I farmacisti possono essere un grande alleato per chi ha il diabete e per chi rischia di svilupparlo. Negli ultimi anni le farmacie si sono sempre più profondamente inserite nel contesto del Servizio sanitario nazionale; c’è una legge che definisce la cosiddetta “farmacia dei servizi”, intesa come luogo dove non si va soltanto per ritirare o acquistare un medicinale, ma dove si possono ricevere prestazioni sanitarie (dalla prenotazione di un esame all’esecuzione di alcuni tipi di analisi).

Le competenze sanitarie e la capillare diffusione e l’agevole accessibilità delle farmacie sul territorio fa sì che il loro contributo a supporto dei pazienti diabetici sia potenzialmente molto rilevante, rendendo il farmacista una componente del team diabetologico, oltre che un elemento importante nella lotta al diabete (come dimostrato dalla campagna di screening in farmacia “DiaDay”, di cui abbiamo parlato qui e qui e qui).

Il diabetologo Brunetti: i risultati delle indagini di screening in farmacia della campagna DiaDay “testimoniano l’importanza del ruolo che le farmacie possono svolgere nella prevenzione del diabete e delle sue complicanze, richiamando l’attenzione sulla necessità di un controllo periodico della glicemia, specialmente nei soggetti a maggiore rischio per la presenza di una familiarità diabetica o per essere in sovrappeso od obesi”.

Dell’importanza del ruolo dei farmacisti al fianco delle persone con diabete e, più in generale, nella prevenzione e nel contrasto alla diffusione della patologia, abbiamo parlato con il professor Paolo Brunetti, diabetologo di Perugia (nella foto), già presidente della Società italiana di diabetologia e tra i soci fondatori della Aild (Associazione italiana Lions per il diabete) e per tanti anni direttore scientifico di Tuttodiabete. Proprio Brunetti è stato tra i promotori del “DiaDay” alla guida della Aild, insieme con i rappresentanti delle farmacie italiane.

La campagna di screening “DiaDay”

il diabetologo Paolo Brunetti

L’iniziativa “DiaDay”, realizzata da Federfarma (il sindacato nazionale dei titolari di farmacia) in collaborazione con l’Associazione italiana Lions per il diabete -afferma Brunetti- “è la più importante operazione di screening sul diabete finora eseguita a livello nazionale e non solo, il 14 novembre 2017, in occasione della Giornata mondiale del diabete e ripetuta l’anno successivo nella stessa data. L’indagine di screening ha utilizzato le farmacie come sede elettiva per la sua attuazione, ricorrendo alla misurazione volontaria della glicemia capillare nella popolazione che spontaneamente affluiva alle farmacie, per l’identificazione dei casi di diabete misconosciuto o di prediabete e nella valutazione del rischio di diabete resa possibile dall’utilizzo del modulo finlandese Finnish Diabetes risk score (Findrisc)”.

Quell’iniziativa diede risultati di grande rilievo, ricorda Brunetti: infatti, “su oltre 250.000 soggetti esaminati nei due anni furono individuati oltre 9.000 nuovi casi di diabete, pari al 3,6% del totale. Inoltre il 19,19% risultarono affetti da prediabete con glicemia a digiuno compresa fra 110 e 125, mentre, fra i non diabetici, circa il 20% aveva un rischio assai elevato (una probabilità su 3) di sviluppare il disturbo negli anni successivi. Questi dati danno la misura della diffusione attuale del diabete nella popolazione generale, specialmente al di sopra dei 60 anni”.

Il ruolo delle farmacie contro il diabete

Il ruolo del farmacista anche come fonte di informazione e di orientamento per il paziente con diabete è stato messo in evidenza da quella campagna. Infatti, come sottolinea Brunetti, è stata “di particolare rilievo l’individuazione degli oltre 9000 diabetici non diagnosticati che, grazie a questa indagine, furono indirizzati ai rispettivi servizi di diabetologia per l’opportuna terapia farmacologica e comportamentale. Infatti, solo un intervento precoce nella storia naturale della patologia può dare qualche garanzia di regressione del diabete e/o di prevenzione o dilazione nel tempo delle complicanze croniche”.

Il professore ci ricorda che stime attendibili dicono che sono circa un milione e mezzo le persone che hanno il diabete, ma che, in assenza di sintomi e di controlli, non sono state ancora diagnosticate, con il rischio di essere individuate quando qualche complicanza si è già manifestata.

L’individuazione dei fattori di rischio

Prosegue il diabetologo perugino: “I risultati ottenuti nelle indagini di screening appena ricordate testimoniano l’importanza del ruolo che le farmacie possono svolgere nella prevenzione del diabete e delle sue complicanze, richiamando l’attenzione sulla necessità di un controllo periodico della glicemia, specialmente nei soggetti a maggior rischio per la presenza di una familiarità diabetica o per essere in sovrappeso o obesi. Nel modulo finlandese del rischio di diabete un particolare valore viene attribuito alla misura della circonferenza alla vita, che non dovrebbe superare i 94 centimetri nei maschi e gli 80 centimetri nelle femmine, a sottolineare l’influenza negativa sul metabolismo del glucosio di un accumulo di tessuto adiposo nell’area addominale. Il difetto di attività fisica e una dieta povera di vegetali sono, inoltre, altrettanti fattori di rischio che meritano di essere sottolineati. L’individuazione dei fattori di rischio rappresenta, infatti, la premessa indispensabile per la prevenzione della malattia diabetica”.

“Attenzione al contenimento della iperglicemia”

Il farmacista può dare il suo valido contributo anche nel consiglio e nell’assistenza al diabetico e nell’agevolare l’aderenza alla terapia, che tuttora risulta essere insoddisfacente.

“Quando la glicemia a digiuno supera il valore limite di 125 e l’emoglobina glicata (HbA1c) è maggiore del 6,5% -spiega Paolo Brunetti- si pone diagnosi di diabete. L’attenzione sia del medico, sia del farmacista, deve essere rivolta allora al contenimento dell’iperglicemia, finalizzato alla prevenzione delle complicanze. A questo fine è essenziale che il paziente sia introdotto all’automonitoraggio della glicemia e al controllo periodico della HbA1c e sia guidato nel rispettare le prescrizioni terapeutiche sia sul piano dietetico sia su quello farmacologico fin dall’esordio. I diabetici di nuova diagnosi dovrebbero essere educati a mantenere il valore della HbA1c, espressione della glicemia media, non oltre il 7% per prevenire l’insorgenza delle complicanze. Ogni periodo di mancato controllo ha un impatto negativo a lungo termine sulla salute cardiovascolare. I criteri di controllo devono comunque essere adeguati all’età e allo stato di salute dei pazienti”.

Una versione più ampia dell’intervista al professor Brunetti sarà pubblicata sul numero di marzo del periodico Farma Mese, edito da Editoriale Giornalidea.