Le nuove terapie oggi disponibili migliorano la cura del diabete tipo 2, riducendo i rischi di morte e di eventi acuti gravi come ictus, scompenso cardiaco e infarto. Lo rileva lo studio Efficient, condotto su circa 41mila pazienti diabetici in Lombardia e Sicilia, sotto osservazione nel tempo dal 2015 al 2020.

Secondo un’indagine condotta su pazienti lombardi e siciliani, le nuove terapie per la cura del diabete tipo 2 danno risultati migliori rispetto a quelle tradizionali nella prevenzione di decessi ed eventi cardiovascolari gravi, riducendo i rischi sino al 36%.

Lo studio Efficient (Effectiveness and cost-effectiveness profiles of healthcare pathways in type 2 diabetes mellitus: a real-life investigation through Italy) è stato presentato a fine 2022 a Roma a un seminario Dephaforum. Il protocollo della ricerca ha avuto l’approvazione del Comitato etico dell’Università Bicocca di Milano. L’Unità di Healthcare research and pharmacoepidemiology dell’ateneo milanese, insieme con Eehta-Ceis dell’Università di Roma Tor Vergata, ha realizzato le analisi.

L’indagine ha evidenziato che i vantaggi delle nuove terapie farmacologiche per la cura del diabete tipo 2 (le famiglie di farmaci elencate sotto) non si traducono soltanto in benefici per la salute delle persone, ma anche in risparmi per il sistema sanitario.

Commenta Francesco Saverio Mennini, presidente della Sihta (Società italiana di Health technology assessment): “Uno studio recente dell’Eehta-Ceis dell’Università di Roma Tor Vergata ha stimato che nel nostro Paese i costi diretti per il diabete siano intorno ai 9 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i costi sociosanitari per gli effetti indiretti. In totale sono oltre 20 miliardi di euro all’anno i costi della gestione complessiva della patologia. In quest’ottica i nuovi agenti antidiabete, immessi in commercio negli ultimi anni, e un incremento dell’attività di monitoraggio rappresentano una risorsa per il paziente e l’intera collettività, riducendo l’impatto delle comorbilità e della stessa patologia, e portando il sistema sanitario nazionale a risparmiare circa un miliardo di euro ogni anno”.

I farmaci  innovativi per il diabete di tipo 2

Sullo stato attuale delle terapie per il diabete di tipo 2 e sui medicinali innovativi (gli agenti antidiabete oggi a disposizione, che si sono affiancati alla classica metformina) sintetizza così la situazione il diabetologo Riccardo Candido, responsabile del Centro diabetologico dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina di Trieste: “Le cure oggi disponibili comprendono anche alcuni approcci terapeutici innovativi in grado non solo di controllare il livello glicemico ma anche di ridurre le complicanze cardiovascolari e renali. La maggioranza dei pazienti riceve metformina come terapia iniziale, seguita dall’aggiunta di singoli farmaci orali qualora non si sia raggiunto un adeguato controllo glicemico. È sempre più importante il ruolo degli agenti antidiabete più innovativi utilizzati in seconda linea, come gli agonisti del recettore del Glp-1, gli inibitori del Dpp-4 e gli inibitori del trasportatore Sglt-2“.

Benefici per i pazienti e per il Servizio sanitario nazionale

Lo studio Efficient ha dimostrato l’efficacia e la validità dei farmaci innovativi citati qui sopra da Riccardo Candido. Riassume così i risultati Matteo Franchi, dell’Università Bicocca di Milano, responsabile dell’analisi dei dati: “Lo studio Efficient è stato condotto in due importanti realtà nazionali, una al Nord (Lombardia) e una al Sud (Sicilia). La popolazione di riferimento ammonta a oltre 15 milioni di italiani, pari a quasi un quarto di tutti gli abitanti della Penisola. I risultati emersi sono estremamente interessanti e dimostrano chiaramente che, rispetto alle terapie tradizionali a base di sulfanilurea e/o glinidi, l’uso dei farmaci innovativi comporta un vantaggio per i pazienti, riducendone il rischio di decesso e ospedalizzazione per eventi cardiovascolari maggiori in misura tra il 25% e il 36%”.

“Inoltre -prosegue Franchi- il maggior costo dei farmaci innovativi risulta compensato dalla riduzione della spesa per ospedalizzazione, comportando in tal modo una riduzione totale dei costi sostenuti dal servizio sanitario. In sintesi, dallo studio emerge che l’uso in seconda linea di questi farmaci innovativi comporta vantaggi sia per i pazienti sia per il servizio sanitario”.

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