Monica Priore convive con il diabete da trent’anni, ha traversato prima lo Stretto di Messina e poi i venti chilometri da Capri a Sorrento, gareggia in piscina e vince medaglie.

Monica Priore dimostra a tutti che “Se impari a gestirti, niente è precluso”. Diabetica di tipo 1 sin da bambina, è diventata una eccellente nuotatrice, capace di grandi imprese.

Sul suo biglietto da visita c’è scritto: “Impara a gestire il tuo diabete ed inizierai a vivere a pieno la tua esistenza…Vivi la tua vita, non sprecarla!!!”. Racconta Monica Priore: “È il mio motto, è quello che dico sempre a tutti i diabetici che incontro”. Ed è una autentica filosofia di vita forgiata nell’esperienza.

Monica è infatti una giovane donna classe 1976 di Mesagne (provincia di Brindisi), diabetica di tipo 1 da quando ne aveva 5, una persona che ha vissuto una vicenda simile a quella di tanti altri che condividono la sua condizione, ma che è riuscita a diventare un emblema di come il buon controllo del diabete consenta di condurre una vita non soltanto normale, ma persino normalmente straordinaria.

Monica è un’eccellente campionessa di nuoto, specializzata nello stile libero, ma esperta in tutti gli altri, capace non soltanto di gareggiare in piscina, collezionando podi e vittorie (nel circuito nazionale master, over 25), ma anche di attraversare lo Stretto di Messina, come ha fatto nel 2007, e, addirittura, di coprire a bracciate, il 4 settembre 2010, i venti chilometri di mare che separano Capri (Marina Grande) da Meta di Sorrento. Quest’ultima impresa, la più ardua e clamorosa, è stata non soltanto un grande exploit sportivo, ma anche un potente messaggio per tutte le persone con diabete e per i loro familiari, la dimostrazione che, come dice Monica, “se si impara a conoscere il problema e a gestirlo nel migliore dei modi, allora niente è precluso” e, a maggior ragione, “si può ben vivere la vita di tutti i giorni nella normalità”.

La medaglia del presidente

Delle tante medaglie ottenute, ori compresi, afferma Monica “quella per me più importante in assoluto mi è stata data, proprio per la Capri-Sorrento, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che me l’ha spedita con una lettera prima della prova: mi scriveva, che, a prescindere dal risultato, che ce la facessi o no, ero già vincitrice comunque. Ha voluto premiare il mio impegno”.

Stremata e felice

E Monica ce l’ha fatta. Si è preparata per mesi, con il suo allenatore Davide Perez per l’aspetto sportivo e con il suo team diabetologico per quello terapeutico, ha fatto prove su prove, sia con l’acqua sia con il dosaggio degli integratori e il bilanciamento della terapia insulinica (grazie anche alla preziosa consulenza del diabetologo Geremia Bolli) finché non si è sentita pronta. L’evento è stato sostenuto, anche economicamente, dall’Associazione di volontariato Sostegno70 (vedi box), con l’appoggio locale delle Fand campane di Sant’Agnello, Qualiano e Castellammare, ed è stato pubblicizzato sia dagli organizzatori sia dagli amici di Monica tramite Facebook. Alla fine, erano in molti a saperlo e ad attendere Monica sulla spiaggia di Meta di Sorrento, insieme con le autorità dei Comuni coinvolti: giunti un po’ da tutta Italia, adulti e piccini legati al problema diabete, circa 300, si sono dati appuntamento per applaudire la performance di una persona speciale. E a un certo punto lei è arrivata, stremata e felice, vincitrice per sé stessa ma anche per gli altri.

Certo non è stata, né poteva essere, una passeggiata. Racconta la protagonista: “È stata anche più dura del previsto. La Capri-Meta di Sorrento è circa 18,5 km, ma per me è stata più lunga di quasi tre chilometri. Infatti, ho avuto la sfortuna di capitare in una giornata di vento e il maestrale, quando soffia nel golfo di Napoli, è abbastanza brutto, creava onde di 50-55 centimetri, per cui, a causa delle correnti contrarie, ho dovuto fare deviazioni e allungare il percorso”.

Sei ore e mezza in acqua

Monica è rimasta in acqua sei ore e mezza, seguita passo passo dalla sua barca d’appoggio su cui avevano preso posto, con il suo team (Perez, i medici Luciano Improta e Maria Rosaria Improta, l’infermiere Ciro Cinque), anche la madre e il fratello, mentre il padre aspettava sulla riva: tutti emozionati, preoccupati, ma anche orgogliosi.

“Avrei potuto anche metterci cinque ore e mezza -continua Monica- se non avessi sofferto di mal di mare, che, con quelle condizioni meteomarine, si patisce anche in acqua, e sono stata costretta a star ferma un’ora, nell’attesa che mi portassero un farmaco contro il mal di stomaco”.

Ma quel tipo di incidente capita tutt’altro che di rado ai nuotatori di fondo. L’importante è che Monica non abbia avuto alcun problema legato alla glicemia: si era infatti preparata al meglio, con la terapia insulinica classica al posto dell’abituale microinfusore (sconsigliabile per una traversata così lunga) e con un programma di regolari controlli.

