Si possono seguire i principi vegetariani e vegani con il diabete? Oppure questi tipi di dieta finiscono per essere controindicati per chi vive questa condizione? Il problema se lo è posto anche la Società italiana di diabetologia, dato il crescente successo in Italia degli orientamenti alimentari vegetariano e vegano: si stima che gli italiani vegetariani abbiano superato la percentuale del 7% (secondo l’Unione vegetariana europea, l’Italia, insieme con la Germana, ha il più alto tasso di vegetarianismo della Ue, il 7,1%) e che l’1% abbia optato per una dieta vegana.

Per questo la Sid ha elaborato un “documento di consenso” nel quale un gruppo di esperti ha analizzato varie diete alternative a quella classica mediterranea e il loro rapporto con il diabete, in particolare il diabete di tipo 2. L’obiettivo è quello di comprendere se queste scelte alimentari molto selettive consentano di garantire al tempo stesso una alimentazione sana e corretta e sufficientemente varia da non escludere le sostanze essenziali necessarie all’organismo e un buon controllo della glicemia e del diabete. 

Sesti (Sid): le evidenze scientifiche disponibili non consentono di valutare gli effetti a lungo termine delle diete vegetariana e vegana sul diabete tipo 2 e le sue complicanze; viceversa, la dieta mediterranea è stata ampiamente studiata, dimostrando i suoi benefici sia sul controllo del diabete sia sul rischio cardiovascolare.

La premessa del presidente della Sid Giorgio Sesti è che “le evidenze scientifiche disponibili non consentono di valutare gli effetti a lungo termine delle diete vegetariana, vegana, chetogenica e paleolitica sul diabete tipo 2 e le sue complicanze. Viceversa la dieta mediterranea, basata sull’introito di alimenti ricchi di fibre provenienti da ortaggi, frutta e cereali non raffinati e povera di grassi di origine animale, è stata ampiamente studiata, dimostrando i suoi benefici sia sul controllo del diabete sia sul rischio cardiovascolare. Per determinare un calo ponderale, sia una dieta a basso contenuto di grassi e calorie, sia una dieta a basso contenuto di carboidrati, sia una dieta mediterranea, naturalmente ricca in fibre vegetali, possono essere efficaci fino a 2 anni. L’aderenza a un modello alimentare mediterraneo, anche in assenza di calo ponderale, riduce l’incidenza del diabete del 52 per cento rispetto a una dieta povera di grassi”.

In questo articolo abbiamo preso in considerazione le conclusioni del documento Sid sulle due diete più popolari, la vegetariana (con le sue varianti) e la vegana. Posto che la validità della dieta mediterranea (per chi ha il diabete, ma non soltanto) è stata confermata da numerosi studi (noi ne abbiamo parlato spesso; leggete qui, qui e qui), vediamo che cosa dicono gli esperti di quella vegetariana e di quella vegana sulla base delle conoscenze scientifiche attuali e degli studi sulla materia e della valutazione dei pro e dei contro.

Innanzitutto, la domanda che ci siamo posti all’inizio -“essere vegetariani e vegani con il diabete si può?”- va affrontata in parti separate, perché la dieta vegetariana e quella vegana hanno punti in comune, ma sono significativamente diverse tra loro. La Sid le definisce così: la dieta vegetariana si basa sul consumo di cereali, legumi, frutta, verdura, frutta a guscio, soia ed esclude il consumo di carne; pesce, latte e derivati e uova possono essere inclusi o meno, dando luogo a una serie di varianti (dieta pesco-vegetariana; dieta latto-ovo-vegetariana; dieta latto-vegetariana); la dieta vegana esclude tutti gli alimenti di origine animale (carne, pesce, uova, latte e derivati).

Esistono studi che suggeriscono potenziali benefici della dieta vegetariana su compenso glicemico nel diabete di tipo 2, anomalie metaboliche e controllo del rischio cardiovascolare, ma “prima di poter raccomandare queste diete come una valida e sicura alternativa alla dieta convenzionale, sono necessari ulteriori studi d’intervento”.

La Sid sottolinea che “la dieta vegetariana ha attirato l’attenzione della comunità scientifica perché diversi studi epidemiologici ne suggeriscono potenziali benefici su indice di massa corporea, ipertensione, eventi coronarici, alcuni tipi di cancro e aspettativa di vita. Gli studi condotti nei diabetici dimostrano che questa dieta migliora il compenso glicemico e altre anomalie metaboliche, riducendo il fabbisogno dei farmaci anti-diabete”.

L’analisi della Sid ha analizzato le evidenze scientifiche derivanti dagli studi osservazionali e d’intervento che hanno valutato: l’efficacia della dieta vegetariana sul rischio di sviluppo del diabete mellito tipo 2; gli effetti sul controllo glicemico e sulle complicanze cardiovascolari del diabete; la sua adeguatezza nutrizionale.

Gli esperti della Sid concludono che, “nonostante i risultati degli studi finora disponibili siano consistenti nel mostrare gli effetti benefici della dieta vegetariana e vegana nella cura del diabete mellito tipo 2 e sul controllo dei fattori di rischio cardiovascolare, prima di poter raccomandare queste diete come una valida e sicura alternativa alla dieta convenzionale, sono necessari ulteriori studi d’intervento su campioni più numerosi di pazienti, che testino l’efficacia di queste diete indipendentemente dall’azione sul peso e da altri fattori confondenti e la loro adeguatezza nutrizionale nel lungo termine in varie fasce d’età”. Un altro articolo che affronta argomenti affini a quanto state leggendo, potete trovarlo qui.

