Il diabete in gravidanza è una condizione che va gestita con grande cura e attenzione, sia nel caso di donne con diabete in attesa di un bimbo sia in quello di donne non diabetiche nelle quali insorga in quel periodo il cosiddetto diabete gestazionale. In queste situazioni, la gravidanza comporta alcuni rischi, ma, se ben controllata, va a buon fine senza negative conseguenze né per la madre né per il nascituro.

Ne abbiamo parlato altre volte su questo sito e torniamo sull’argomento in occasione della partenza di un nuovo progetto formativo dell’Associazione medici diabetologi, chiamato “Giunone 3.0. Aggiornamento su diabete e gravidanza”, che, in 16 tappe, sta attraversando tutto il territorio nazionale con l’obiettivo di “favorire presso diabetologi, infermieri esperti in diabetologia, dietisti, ma anche ostetriche e ginecologi, una maggiore conoscenza di queste problematiche e delle strategie per farvi fronte”.

Secondo i dati riferiti dalla Amd, il problema “diabete in gravidanza” interessa 50mila donne italiane ogni anno (su circa 500mila gravidanze annue totali). Il documento di Amd e Sid “Standard italiani per la cura del diabete mellito 2018” osserva che il numero delle gravidanze complicate da diabete è cresciuto negli ultimi anni per effetto dell’aumento dei casi di diabete di tipo 2 in donne in età riproduttiva e per l’aumento delle diagnosi di diabete gestazionale dopo l’introduzione di nuovi criteri di individuazione della condizione di “gestational diabetes mellitus” (chiamato anche, per brevità, con l’acronimo Gdm).

Il diabete in gravidanza può avere effetti pesanti e gravi se non viene adeguatamente gestito e controllato: tra i maggiori rischi, quelli di malformazioni congenite del bambino, difficoltà di parto che costringono al taglio cesareo, complicazioni per la madre. Rischi molto più elevati rispetto alle donne che non hanno il diabete e non sviluppano quello gestazionale (che comporta inoltre il rischio di favorire la successiva insorgenza di diabete di tipo 2).

Amd sottolinea in proposito che ”una donna con diabete non controllato, che non sa di essere incinta, espone il bambino a un rischio di malformazioni, dovute alla glicemia e agli eventuali farmaci assunti (come statine e ace-inibitori), 10 volte superiore rispetto alla popolazione generale”.

Mannino, presidente di Amd: “Nelle donne diabetiche una gravidanza senza anomalie, complicanze e ricorso al parto cesareo è possibile. Ma serve l’impegno di tutti (équipe medica, genitori in dolce attesa, famiglia) per programmare il concepimento e il controllo metabolico in modo costante e accurato, soprattutto nei primi mesi di gestazione”.

È quindi fondamentale che la problematica sia affrontata con consapevolezza sia dalla donna, sia dai medici che la seguono. Di qui l’iniziativa dell’Associazione medici diabetologi. Il presidente di Amd Domenico Mannino sintetizza così gli scopi del corso: “L’importanza del desiderio di maternità nella sfera affettivo-emotiva della donna, del partner e dell’entourage familiare, ci ha spinto a sviluppare un progetto formativo specifico, volto ad approfondire gli effetti del diabete sulla gravidanza, le possibili implicazioni e complicanze e i metodi per prevenire eventi indesiderati, pesanti in termini di costi umani e sociosanitari. I risultati di studi e ricerche sono incoraggianti: nelle donne diabetiche una gravidanza senza anomalie, complicanze e ricorso al parto cesareo è possibile. Ma serve l’impegno di tutti (équipe medica, genitori in dolce attesa, famiglia) per programmare il concepimento e il controllo metabolico in modo costante e accurato, soprattutto nei primi mesi di gestazione. L’obiettivo principale del corso è quello di offrire agli operatori del team diabetologico gli strumenti più efficaci per garantire alla paziente una gravidanza serena e la nascita di un bambino sano”.

