Aumentano le persone con diabete che si iscrivono ad associazioni di pazienti, a conferma dell’importanza che il volontariato organizzato rappresenta per chi deve affrontare quotidianamente la convivenza forzata con la condizione diabetica. Sembrano dunque aumentare la voglia e il bisogno (e quindi anche l’abitudine) di scambiare e condividere esperienze e informazioni con persone coinvolte nel medesimo problema. Si rafforza così il rapporto tra persone con diabete e associazioni di volontariato.

Lo segnala la settima indagine Diabetes Monitor, presentata nel dicembre 2017, prodotta dalla Ibdo (Italian Barometer Diabetes Observatory) Foundation, dall’istituto di studi e ricerche di mercato Medi-Pragma e dall’Università Tor Vergata di Roma. Lo studio analizza l’evoluzione degli atteggiamenti delle persone nella gestione della loro patologia e nel modo di viverla. L’indagine nel suo complesso è stata condotta nel corso del 2017 attraverso un questionario mirato predisposto da Medi-Pragma, rivolto a un campione di 600 persone con diabete (246 di tipo 1 e 354 di tipo 2) distribuite sul territorio nazionale.

La crescita dell’associazionismo è uno degli aspetti più interessanti scaturiti dalle risposte degli intervistati. Infatti, nel 2017 si è registrato un notevole aumento percentuale degli iscritti alle associazioni di pazienti con diabete: tra i diabetici di tipo 1 si è passati da una percentuale del 39, 2% rilevata nel 2016, al 52,7%. Tra le persone con diabete di tipo 2, tendenzialmente meno propense ad aggregarsi ad associazioni, il balzo in avanti è ancora più vistoso: nel 2017 si è passati dal 12,3% dell’anno precedente al 43,5%.

Diabetes Monitor ha analizzato il dato anche dal punto di vista del tipo di terapia a cui le persone intervistate erano sottoposte: gli iscritti alle associazioni di pazienti che seguono una terapia orale passano dal 4,7% del 2016 al 57,6% nel 2017, con un incremento fortissimo. Per quanto riguarda i diabetici in cura con insulina, invece, lo spostamento all’insù è lieve: dal 40,7% al 42,4%.

Aumentano i pazienti diabetici “consapevoli infelici”, che conoscono bene il loro problema, si autogestiscono con scrupolo, ma cercano di migliorare la loro condizione. Anche mettendosi in contatto con le associazioni di volontariato.

Questi dati, secondo gli analisti, confermano la tendenza all’aumento dei pazienti con diabete consapevoli della propria situazione e alla ricerca di migliorarla. Per fare ciò seguono diverse vie, una delle quali può essere quella di aderire a una associazione di persone organizzate che condividono la stessa condizione, una tendenza che si accompagna alla ricerca di un maggiore dialogo e di una migliore collaborazione con il proprio medico. Questo tipo di persone può essere definito, secondo Medi-Pragma, pazienti “consapevoli infelici”, che sanno qual è il loro problema, seguono con scrupolo la terapia prescritta, praticano correttamente l’autocontrollo, ma cercano di affrontare il loro diabete in maniera ancora più efficace: è una percentuale di soggetti che risulta in aumento.

Infatti, Diabetes Monitor ha individuato quattro categorie di pazienti descrivibili secondo l’atteggiamento che hanno nella gestione della loro condizione: i consapevoli felici (soddisfatti del modo in cui il loro diabete è controllato), i consapevoli infelici, i disattenti, i non complianti (due categorie di soggetti poco informati, che si controllano scarsamente e male, che non seguono pienamente la terapia e gli stili di vita prescritti).

Rispetto al 2016, Diabetes Monitor rileva che i consapevoli infelici sono aumentati dal 19% al 37%, mentre quelli “felici” sono scesi dal 29% al 15%. Tra coloro che non hanno un atteggiamento positivo nei riguardi della gestione del loro problema, i disattenti sono diminuiti dal 36% al 27%, ma sono cresciuti i non complianti, dal 17% al 21%.