“Ogni 40-45 minuti mi accostavo alla barca d’appoggio -racconta- mi controllavano la glicemia, e in base al valore si valutava se dovessi prendere un’integrazione di zuccheri, per evitare una ipoglicemia, o se le cose andavano bene così. Ho fatto l’impresa in sicurezza, ero sicura di gestire al meglio il mio diabete e dovevo preoccuparmi solamente di nuotare e andare avanti fino alla fine”.

Una volontà di ferro

Monica sottolinea che per farcela, per non mollare, occorreva una volontà ferrea: “E io avevo una motivazione forte, volevo assolutamente arrivare a Meta, perché sapevo che tanti mi aspettavano: sentivo la responsabilità di arrivare, non potevo deluderli. Io ho messo a loro disposizione la mia forza di volontà e fisica, ma in acqua con me c’erano tutti, anche se solo con il cuore. La mia impresa è stata l’impresa di tutti”.

Quanto ciò sia vero, lo testimoniano le tante lettere inviatele da giovani diabetici e genitori e i tanti contatti con persone che hanno tratto dalla vittoria di Monica, sul mare e sul diabete, una speranza e una carica psicologica nuove: dalla bambina che vede nell’atleta brindisina la sua eroina, “più grande di Wonder Woman”, alla ragazza che finalmente ha accettato la sua condizione e le cure necessarie, dopo averle cocciutamente rifiutate, proprio vedendo quel che ha fatto Monica.

Prendere coscienza di sé

Monica Priore non è Wonder Woman, ma ciò non sminuisce, dà anzi ancor più risalto a quel che ha saputo fare. E’ infatti una persona normale, che ha sofferto, lottato, preso coscienza di sé e infine trovato la chiave per affrontare la sua condizione, governarla, e conquistare la pienezza del vivere, a dispetto del diabete.

Non è stato facile: “La mia storia di diabetica -ci confida- è stata una storia fatta di tante sofferenze iniziali, sia per me, sia per la mia famiglia, perché una patologia del genere ti devasta l’esistenza e la quotidianità. E la prima fase di rifiuto l’ho passata anch’io: ho nutrito rabbia verso tutto il mondo che mi circondava per tantissimi anni. Poi si arriva a un bivio dove si deve decidere. Ed è stato quando ho cominciato a fare attività sportiva. Mi sentivo libera, quando facevo sport: mi sentivo normale, mentre prima avevo sempre addosso quel peso, quel senso di diversità dagli altri. Nello sport mi sforzavo di fare tutto quello che facevano gli altri e ci riuscivo. Mi rendevo però conto che, se non gestivo bene la mia patologia, non ottenevo prestazioni ottimali e questo mi dava fastidio. Ci è voluto un po’ di tempo, ma mi sono impegnata, ho cominciato a studiarmi a documentarmi e ho portato avanti la mia battaglia, avendo anche compreso che i miei problemi erano comuni a tante altre persone affette da una patologia cronica”.

Dal volley al nuoto

Monica Priore ha cominciato con la pallavolo, poi, a 17 anni, è passata al nuoto. Anche se oggi è ben contenta dei suoi risultati di nuotatrice, un po’ le dispiace di non praticare più il volleyball, che le piaceva moltissimo: il fatto è che anche dietro questo passaggio vi sono stati problemi. Infatti, ci racconta, “ho avuto difficoltà per ottenere il certificato di idoneità all’attività agonistica, perché nessun diabetologo era disposto a prendersi la responsabilità. Inoltre, negli anni Novanta, si sapeva ancora poco dei benefici dello sport per il diabete”.

Poi, finalmente, “dopo diverse battaglie, sono riuscita a ottenere quel certificato e ho potuto cominciare ad affrontare sfide agonistiche per dimostrare che anche con il diabete potevo gareggiare come tutti e anche fare più degli altri. Io mi confronto con chi la mia problematica non ce l’ha (sinora non ho incontrato altri nuotatori con il diabete): per me gareggiare e già una vittoria, se poi si strappa anche la medaglia, meglio ancora”.

I grandi benefici dello sport

Monica Priore è una convinta sostenitrice dei benefici dello sport per tutti, diabetici e no: “Tutti dovrebbero praticarlo, ti fa sentire vivo e ti dà qualcosa in più: magari dopo una giornata stressante, fare sport ti fa stare meglio, ti ricarica, serve a controllare tante problematiche, dai problemi cardiaci a quelli psicologici. Con la vita lavorativa sedentaria che si fa oggi, mezzora di attività fisica al giorno toglie il medico di torno. Io stessa faccio l’impiegata 8 ore al giorno in ufficio ed è un lavoro sedentario, poi però, quando esco dall’ufficio, vado ad allenarmi. Se non facessi sport, questo mi creerebbe problemi anche nella gestione della patologia”.

Oggi Monica non è più arrabbiata come una volta: grazie allo sport, all’aiuto della sua famiglia (”fondamentale, soprattutto nei momenti di crisi”), alla raggiunta consapevolezza delle sue possibilità. In lei ora prevalgono l’ottimismo e la voglia di continuare a lottare, rafforzati ogni giorno dai contatti con tante persone che le dimostrano che il suo messaggio di speranza è stato capito e accolto.

Saputo della traversata di Monica Priore, tanti bambini hanno chiesto ai loro genitori di iscriversi a corsi di nuoto: prima o poi, ne siamo certi, ci saranno altri nuotatori diabetici. (SV)