La Società italiana di diabetologia ha riassunto i punti fondamentali della questione, interessante e meritevole di approfondimenti, sulla base degli studi conosciuti. Riportiamo di seguito le osservazioni della Sid.

Dieta vegetariana e prevenzione del diabete mellito tipo 2

Gli studi osservazionali riportano un effetto protettivo della dieta vegetariana nei confronti dello sviluppo del diabete di tipo 2. Molto importanti a questo riguardo sono gli studi condotti sulle comunità degli Avventisti del Settimo giorno (un gruppo religioso incoraggiato dalla chiesa a evitare il consumo di carne, pesce, uova, caffè, alcol e tabacco). I risultati del “The Adventist Health Study-2”, uno studio condotto sugli Avventisti del Settimo giorno americani e canadesi (22.434 uomini e 38.469 donne di diverse etnie, aderenti a diversi modelli di dieta vegetariana) dimostrano che il rischio di diabete era più basso del 49% nei vegani, del 46% nei latto-ovo-vegetariani e del 30% nei pesco-vegetariani, rispetto ai non vegetariani. I semivegetariani (individui che consumano carne, uova e prodotti lattiero-caseari  ≥1 volta al mese e <1 volta la settimana), avevano un rischio di diabete intermedio, inferiore del 24 per cento rispetto ai non vegetariani. In questa popolazione le diete vegetariane hanno inoltre dimostrato un beneficio non solo nei confronti del diabete, ma anche dei fattori di rischio cardio-metabolico, delle malattie cardiovascolari, di alcuni tipi di cancro (colon e del tratto gastro-intestinale) e della mortalità totale.

Una dieta a base di alimenti vegetali apporta in genere meno calorie rispetto alla ‘dieta occidentale’, prevenendo il sovrappeso e l’obesità. L’esclusione della carne dalla dieta riduce l’apporto di grassi saturi, con effetti positivi sul profilo lipidico e sul rischio cardiovascolare. Infine, un elevato consumo di alimenti vegetali incrementa l’introito di fibra che aumenta il senso di sazietà, previene l’incremento del peso corporeo, riduce l’indice glicemico della dieta, e apporta composti bioattivi con proprietà antiossidante e chemio-preventiva.

Dieta vegetariana e controllo glicemico del paziente diabetico

I risultati degli studi d’intervento nei pazienti diabetici tipo 2 suggeriscono che seguire una dieta vegetariana offre maggiori vantaggi sul peso corporeo, sul controllo glicemico e lipidico, anche rispetto alle diete basate sulle raccomandazioni nutrizionali dell’American diabetes society (Ada) e/o dell’European society for the study of diabetes (Easd). La dieta vegetariana consente inoltre di ridurre il fabbisogno dei farmaci anti-diabete. Una metanalisi del 2014, condotta su diabetici che seguivano una dieta vegana e latto-ovo-vegetariana, e confrontata con una dieta convenzionale dimostra che la dieta vegetariana/vegana riduce di più l’emoglobina glicata (ma non la glicemia a digiuno) e il peso corporeo, i livelli di colesterolo Ldl e la microalbuminuria delle 24 ore, migliorando al contempo la sensibilità all’insulina.

Dieta vegetariana e controllo delle complicanze del diabete mellito

Le malattie cardiovascolari sono responsabili del 70% circa della mortalità totale nei pazienti affetti da diabete; il 70% dei soggetti diabetici presenta ipertensione (il doppio che nella popolazione generale) e l’associazione diabete-ipertensione aumenta il rischio di eventi cardiovascolari.

Diversi studi hanno dimostrato che la prevalenza di ipertensione è più bassa nei vegetariani/vegani rispetto agli onnivori. Una revisione degli studi di intervento, che ha valutato l’impatto della dieta vegetariana/vegana sui livelli di colesterolo, ha dimostrato che il cocktail più efficace per ridurre il colesterolo “cattivo” (Ldl) è la dieta vegetariana/vegana associata al consumo di frutta a guscio, soia e/o fibre, seguito dalle dieta vegana e ovo-latto-vegetariana. Questa dieta riduce del 35% il colesterolo Ldl, effetto simile a quello ottenuto con le statine.

Dieta vegetariana/vegana amica del metabolismo. Ma va bene per tutti?

Le diete vegana/vegetariana rappresentano dei pattern dietetici estremi che non possono essere facilmente proposti alla maggior parte dei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 nel mondo occidentale. Ma esiste un’alternativa più “palatabile”, il popolare pattern dietetico seguito per secoli in diversi Paesi dell’area mediterranea. La dieta mediterranea ha un basso contenuto di grassi saturi, è moderatamente ricca in grassi monoinsaturi e molto ricca di fibre e, quando ristretta in calorie, si è mostrata egualmente efficace nell’indurre un calo ponderale  sostenuto (−4.4 kg dopo 2 anni). La dieta mediterranea inoltre, in modo simile alle diete vegetariane, migliora la glicemia a digiuno e la sensibilità insulinica.

Ma quella vegetariana è una dieta davvero adeguata per l’uomo?

Le diete vegetariane si associano a un minor rischio di malattie cronico-degenerative, ma la posizione delle società scientifiche di nutrizione circa l’adeguatezza nutrizionale della dieta vegana è piuttosto contrastante, perché questa dieta è carente in alcuni macro-micronutrienti: omega-3, calcio, vitamina D, vitamina B12. La dieta vegana deve dunque essere supplementata con calcio, vitamina D e vitamina B 12, mentre nei vegetariani una dieta ben pianificata contenente verdura, frutta, cereali integrali, legumi, frutta a guscio e semi oleosi può essere adeguata dal punto di vista nutrizionale