Il balzo all’insù dei grassi nel sangue dopo i pasti può essere contrastato con una dieta ricca di polifenoli, molecole presenti in molti cibi e bevande di origine vegetale, dotate di elevato potere antiossidante. Sul tema si è concentrato uno studio italiano (presentato al recente congresso 2018 della Easd, European association for the study of diabetes, a Berlino), che sottolinea in particolare come questa azione riequilibratrice della composizione, oltre che della concentrazione, dei grassi (lipidi) nel sangue dopo l’assunzione di un pasto possa contribuire a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, assai insidioso specialmente per chi soffra di diabete o di sindrome metabolica. Quindi, una alimentazione con buon contenuto  di polifenoli (da calibrare sempre secondo le specifiche caratteristiche della singola persona e con la consulenza del medico, soprattutto in caso di diabete) può essere utile nella prevenzione delle patologie cardiache e circolatorie che un’alta concentrazione e una squilibrata composizione dei grassi nel sangue possono favorire.

La ricerca si intitola “Effects of a polyphenol-rich diet on postprandial lipoprotein composition” (Effetti di una dieta ricca in polifenoli sulla composizione delle lipoproteine postprandiali); autori: Giuseppe Della Pepa, C. Vetrani, M. Vitale, L. Bozzetto, G. Costabile, P. Cipriano, A. Mangione, L. Patti, G. Annuzzi, G. Riccardi, A.A. Rivellese, Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli, Italia. Lo studio ha avuto il supporto della Società italiana di diabetologia (Sid).

Il gruppo di ricercatori è partito dalla premessa che la dislipidemia postprandiale (l’aumento dei lipidi -colesterolo, trigliceridi- nel sangue dopo i pasti) è un fattore indipendente di rischio cardiovascolare e che una dieta ricca di polifenoli (presenti, per esempio, in frutta, verdura, tè, olio extravergine di oliva) ha dimostrato di ridurre i livelli postprandiali di trigliceridi nel sangue in soggetti ad alto rischio cardiometabolico. Su questa base, lo scopo dello studio era valutare gli effetti di una dieta ricca di polifenoli sulla composizione delle lipoproteine postprandiali in persone ad alto rischio cardiometabolico (quali sono, per esempio, i soggetti con diabete o sindrome metabolica).

Le conclusioni a cui è giunta la sperimentazione indicano che una alimentazione naturalmente ricca di polifenoli modifica la composizione dei lipidi nel sangue e che queste modificazioni determinano un profilo della lipemia postprandiale meno aterogenico.

Lo studio ha esaminato per un periodo di otto settimane 78 individui di entrambi i sessi, di età compresa tra i 37 e i 70 anni, con elevata circonferenza di vita e almeno un altro elemento della cosiddetta sindrome metabolica: le persone sono state sottoposte, random, a diete simili per composizione di micronutrienti e fibre e contenuto di vitamine, ma una con alto e una con basso livello di polifenoli.

Quando si parla di sindrome metabolica si intende una condizione clinica caratterizzata da insulinoresistenza, elevato grasso viscerale (circonferenza di vita), glicemia sopra i 100 mg/dl a digiuno (o diabete diagnosticato), alta pressione arteriosa, ipertrigliceridemia, basso colesterolo Hdl. Normalmente si dà diagnosi di sindrome metabolica con tre o più di questi fattori. La sindrome metabolica espone il soggetto che ne è affetto a un alto rischio di sviluppare patologie cardiovascolari o diabete (quando non già presente).

Della Pepa (Università Federico II di Napoli): “Una dieta naturalmente ricca in polifenoli può modulare non solo la concentrazione delle lipoproteine ricche in trigliceridi in fase postprandiale, ma anche la composizione delle altre lipoproteine, quali Ldl e Hdl, con possibili ricadute benefiche sulla riduzione del rischio cardiovascolare”.

Giuseppe Della Pepa, dell’Università Federico II di Napol, illustra la specificità di questo nuovo lavoro: “Il nostro gruppo di ricerca ha recentemente dimostrato come una dieta ricca in polifenoli migliori la concentrazione dei lipidi in fase postprandiale, ma a oggi, non erano mai stati prodotti dati riguardanti i possibili effetti di una dieta naturalmente ricca in polifenoli anche sulla composizione delle lipoproteine in fase postprandiale. Pertanto, lo scopo di questo studio è stato quello di verificare se questo tipo di dieta avesse effetti anche sulla composizione delle lipoproteine”.

Ma quali sono gli alimenti e le bevande che sono stati sperimentati nella alimentazione ricca di polifenoli, quella che si è dimostrata più virtuosa? In questa dieta era previsto il consumo giornaliero di tè verde deteinato, marmellata di mirtillo, olio extravergine d’oliva, rucola, caffè decaffeinato, una piccola quantità di cioccolato fondente, carciofi e spinaci. Prima e dopo l’intervento -spiegano gli autori- sono state determinate le concentrazioni di lipidi nelle lipoproteine a digiuno e dopo un pasto ricco in grassi della stessa composizione delle diete assegnate. Al termine delle 8 settimane di intervento, la dieta ricca in polifenoli ha determinato dopo il pasto test una ricomposizione dei lipidi nelle lipoproteine Vldl (quelle a più bassa densità, ricche di trigliceridi), delle Ldl (quelle a bassa densità, il cosiddetto colesterolo “cattivo), delle Hdl (ad alta densità, il cosiddetto colesterolo “buono”): un riequilibrio in grado di influenzare positivamente il rischio cardiovascolare.

Commenta e approfondisce Della Pepa: “Questi risultati evidenziano chiaramente che una dieta naturalmente ricca in polifenoli può modulare non solo la concentrazione delle lipoproteine ricche in trigliceridi in fase postprandiale, ma anche la composizione delle altre lipoproteine, quali Ldl e Hdl, con possibili ricadute benefiche sulla riduzione del rischio cardiovascolare”.

“I risultati dello studio -continua il docente- sono stati raggiunti con un quantitativo di polifenoli (circa 3 grammi al giorno) sicuramente superiore al consumo medio attuale della popolazione occidentale, ma facilmente raggiungibile con cibi naturali, tipici della maggior parte delle abitudini gastronomiche e senza alcun tipo di supplemento. Inoltre, l’ottima aderenza dei partecipanti mostra che questo tipo di dieta è fattibile e facilmente accettabile”.

Gli esiti della ricerca “sono importanti -conclude la professoressa Angela Albarosa Rivellese, membro della Società italiana di diabetologia (Sid) e professore ordinario di Scienze tecniche dietetiche applicate presso l’Università Federico II di Napoli, tra i coautori dello studio- perché le alterazioni del metabolismo lipidico in fase postprandiale rappresentano un importante fattore di rischio cardiovascolare indipendente. La dieta è l’approccio più naturale per modulare le alterazioni lipidiche in fase postprandiale”.

Chi conosce la lingua inglese può leggere una sintesi dello studio qui.