Il diabetologo Graziano Di Cianni, tra i responsabili scientifici del progetto di Amd, ricorda che “nonostante già nel 1989 l’Organizzazione mondiale della sanità avesse fissato l’obiettivo di rendere la gravidanza diabetica uguale, come esiti, a quella delle donne sane, entro l’inizio degli anni 2000, il diabete in gravidanza resta ancora oggi un problema aperto”.

Il diabetologo Di Cianni: “Per quanto riguarda le forme pregestazionali il consiglio fondamentale da dare alle pazienti è uno: programmate la gravidanza, in modo che cominci in una fase di controllo glicemico buono, scongiurando le complicanze correlate allo scompenso. Per quanto concerne il diabete gestazionale: mantenere la calma e impegnarsi in un percorso che comprende dieta, stretto monitoraggio della glicemia, ricorso all’insulina, controlli ambulatoriali, eccetera”.

Che cosa si deve fare, allora, in caso di diabete già presente (diabete pregestazionale) e in caso di diabete gestazionale? “Per quanto riguarda le forme pregestazionali -spiega Di Cianni- iI consiglio fondamentale da dare alle pazienti è uno: programmate la gravidanza, in modo che cominci in una fase di controllo glicemico buono, scongiurando le complicanze correlate allo scompenso. Per quanto concerne il diabete gestazionale: mantenere la calma e impegnarsi in un percorso che comprende dieta, stretto monitoraggio della glicemia, ricorso all’insulina, controlli ambulatoriali, eccetera. Dal punto di vista emotivo, può essere faticoso, specie se si è alla prima gravidanza. Ma, grazie al supporto del team diabetologico, il problema può essere gestito. È fondamentale, inoltre, che queste pazienti prevedano di partorire in strutture dotate di terapia intensiva neonatale, perché il bambino potrebbe andare incontro a diverse problematiche, soprattutto ipoglicemia”.

È necessario mantenere un buon controllo glicemico già prima dell’inizio della gravidanza al fine di prevenire i danni che l’iperglicemia può causare sia alla madre sia al nascituro.

Già diversi anni fa, in una intervista rilasciata a Tuttodiabete, Graziano Di Cianni sottolineava l’importanza decisiva della programmazione della gravidanza per le donne che hanno il diabete, perché, quando la gravidanza non è programmata, difficilmente coincide con la ottimizzazione del controllo metabolico e, se comincia con un disequilibrio, i rischi di complicazioni aumentano. Perciò è necessario pianificare e assicurare un buon controllo già prima dell’inizio della gravidanza, in modo da prevenire i danni che l’iperglicemia può causare sia alla madre sia al nascituro. L’iperglicemia, infatti, oltre a mettere la madre a rischio di complicanze diabetiche, può danneggiare lo sviluppo degli organi fetali e alterare la crescita del feto, con rischi di malformazioni o di macrosomia (crescita eccessiva e squilibrata del feto, che può comportare taglio cesareo e parto pre-termine).

I rischi, dunque, sono seri, ma, se la donna mantiene un buon controllo ed è strettamente seguita dal team diabetologico, la gravidanza può essere portata serenamente a compimento. Un caso esemplare è quello raccontato qui da una mamma con diabete di tipo 1.

La responsabile del progetto formativo di Amd Annunziata Lapolla fa il punto sullo stato dell’arte: Negli ultimi 20 anni l’outcome della gravidanza nelle donne che hanno problemi di diabete è molto migliorato, ma ci sono ancora margini su cui lavorare. Per esempio, nell’ambito dello screening del diabete gestazionale, che viene eseguito nel corso del secondo trimestre. Secondo le linee guida italiane, le donne con grandi fattori di rischio, come una grave obesità, che hanno già avuto Gdm alla gravidanza precedente e con alterata glicemia, dovrebbero essere sottoposte a screening già alla quattordicesima-sedicesima settimana, per diagnosticare la patologia il prima possibile e poterla monitorare in modo rigoroso. Queste pazienti, inoltre, andrebbero seguite con particolare attenzione, anche dopo il parto, per aiutarle a intervenire sui fattori correggibili ed evitare che sviluppino diabete tipo 2”.

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