Il diabete nelle donne ha alcune caratteristiche diverse rispetto a come si manifesta negli uomini. La patologia è la stessa, ma presenta differenze legate proprio al genere a cui appartiene la persona, distinzioni che la medicina sta studiando e approfondendo. Ne abbiamo già parlato qui, e torniamo sull’argomento in occasione della presentazione, al congresso Panorama Diabete 2017, a Riccione, di un “position paper” della Sid dedicato al tema (“Medicina e genere: cultura della differenza”, curato da Giovannella Baggio, Giuseppina Russo, Daniela Bruttomesso, Angelo De Pascale, revisore Ilaria Teobaldi).
Le donne con diabete hanno un maggiore rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, come coronaropatia e ictus, rispetto agli uomini diabetici.
Questo nuovo documento della Sid analizza in particolare le differenze delle complicanze del diabete negli uomini e nelle donne, sottolineando che in generale il sesso femminile è più a rischio di quello maschile, specialmente per quanto riguarda la possibilità di sviluppare patologie cardiovascolari. In particolare, lo studio mette in evidenza che le donne con diabete presentano una maggiore mortalità legata alle complicanze micro e macroangiopatiche del diabete, ma anche alle procedure attuate nelle fasi critiche (stent, bypass, amputazioni, dialisi).
Inoltre, le donne raggiungono gli obiettivi, relativamente ai fattori di rischio da tenere sotto controllo, con maggiore difficoltà rispetto agli uomini.
Per contro, negli uomini la neuropatia diabetica compare più precocemente e si evolve più rapidamente verso il piede diabetico e anche la retinopatia diabetica sembra colpire più i maschi delle femmine. Più sfumate risultano le differenze di genere nel caso della nefropatia diabetica.
ll rischio cardiovascolare è due volte maggiore nelle donne che negli uomini. In particolare, la donna è più esposta a coronaropatia e ictus. Se tra gli uomini con diabete il rischio di coronaropatia è 2,16 volte maggiore rispetto alla popolazione generale, nelle donne diabetiche si sale a 2,86 volte. In sostanza, il diabete nelle donne comporta, rispetto ai maschi diabetici, un rischio di coronaropatia aumentato del 44%.
Nel caso dell’ictus la situazione è analoga: negli uomini con diabete, l’incidenza è di 1,83 volte maggiore rispetto a quella della popolazione generale; per le donne con diabete questo rischio sale a 2,28 volte rispetto alle donne non diabetiche. Ne risulta che il rischio di ictus nelle donne con diabete è superiore del 27% rispetto agli uomini diabetici.
Perché il diabete nelle donne è più pericoloso per il cuore e il sistema circolatorio? La medicina sta ancora studiando la materia, per il momento sono “diverse le ipotesi al riguardo, ma nessuna conclusiva”. Gli autori ricordano che alcuni studi hanno dimostrato che un cattivo compenso glicemico sembra condizionare maggiormente il rischio di ictus nelle donne; in particolare, ogni punto percentuale di aumento dell’emoglobina glicata si associa a un aumento del rischio di ictus del 6%.
I fattori ormonali hanno di certo una loro importanza e una loro stretta specificità legata al genere: per esempio, mentre nell’uomo bassi livelli di testosterone sono un fattore di rischio di cardiopatia ischemica, nella donna ad aumentare questo rischio è la presenza di elevati livelli di testosterone.
Un’altra caratteristica connessa agli ormoni è il loro possibile effetto sulla distribuzione del grasso corporeo, che può portare a obesità addominale, un fattore di rischio di malattie cardiovascolari riscontrabile più spesso tra le donne che tra gli uomini. Riporta la Sid che “vari studi hanno dimostrato che l’obesità addominale è più frequente tra i soggetti con diabete di tipo 2, rispetto ai non diabetici e quasi doppia tra le donne con diabete, rispetto ai maschi con diabete”.
Altri fattori di rischio incidono sulla maggiore vulnerabilità delle donne con diabete rispetto al rischio cardiovascolare: ipertensione, elevati livelli di colesterolo Ldl e trigliceridi, bassi livelli di colesterolo “buono” (Hdl).
Le donne con diabete inoltre hanno “una maggiore tendenza all’ipercoagulabilità del sangue (elevati livelli di fibrinogeno, fattore VIIc e plasminogeno), alterazioni della vasodilatazione endotelio-dipendente, uno stato pro-ossidante: tutte condizioni che possono favorire il verificarsi di patologie trombotiche”.
La mortalità cardiovascolare si è progressivamente ridotta negli ultimi decenni, grazie ai progressi nella prevenzione e nelle cure, ma le donne con diabete ne hanno beneficiato meno degli uomini.
Il documento continua la propria analisi osservando che la mortalità per malattie cardiovascolari è diminuita negli ultimi decenni, grazie a un miglior controllo dei fattori di rischio e all’introduzione di nuovi trattamenti, ma che nelle donne con diabete il progresso è stato minore in confronto agli uomini: in pratica, il rischio per la popolazione femminile diabetica si è ridotto di meno.
Perché accade questo? Una risposta definitiva ancora non c’è. Un’ipotesi è che “nelle donne i fattori di rischio cardiovascolari sono trattati con minor attenzione”. I dati -sia italiani, sia esteri- dicono che nella popolazione femminile diabetica è più difficile raggiungere gli obiettivi per i fattori di rischio cardiovascolare (e questo vale soprattutto per le donne più anziane e diabetiche da più tempo).
Constata lo studio che “alle donne vengono somministrate meno di frequente le statine (o le sospendono più facilmente all’insorgere di effetti collaterali), i beta bloccanti dopo un infarto, gli Ace-inibitori nel trattamento dell’insufficienza cardiaca; si assiste inoltre a una disparità di sesso nel trattamento con farmaci antipertensivi. Nelle donne inoltre l’aspirina potrebbe avere un’efficacia anti-aggregante minore che negli uomini”.
Secondo gli autori, esiste anche una questione di errata percezione del problema, cioè, l‘idea sbagliata che le donne abbiano un rischio cardiovascolare inferiore agli uomini.
Negli uomini con diabete sembrano essere più frequenti complicanze come la neuropatia diabetica e la retinopatia.
Differenze di genere tra il diabete nelle donne e quello negli uomini si registrano anche nelle complicanze microangiopatiche.
Vi sono anche situazioni in cui più vulnerabili risulterebbero essere i maschi. Per esempio, la neuropatia sembra più frequente e più precoce negli uomini, nei quali più facilmente si sviluppa verso il piede diabetico e l’amputazione (due volte più frequente negli uomini). Nelle donne invece è più frequente la neuropatia sintomatica e la mortalità associata alle amputazioni risulta più elevata.
Nella nefropatia diabetica le differenze di genere dipendono da vari meccanismi. Tra questi, gli ormoni estrogeni, che possono avere effetti protettivi sullo sviluppo della malattia renale, mentre il testosterone avrebbe effetti opposti. Differenze di genere possono essere determinate anche da diversità anatomiche, negli stili di vita, nel background genetico. Tutti ambiti sui quali la ricerca deve essere approfondita.
Per quanto riguarda invece la retinopatia diabetica (una delle più frequenti complicanze del diabete, soprattutto nel tipo 1, e principale causa di cecità tra gli adulti in età lavorativa nel mondo), il documento Sid segnala che “una serie di studi dimostrano che il sesso maschile è un fattore di rischio indipendente sia per l’insorgenza di retinopatia sia per la sua progressione a forme più severe e secondo alcuni la prevalenza della retinopatia diabetica sarebbe due volte maggiore nel sesso maschile. Non tutti gli autori sono però concordi su questo punto”.