Mettersi a tavola con il diabete tutti i giorni e gestire bene la propria alimentazione significa anche imparare a ripartire correttamente i principi nutritivi che si assumono. Vi sono alcune regole generali che possono fornire indicazioni utili per impostare una sana alimentazione quotidiana.
Sia che si tratti di diabete di tipo 1 sia che si tratti del tipo 2, il primo passo per affrontare la questione di come alimentarsi correttamente a tavola con il diabete è ricordarsi di contenere l’apporto di carboidrati, soprattutto limitando gli zuccheri semplici ad assorbimento rapido (glucosio e saccarosio) e dando invece la preferenza agli zuccheri complessi ad assorbimento lento (amido). E se proprio si vuole mangiare un dolce o un gelato, lo si faccia almeno a fine pasto, quindi non a stomaco vuoto, e, in particolare, dopo una dieta ricca di fibre (che troviamo, per esempio, in frutta, verdura, legumi, cereali integrali), che rallentano l’assorbimento degli zuccheri semplici.
Ma come dovrebbero essere ripartiti i principi nutritivi per una dieta equilibrata idonea a gestirsi bene quotidianamente a tavola con il diabete?
Per quanto riguarda i carboidrati, la quota complessiva giornaliera dovrebbe essere pari al 50-55% delle calorie totali; in particolare, almeno l’80% deve essere costituito da amido e il restante 20% da fibre e da zuccheri utilizzabili dall’organismo senza bisogno dell’insulina (come il fruttosio, ma attenzione: quello contenuto nella frutta e non quello delle bevande industriali, come spiegato qui dal professor Brunetti).
Le proteine devono rappresentare circa il 15-20% delle calorie totali, e almeno un terzo deve essere costituito da proteine di origine animale, in quanto contengono gli indispensabili aminoacidi essenziali (presenti, per esempio, in uova, carne, latte).
I grassi devono fornire il rimanente 25-30% delle calorie totali e vanno preferiti quelli di origine vegetale ad alto contenuto di acidi grassi mono- e polinsaturi (che troviamo, per esempio, in pesce, olio d’oliva, noci), per il ruolo esercitato nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Vanno, quindi, limitati sia gli acidi grassi saturi, sia gli alimenti ricchi di colesterolo (per esempio, il fegato di pollo, maiale o vitello), che potrebbero favorire una pericolosa iperlipidemia.
L’apporto di vitamine e di sali minerali va adeguato al fabbisogno dell’organismo, anche se una dieta bene equilibrata e ripartita fra alimenti di origine vegetale e animale, solitamente è in grado di assicurarne la copertura.
Naturalmente, queste indicazioni generali vanno calibrate secondo le esigenze e le caratteristiche di ciascun soggetto, consultando il diabetologo e il dietologo per una scelta personalizzata, adatta al singolo caso specifico.