“Diamoci un occhio” è il titolo della nuova campagna Amd-Sid sulla retinopatia diabetica, una delle principali complicanze di un diabete mal gestito, che colpisce un diabetico su tre: l’obiettivo è promuovere diagnosi precoce e cure tempestive per evitare il rischio di cecità.
Amd e Sid lanciano “Diamoci un occhio”, una campagna di prevenzione e informazione sulla retinopatia diabetica, una complicanza che colpisce oggi circa una persona con diabete su tre.
L’Associazione medici diabetologici e la Società italiana di diabetologia ricordano che la retinopatia diabetica è la principale causa di cecità nelle persone in età lavorativa (16-65 anni). Può colpire sia i diabetici di tipo 1 sia quelli di tipo 2.
I maggiori fattori di rischio sono la lunga durata del diabete e valori elevati di emoglobina glicata e di pressione arteriosa, che possono causare danni ai vasi sanguigni del tessuto della retina. Individuarli precocemente e intervenire subito permette di prevenire e contrastare lo sviluppo della complicanza.
Per questo “Diamoci un occhio” si rivolge sia ai diabetologi sia ai pazienti e ai loro caregiver: ai primi per sensibilizzarli sull’importanza dello screening al momento della diagnosi di diabete; ai secondi per aumentare la consapevolezza della malattia, grazie a contenuti informativi on line sui siti web e sui profili social di Amd e Sid e off line nei centri specializzati.
Più in particolare, la campagna offre allo specialista “attività informative mirate a promuovere l’importanza dello screening per arrivare il prima possibile a una diagnosi e indirizzare il paziente verso la migliore terapia, riducendo così il rischio di complicazioni”.
Ai pazienti e ai loro caregiver si indirizza per coinvolgerli pienamente nel percorso di prevenzione e cura utilizzando i profili social delle due società scientifiche per dare informazioni chiare sul diabete, le sue complicanze, l’importanza di sottoporsi agli screening, la facilità di esecuzione degli stessi, gli strumenti di prevenzione a disposizione.
La retinopatia diabetica si può individuare facilmente con lo screening del fondo dell’occhio, un esame semplice, non invasivo e indolore.
I dati sulla diffusione della complicanza sono significativi: le fonti consultate da Amd e Sid ci dicono che entro il 2045, nel mondo, le persone colpite potrebbero essere ben 700 milioni. In Italia si stima che oggi ne soffra più di un milione di pazienti diabetici.
Il lato incoraggiante della problematica è che la retinopatia diabetica si può individuare facilmente con lo screening del fondo dell’occhio e che si può contrastare con trattamenti specifici, tanto più efficaci quanto più precocemente avviati.
Spiegano le due associazioni diabetologiche che lo screening del fondo dell’occhio è “un esame semplice, non invasivo e indolore, eseguito dal diabetologo in collaborazione con l’oculista, che consente di intervenire precocemente e scongiurare gravi esiti di salute quali l’edema maculare diabetico e, nei casi più gravi, la perdita della vista”.
Inoltre, va tenuto presente che la retinopatia può essere la spia di complicanze cardiovascolari del diabete, come la coronaropatia, che richiedono ulteriori approfondimenti e screening cardiovascolare di secondo livello.
Da qui è nata la necessità di promuovere una campagna come “Diamoci un occhio” che favorisca la diagnosi precoce della retinopatia diabetica in persone con diabete di tipo 1 e di tipo 2. Anche perché si tratta di una complicanza sottodiagnosticata, che può restare a lungo asintomatica.
Di Cianni (Amd): “È essenziale realizzare un corretto screening per l’individuazione di eventuali lesioni da retinopatia diabetica attraverso un esame del fondo dell’occhio -semplice e non invasivo- che consenta di indirizzare rapidamente il paziente verso lo specialista oftalmologo per l’avvio della terapia più appropriata”.
Commenta il presidente di Amd Graziano Di Cianni: “La retinopatia diabetica è una delle complicanze più gravi del diabete ma resta ampiamente sottodiagnosticata, generando un impatto negativo sugli outcome di salute delle persone con diabete e sui costi a carico del Servizio sanitario nazionale per la gestione di casi più complessi”.
“La responsabilità di coordinare lo screening per l’identificazione della patologia è dei medici e delle strutture che seguono quotidianamente le persone con diabete -continua Di Cianni- ma sappiamo anche che, in un’ottica di massima collaborazione, è essenziale che il paziente e i familiari conoscano la patologia, siano consapevoli dei fattori di rischio e delle problematiche a essa connesse affinché percepiscano l’importanza della prevenzione, che rimane sempre l’arma più importante a nostra disposizione. È quindi essenziale realizzare un corretto screening per l’individuazione di eventuali lesioni da retinopatia diabetica attraverso un esame del fondo dell’occhio -semplice e non invasivo- che consenta di indirizzare rapidamente il paziente verso lo specialista oftalmologo per l’avvio della terapia più appropriata”
Consoli (Sid): “Lo screening della retinopatia diabetica deve sempre più diventare una delle attività routinarie svolte presso i centri di diabetologia e dovrebbe comunque avvenire in concomitanza con la visita diabetologica”.
Aggiunge il presidente della Sid Agostino Consoli: “Lo screening della retinopatia diabetica deve sempre più diventare una delle attività routinarie svolte presso i centri di diabetologia e dovrebbe comunque avvenire in concomitanza con la visita diabetologica. Abbiamo oggi la possibilità di utilizzare i retinografi -strumenti che possono essere utilizzati anche da un ortottista o da un infermiere esperto- con refertazione delle immagini a distanza da parte di un oculista o addirittura con interpretazione dell’immagine da parte di sistemi di intelligenza artificiale. Queste tecnologie vanno diffuse su tutto il territorio nazionale e diventare lo standard per lo screening della retinopatia diabetica”.
I materiali della campagna sono disponibili sui rispettivi siti di Amd e Sid. Articoli correlati sul nostro sito potete trovarli qui, qui e qui.
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