei soggetti con iperglicemia/diabete ricoverati e non trattati in precedenza con insulina, in caso di grave scompenso glicemico -prosegue il presidente di Simi- le linee guida consigliano di instaurare una terapia insulinica basale (con analoghi lenti e ultralenti dell’insulina), possibilmente facendo uso di ‘penne’, rispetto alle siringhe. Ove possibile. è consigliabile inoltre far valutare la persona con iperglicemia a personale con competenza diabetologica e, al momento della dimissione, adottare un piano di follow up strutturato, riferendo il paziente a un centro diabetologico”.
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