Per chi ha il diabete la dieta mediterranea (che comprende, in dosi equilibrate, alimenti sia di origine vegetale sia di origine animale) è solitamente consigliata come il regime alimentare più adeguato (ne abbiamo parlato in diverse occasioni: potete approfondire quiqui, e qui. Da alcuni anni, però, si registra in Italia (come in altri Paesi) un crescente favore per le diete che eliminano il consumo di carne (come quella vegetariana e quella vegana) e questa tendenza può indurre anche persone con diabete di tipo 2 ad abbandonare la dieta mediterranea per rivolgersi a regimi nutrizionali alternativi.

Il 15° Congresso nazionale dell’Associazione medici endocrinologi (Ame), svoltosi recentemente a Roma, ha voluto appunto affrontare il problema dei possibili rischi, per una persona con diabete di tipo 2, legati all’abbandono della dieta mediterranea in favore di una alimentazione priva di carne.

Il tema è di attualità, perché, secondo Eurispes, la scelta di non consumare più carne riguarda ormai quasi 5 milioni di italiani (cioè l’8% della popolazione) e la tendenza è verso un progressivo aumento: tra queste persone, circa il 10% sceglie di eliminare tutti i prodotti di origine animale (come uova e formaggi). Se questa scelta, vegetariana o vegana, viene fatta da una persona con diabete di tipo 2, può creare problemi di salute? Se con il diabete la dieta mediterranea va d’accordo, si può dire lo stesso di quelle che riducono drasticamente o addirittura eliminano gli alimenti di origine animale?

Così commenta Giovanni De Pergola, responsabile dell’Ambulatorio di Nutrizione clinica, Uoc di Oncologia universitaria, Policlinico di Bari: “Un’alimentazione corretta fa parte del percorso terapeutico delle persone affette da diabete mellito di tipo 2. Diversi modelli alimentari hanno dimostrato di migliorare i parametri metabolici nel paziente con diabete: la dieta mediterranea, le diete vegetariane e vegane, le diete ipolipidiche e le diete povere in carboidrati. In particolare, la dieta mediterranea, soprattutto se associata a una riduzione della quantità dei carboidrati, non soltanto riduce i livelli di emoglobina glicata, ma aumenta la percentuale dei casi di remissione da diabete e ritarda la necessità di ricorrere ai farmaci. D’altro canto, le diete vegana e vegetariana si sono mostrate più efficaci rispetto alle diete convenzionali proposte dalle società scientifiche diabetologiche su peso corporeo, controllo glicemico, lipidi plasmatici, sensibilità all’insulina, dovuta ad aumento di acido linoleico, e stress ossidativo, anche indipendentemente dalle modificazioni di peso. Nel confronto tra diete vegetariane e vegane va però considerato che i vegani possono manifestare un deficit clinicamente importante di vitamina B12 e iodio”.

Settembrini (Ame): “A oggi non sono disponibili studi che abbiano messo a confronto la dieta mediterranea con la dieta vegetariana o vegana. Pertanto, non è possibile esprimere una preferenza chiara e su base scientifica per i pazienti con diabete tipo 2. Un punto di vista condivisibile è che si possa raccomandare una dieta a prevalente quota vegetariana, con circa il 15% di proteine animali, importante soprattutto per i soggetti anziani che potrebbero risentire di un minore apporto proteico”.

Puntualizza Silvio Settembrini, membro di Ame, dirigente medico di Malattie metaboliche e Diabetologia della Asl Napoli 1 Centro: “A oggi non sono disponibili studi che abbiano messo a confronto la dieta mediterranea con la dieta vegetariana o vegana. Pertanto, non è possibile esprimere una preferenza chiara e su base scientifica per i pazienti con diabete tipo 2. Un’alimentazione vegana potrebbe ridurre il rischio di sovrappeso, obesità, cardiopatie, ma anche accentuare il rischio di anemia, di carenza di calcio con osteoporosi e sviluppo di carenze vitaminiche e minerali. Un punto di vista condivisibile è che si possa raccomandare una dieta a prevalente quota vegetariana, con circa il 15% di proteine animali, importante soprattutto per i soggetti anziani che potrebbero risentire di un minore apporto proteico”.

“Al di fuori delle valutazioni scientifiche e nutrizionali -prosegue Settembrini- un altro fattore molto importante da considerare è lo stile di vita del paziente. La dieta mediterranea, per esempio, viene spesso suggerita, oltre che per il maggior numero di dati scientifici a favore, anche perché è molto più vicina ai nostri gusti e alle abitudini alimentari tradizionali. Il diabete è una malattia che condiziona tutta la vita del paziente in quanto necessita di una modifica delle sue abitudini, ma è parimenti noto quanto sia difficile modificare le scelte alimentari, soprattutto se corrispondono a un modo di sentire e a scelte etiche. Quindi, in attesa di disporre di studi che confrontino l’impatto sul diabete di tipo 2 dei diversi regimi alimentari (dieta mediterranea, dieta vegetariana e vegana) è importante considerare le scelte alimentari delle persone con diabete, modificandole per garantire un’efficacia terapeutica, ma cercando di non stravolgere eccessivamente le abitudini alimentari e la vita stessa del paziente”.

Secondo il diabetologo Franco Tomasi (come scrive sul suo libro “A tavola con il diabete”) non vi sono presupposti scientifici per affermare che il compenso del diabete migliori seguendo una dieta vegetariana, “dal momento che anche nelle diete vegetariane sono presenti i carboidrati, che sono i principi alimentari che influenzano la glicemia. Addirittura la dieta vegetariana stretta, che comporta l’eliminazione totale di tutti gli alimenti di origine animale, del latte e derivati e delle uova, nota anche come “dieta vegana”, può indurre, a lungo andare, pericolose carenze di alcuni importanti nutrienti, in particolare vitamine e minerali (vitamina B12, ferro, calcio, zinco) che possono avere come conseguenza anemia, perdita di capelli, fragilità delle unghie, osteoporosi, stanchezza cronica. Queste situazioni sono particolarmente pericolose, in caso di diabete, in bambini, donne in gravidanza, anziani”.

D’altra parte, prosegue Tomasi, “la dieta vegetariana meno rigida, cioè quella nella quale si utilizzano invece il latte e i suoi derivati, associati, o meno, alle uova, e conosciuta anche come “dieta ovo-lattea”, è abbastanza sicura per quanto riguarda la copertura dei fabbisogni nutritivi, per cui può essere seguita con tranquillità anche dalle persone con diabete”.

Sul rapporto tra alimenti di origine animale e alimenti di origine vegetale nella dieta e le eventuali relazioni con il diabete di tipo 2, potete leggere anche questo articolo.