Un buon sonno aiuta a prevenire l’insorgere del diabete di tipo 2 e anche per chi ha il diabete dormire bene e un numero di ore non troppo ridotto ha effetti benefici sul controllo della glicemia.
Sulla sua rivista on line Diabetes Forecast la American diabetes association ricorda che vari studi hanno mostrato che nelle persone con diabete dormire poche ore durante la notte o avere un sonno agitato può portare a livelli di glicemia più alti il giorno dopo. D’altra parte, per la popolazione generale che non ha il diabete, dormire male e poco può portare a insulino-resistenza e a un più alto rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Quindi, la qualità del nostro sonno gioca un ruolo importante nel controllo dei livelli di glucosio nel sangue.
Nelle persone con diabete dormire poco e male può causare glicemia più alta il giorno dopo. Per chi non ha il diabete, la riduzione delle ore di sonno può aumentare il rischio di insorgenza di diabete di tipo 2 od obesità.
L’argomento è stato riportato in primo piano proprio recentemente nel corso del Congresso nazionale della Associazione medici endocrinologi (Ame), che si è svolto a Roma in questo mese di novembre.
Come spiega Daniela Agrimi, Ambulatorio di Endocrinologia, Diagnostica e Interventistica Tiroidea, Asl Brindisi, “quasi tutte le cellule del nostro corpo presentano un orologio biologico e molti geni si attivano o disattivano seguendo il ritmo circadiano. L’alterazione dell’orologio biologico aumenta la probabilità di malattia e questo è particolarmente evidente per patologie metaboliche come il diabete di tipo 2 e l’obesità. Il nostro modello sociale, che ci spinge a essere continuamente attivi, induce a ridurre le ore di sonno a favore di quelle di attività e questo porta a una marcata alterazione delle oscillazioni ormonali che regolano il metabolismo. Molti studi hanno dimostrato che la riduzione delle ore di sonno aumenta il rischio di sviluppare diabete di tipo 2, influenzando il modo in cui il nostro corpo processa il glucosio. L’utilizzo del glucosio è maggiore durante la veglia, mentre è più basso durante il sonno, quando il metabolismo cerebrale del glucosio è rallentato e la captazione del glucosio da parte dei neuroni è ridotta del 30-40% rispetto allo stato di veglia”.
Vari studi hanno mostrato che chi dorme meno di 6-7 ore di sonno per notte ha un più elevato rischio di sviluppare un diabete di tipo 2 e di andare incontro a un eccessivo aumento del peso.
Allora qual è il giusto sonno per chi ha il diabete e per chi vuole evitare di averlo? “La deprivazione di sonno, anche parziale ma ripetuta nel tempo -continua Agrimi- o la compromissione della qualità del sonno con ripetuti risvegli durante la notte, modificano il metabolismo del glucosio e la secrezione di insulina, portando chi dorme meno di 6-7 ore per notte a un rischio maggiore di sviluppare il diabete”.
Aggiunge Agrimi: “Altri studi hanno anche messo in relazione un insufficiente riposo con l’aumento di peso: le persone che dormono abitualmente meno di 6 ore per notte hanno un indice di massa corporea più alto della media. Durante il sonno, il nostro corpo secerne ormoni che aiutano a controllare l’appetito e il metabolismo energetico. Dormire poco porta a uno squilibrio di questi e altri ormoni: è associato, per esempio, a livelli più bassi di leptina, l’ormone che indica al nostro cervello di aver mangiato abbastanza cibo, e a livelli più alti di grelina che invece stimola l’appetito, con il risultato di avere più appetito e favorire il consumo di cibi ad alto contenuto calorico. Una persistente alterazione del ritmo sonno-veglia è quindi un fattore di rischio per malattie metaboliche al pari di inattività e dieta sbilanciata”.
Garofalo (Ame): “Bisognerebbe aumentare gli studi che portino a nuovi approcci preventivi e terapeutici contro obesità e diabete di tipo 2 basati sull’aumento della qualità e quantità di sonno”.
Commenta Piernicola Garofalo, presidente dell’Associazione medici endocrinologi: “La relazione tra malattie metaboliche e sonno è complessa e merita l’attenzione clinica degli endocrinologi e un approccio multidisciplinare. Grazie a quello che già sappiamo bisognerebbe aumentare gli studi che portino a nuovi approcci preventivi e terapeutici contro obesità e diabete di tipo 2 basati sull’aumento della qualità e quantità di sonno”.
Secondo uno studio giapponese su persone con diabete di tipo 2, un sonno notturno di 6,5-7,4 ore si associa a a livelli più bassi di emoglobina glicata e a minore incidenza di obesità.
Tra gli studi sull’argomento si può ricordare quello giapponese di Toshiaki Ohkuma e altri, “Impact of sleep duration on obesity and the glycemic level in patients with type 2 Diabetes Mellitus” (The Fukuoka Diabetes Registry. Diabetes Care 2013).
I ricercatori hanno analizzato, tramite un questionario, una platea piuttosto vasta, di circa 5000 persone con diabete di tipo 2 (4870 adulti), per valutare proprio la relazione tra la durata del sonno e il controllo glicemico e il peso corporeo. È risultato che una durata del sonno di 6,5-7,4 ore è associata a livelli più bassi di emoglobina glicata e a minore incidenza di obesità. Per contro, i pazienti che dichiaravano di dormire meno o più di quel numero di ore mostravano un peggiore controllo metabolico e una più elevata incidenza di obesità.