Il diabete nel mondo non conosce confini, si espande a Occidente così come a Oriente. Italia e Iran hanno perciò stretto un patto per una strategia comune contro la patologia sul terreno sia clinico sia economico e sociale. L’accordo di programma sul diabete tra Italia e Iran è stato sottoscritto da Ibdo-Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation ed Endocrinology and Metabolism Research Institute (Emri), l’istituto di ricerca endocrinologico della Repubblica Islamica dell’Iran. Ibdo è un organismo che ha per scopo favorire collaborazioni istituzionali in ambito clinico, sociale ed economico legate al diabete e alle malattie metaboliche.
Oggi, secondo le stime internazionali più attendibili (Oms e Idf), il diabete nel mondo colpisce tra i 415 e i 420 milioni di persone, ogni anno si aggiungono 7 milioni di nuovi casi, ogni giorno si registrano 14mila morti. Il 12% della spesa sanitaria mondiale (673 miliardi di dollari, più di 600 miliardi di euro) è dovuto ai costi del diabete e alle sue complicanze.
Senza strategie di contrasto e prevenzione, secondo Idf, le persone con diabete nel mondo saranno 642 milioni nel 2040. Italia e Iran cercano di fare qualcosa insieme per frenare l’epidemia.
Secondo l’International diabetes federation, se non si attuano efficaci strategie di contrasto e prevenzione, nel 2040 si arriverà a 642 milioni di persone con diabete nel mondo. L’accordo di collaborazione italo-iraniano si situa proprio sulla strada delle iniziative per frenare l’espansione dell’epidemia. In Italia oggi il numero delle persone con diabete diagnosticate si avvicina ai 3,8 milioni (senza quindi tenere conto del vasto universo del diabete sommerso); il Medio Oriente è una delle aree mondiali in cui il diabete è più diffuso (secondo l’Idf, vive in quella zona l’8,5% della popolazione diabetica mondiale, circa 36 milioni di persone) e proprio l’Iran, insieme con Arabia Saudita e Kuwait, è tra i Paesi più colpiti, con 4,6 milioni di diabetici adulti su 80 milioni di abitanti.
L’intesa è stata firmata nel corso del “9° Italian Barometer Diabetes Observatory Forum – 1st Italian & Iranian Diabetes Joint Meeting”, promosso da Ibdo Foundation, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, con il patrocinio di Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero della Salute e Associazione nazionale comuni italiani (Anci).
Gli obiettivi dell’intesa
Il presidente di Ibdo Renato Lauro ha spiegato che “questa importante alleanza, coordinata da Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Ibdo Foundation, prevede la costituzione di una partnership tra università e istituti di ricerca, con l’intento di creare una rete che sviluppi progetti di prevenzione e cura del diabete, sostenibili per le persone e i sistemi sanitari. Si tratta di una collaborazione scientifica forte, importante e voluta, che ha come obiettivi la realizzazione di attività di rilevazione epidemiologica e lo scambio di competenze professionali tra gli operatori sanitari dei due Paesi”.
Per Giuseppe Novelli, rettore di Tor Vergata e delegato per la Salute per la Conferenza dei rettori delle università Italiane (Crui), il diabete “può essere affrontato attraverso la prevenzione, sensibilizzando i cittadini ad adottare stili di vita più consoni, e combattuto sostenendo la ricerca di nuove cure e migliorando l’assistenza per chi ne soffre. Obiettivi ambiziosi che rientrano tra gli scopi dell’accordo”.
A nome della parte iraniana, Bagher Larijani, direttore del Dipartimento di Educazione del Ministero della Salute dell’Iran e direttore generale dell’Emri, ha espresso la sua soddisfazione per l’intesa con l’Italia, un Paese che rappresenta un modello politico sanitario eccellente in Europa, soprattutto per quanto riguarda il diabete.