Non è soltanto una “rivoluzione dei costumi” quella provocata dal Coronavirus, che obbliga a stare tutti prigionieri in casa, ma anche una “rivoluzione digitale”, per i riflessi che sta avendo sui servizi sanitari e sull’online in generale. Pensiamo ai teleservizi e alla dematerializzazione della ricetta o allo smart-working o, ancora, all’aumento delle vendite online, il tutto seguendo il principio che vanno spostate le carte e non le persone.

Per la verità la “digital disruption”, cioè la trasformazione digitale, era già un processo in atto da tempo, e lo sanno bene le persone con diabete, che hanno ormai una consolidata abitudine al web, ma il trend finora registrato segnava pur sempre uno sviluppo lento e costante, mentre ora, con la pandemia in atto, ha subito un’improvvisa accelerazione. Basti pensare che internet ormai non è più un optional e il suo utilizzo non conosce limiti né di età, né di censo sociale. E il suo utilizzo in sanità, in particolare, segna costanti sviluppi.

Lo testimoniano alcuni dati: un terzo degli italiani si rivolge al web per cercare notizie generiche di salute, come malattie, sintomi e cure (38%), e questa percentuale sale al 45% tra i 35-44enni e supera il 55% nei giovani sotto i 35 anni. Il sondaggio, condotto da Doxapharma in collaborazione con l’Osservatorio per l’innovazione digitale in Sanità del Politecnico di Milano, ci dice, per esempio, che sono le applicazioni per smartphone -le famose app- le più gettonate: il 41% degli italiani (ma sotto i 35 anni si sale a 55%) le utilizzano per monitorare salute, attività fisica o stile di vita. 

E quali sono i servizi web in sanità più utilizzati? Un intervistato su due dichiara di trovare online informazioni sui medici e molto ricercati sono anche i dati su strutture sanitarie e prestazioni. Poi c’è chi prenota online visite ed esami, chi li paga, chi ordina i farmaci e così via, ma tutti o quasi tutti quando hanno un problema e sentono un termine medico vanno a cercarne la spiegazione su internet. Insomma, la fotografia che emerge è di un Paese che prende progressiva confidenza con i canali digitali della salute e che social, smartphone e app sono ormai una presenza fissa nella quotidianità.

In particolare, la trasformazione digitale sta modificando, e sempre più modificherà, il rapporto tra medico e paziente. Ce lo conferma Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg): “Abbiamo scoperto con il Coronavirus che si possono liberare i cittadini dall’inutile percorso casa-medico-farmacia-casa, per ritirare due scatole di un farmaco che prenderanno per anni”. Peraltro, questo processo è soltanto all’inizio, alla prima tappa, e i cambiamenti investiranno sempre più anche i rapporti con il medico di medicina generale e lo specialista. Già ora, infatti, una persona con diabete può far avere al proprio diabetologo, con precisione e tempestività grazie alle app, tutti i dati relativi al proprio andamento glicemico. «Non si pongono limiti all’online” precisa Claudio Cricelli. “Tutto il misurabile a distanza sarà misurato, tutto il prenotabile sarà prenotato, tutto il dematerializzabile sarà dematerializzato, tutto il digitale sarà utilizzato».

Un esempio illuminante di come si sta muovendo il web in sanità ci viene da Marsiglia, in Francia. Qui 300.000 pazienti, qualche centinaio di farmacie, sette ospedali e svariati ambulatori medici sono collegati con una piattaforma cloud, in modo da condividere informazioni sanitarie, cartelle cliniche, referti e ricette mediche. È un progetto sperimentale di grande respiro, da seguire con attenzione, perché dimostra che nuovi confini si aprono alla sanità digitale. Così come merita di seguire con attenzione le innovazioni che stanno registrando le applicazioni per smartphone che, come abbiamo visto, nell’ambito dell’evoluzione digitale sono tra i servizi più gettonati.

 

Le App per la persona con diabete

Sino a pochi anni fa erano centinaia di migliaia, ora sono milioni le app e tanto sviluppo è il segno concreto della loro utilità. E il maggior riscontro lo trovano proprio nell’ambito della salute, perché qui hanno assunto, soprattutto nel paziente cronico, il ruolo di valido supporto sia nel monitorare una specifica patologia -per esempio il diabete- sia nel gestirla in modo efficace e continuativo. Le esperienze finora maturate dimostrano quanto sia importante l’utilizzo di una app: il 52% di chi le usa, infatti, dichiara di avere, grazie a loro, cambiato il proprio comportamento, il che è importante se pensiamo che la maggioranza dei pazienti ha difficoltà nel gestire sia il diabete, sia le sue complicanze.

Quanto sia importante trovare un aiuto sicuro e accreditato lo testimonia una recente indagine condotta da “MyDiabetesCare” su sei Paesi europei (Italia, Spagna, Francia, Germania, Inghilterra e Polonia), i cui risultati sono stati pubblicati due anni fa (ottobre 2018) proprio sul nostro sito (tocca qui). L’obiettivo della ricerca era verificare l’utilizzo delle app da parte delle persone con diabete. Ebbene, tra i vari dati emersi, è risultato che l’84% degli intervistati si sono dichiarati soddisfatti di usare le app e che il 90% le usa con regolarità, soprattutto perché consentono di avere una panoramica completa del proprio stato e, quindi, permettono una migliore gestione del diabete. Piace soprattutto la connessione automatica tra smartphone e misuratore della glicemia e la possibilità di condividere in tempo reale i dati con il diabetologo. Servizi, quindi, di pratica e immediata utilità.

Ma, come si diceva, la tecnologia fa passi da gigante e lo fanno anche gli strumenti telematici che consentono di semplificare la gestione del diabete e di renderla più efficace. L’obiettivo di questi supporti, infatti, è migliorare gli esiti clinici dei pazienti cronici e, soprattutto, favorire da parte loro una migliore aderenza terapeutica, grazie a una ottimale comprensione del proprio stato di salute e delle possibili azioni da compiere. È un cammino affascinante e assai promettente, che scienza medica e tecnologia digitale stanno compiendo in sinergia.