Il diabete di tipo 1 potrebbe essere uno scudo efficace contro il Covid-19. È questa la conclusione dei ricercatori dell’Università Magna Græcia di Catanzaro che, in collaborazione con il laboratorio di Antonio Bertoletti, esperto di immunopatologia delle malattie infettive presso la Duke-Nus Medical School di Singapore, hanno indagato le possibili correlazioni tra le due patologie. “Durante la pandemia – spiega Concetta Irace, diabetologa e docente dell’Università Magna Græcia di Catanzaro – abbiamo notato che le persone con diabete di tipo 1 avevano meno probabilità di essere ricoverate per polmonite da Covid-19, rispetto a quelle con diabete di tipo 2. Partendo dal presupposto che il diabete di tipo 1 è una forma di diabete causato dalla distruzione delle cellule che producono insulina da parte del nostro stesso sistema immunitario, e sulla base delle osservazioni fatte durante l’emergenza sanitaria, abbiamo ipotizzato che le stesse cellule del sistema immunitario che provocano il diabete potessero fornire una protezione al virus del Covid-19”.

L’ANALISI BIOSTATICA

“La nostra ipotesi – aggiunge Camillo Palmieri, docente dell’Università  Magna Graecia di Catanzaro – è stata confermata e supportata dai risultati del nostro studio, condotto grazie alla collaborazione dei pazienti con diabete di tipo 1. Infatti, nel periodo iniziale della pandemia, le cellule del sistema immunitario dei diabetici mostravano una immunità ‘pre-esistente’ al Sars-CoV-2, pur non essendo mai venuti a contatto col virus”.
La ricerca risulta particolarmente innovativa anche per l’uso dell’analisi biostatistica. “Per investigare e comprendere al meglio l’immunità preesistente al SarsCoV2 abbiamo utilizzato tecniche avanzate di analisi biostatistica”, sottolinea Gianluca Santamaria, docente dell’ateneo calabrese ed esperto di bioinformatica. Dallo studio è emerso che i soggetti con diabete di tipo 1, dunque, potrebbero avere una certa protezione contro le forme aggressive di Covid-19. Tuttavia, dall’Università di Catanzaro, l’invito resta quello di aderire ai programmi di vaccinazione per favorire lo sviluppo delle cellule immunitarie che proteggono dal Covid-19.

CASI DI DIABETE IN AUMENTO NEL MONDO

Una scoperta, dunque, che tocca la vita di moltissime persone nel mondo e che, negli anni, interesserà un numero crescente di individui. Uno studio, recentemente pubblicato sul British Medical Journal, mostra, infatti, che dal 1990 al 2019 il numero di persone colpite dal diabete di tipo 1, dai 65 anni in su, è aumentato del 28%, passando da 1,3 milioni a 3,7 milioni. Dagli scienziati della Shenzhen University Medical School, in Cina, che hanno portato a termine la ricerca, arriva anche una buona notizia: nello stesso periodo (dal 1990 al 2019) i tassi di mortalità sono diminuiti del 25%, passando da 4,7 a 3,5 per 100mila abitanti. I ricercatoti hanno utilizzato i dati raccolti dal Global Burden of Disease and Risk Factors Study 2019, un’indagine volta a valutare la prevalenza del diabete, i decessi e gli anni di vita compromessi dalla malattia per la popolazione di età superiore a 65 anni, proveniente da 204 diversi Paesi.

TASSI DI MORTALITA’ DIMINUITI 

“Il diabete di tipo 1 – spiegano gli autori dello studio  – è considerato una condizione in grado di ridurre notevolmente l’aspettativa di vita, anche se questa percezione, negli ultimi anni, sta cambiando radicalmente”. In particolare, i tassi di mortalità associati alla malattia sono diminuiti 13 volte più rapidamente nei paesi ad alto reddito, rispetto alle zone dove la popolazione ha disponibilità economiche ridotte. “Il nostro lavoro – concludono i ricercatori – sottolinea l’importanza di valutare attentamente i rischi per le popolazioni anziane nei vari paesi. Ad ogni modo, la diminuzione della mortalità che abbiamo riscontrato rappresenta un dato incoraggiante, anche se sarà necessario condurre ulteriori approfondimenti per convalidare le nostre stime”.

 

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