La retinopatia diabetica è una complicanza oculare molto seria del diabete. Per prevenirla o almeno individuarla tempestivamente in modo da poter intervenire con le cure adeguate ed evitarne l’aggravamento è necessario fare controlli periodici regolari. Questo però in molti casi non avviene, con la conseguenza che i casi di retinopatia diabetica, anche severa e in fase avanzata, aumentano significativamente: oggi in Italia più di un milione di persone con diabete ha una forma di retinopatia diabetica e la tendenza è in crescita.

Lo segnala la Associazione medici diabetologi (Amd), che ricorda come questa complicanza del diabete sia la principale causa di cecità negli adulti in età lavorativa. Ma soltanto il 25% dei pazienti diabetici si sottopone a un controllo annuale dell’occhio. Influisce sull’accentuarsi del problema anche il fenomeno frequente della diagnosi tardiva di diabete di tipo 2, che spesso viene effettuata quando sono già emerse complicanze (come appunto la retinopatia). Amd ritiene fondamentale, quindi, aumentare la frequenza e la diffusione di controlli ed esami per accrescere le possibilità di fare diagnosi precoci: queste sono uno strumento decisivo per intervenire presto con le cure adatte (che comprendono naturalmente anche il buon controllo glicemico) e prevenire le conseguenze più gravi a danno della vista che la complicanza può causare se ignorata a lungo e scoperta tardi.

L’esame del fondo oculare dovrebbe essere eseguito al momento della diagnosi di diabete di tipo 2; se non si rilevano anomalie, il controllo è consigliato ogni due anni; se si rileva la presenza di retinopatia, i controlli vanno fatti a distanza più ravvicinata, ogni dodici mesi o anche meno, a seconda della gravità della complicanza. Nel diabete di tipo 1 si raccomandano controlli cinque anni dopo la diagnosi e, successivamente, una volta l’anno.

Candido (Amd): “Il mancato screening della retinopatia diabetica e la sua inadeguata gestione, in assenza di un’adeguata risposta organizzativa, condurranno a un aumento dei casi di riduzione della capacità visiva fino alla perdita della vista”.

La insufficienza dei controlli dello stato dell’occhio, con conseguenti diagnosi tardive, produce danni molto gravi. Lo spiega Riccardo Candido, consigliere nazionale di Amd (e responsabile scientifico del recente convegno “La microangiopatia diabetica: focus on retinopatia diabetica”, che ha visto discutere insieme, a Roma, diabetologi e oftalmologi per formulare strategie di collaborazione): “Il mancato screening della retinopatia diabetica e la sua inadeguata gestione, in assenza di un’adeguata risposta organizzativa, condurranno a un aumento dei casi di riduzione della capacità visiva fino alla perdita della vista. Prima ancora di arrivare a questo esito estremo, la retinopatia diabetica è già una problematica molto invalidante, che impatta sulla quotidianità del paziente, con conseguente crescita dei costi diretti, dovuti alla gestione della patologia, e indiretti, dovuti alle giornate lavorative perse o al pensionamento precoce. Si stima che nel periodo 2015-2030 questa malattia produrrà un aggravio di costi pari a 4,2 miliardi di euro. Sul fronte del trattamento, alcuni dati sperimentali e clinici mostrano che i farmaci appartenenti alla classe dei DPP4-inibitori avrebbero un effetto protettivo, sia in termini di prevenzione della patologia sia in termini di rallentamento della sua progressione, legato non solo alla riduzione della glicemia, ma anche all’azione che questi farmaci hanno a livello dei vasi retinici”.

Il diabetologo Tuccinardi: “La prevenzione della retinopatia diabetica è cruciale e può essere perseguita grazie a un buon controllo della glicemia, ma soprattutto attraverso lo screening: nei Paesi che lo hanno attuato in modo sistematico, infatti, la cecità dovuta a retinopatia diabetica si è ridotta drasticamente”.

Aggiunge Franco Tuccinardi, direttore dell’Uoc Diabetologia dell’Ospedale di Formia: “La retinopatia diabetica è la più importante complicanza oculare del diabete mellito e almeno un terzo dei diabetici presenta retinopatia diabetica più o meno grave. Gli studi epidemiologici ci dicono che le complicanze della retina rappresentano la più comune causa di cecità negli adulti in età lavorativa. La prevenzione di questo problema, quindi, è cruciale e può essere perseguita grazie a un buon controllo della glicemia, ma soprattutto attraverso lo screening: nei Paesi che lo hanno attuato in modo sistematico, infatti, la cecità dovuta a retinopatia diabetica si è ridotta drasticamente. Uno strumento molto utile, in tal senso, è il retinografo che, sfruttando la registrazione digitale dell’immagine ottenuta senza midriasi (dilatazione della pupilla), ne consente la trasmissione e la refertazione a distanza”.

Osserva in proposito il presidente di Amd Domenico Mannino: “Evidenze internazionali e studi condotti in Italia hanno dimostrato la piena efficacia di programmi di prevenzione secondaria attraverso la telemedicina, dotando le strutture di base di un retinografo e ricorrendo alla telerefertazione differita da parte dell’oftalmologo. In questo modo, oltre a un sensibile contenimento dei costi, si possono garantire il raggiungimento e il monitoraggio della quasi totalità della popolazione diabetica, sicuramente raddoppiando, se non triplicando, i numeri attuali relativi ai pazienti che si sottopongono a screening per la retinopatia diabetica”.

Approfondimenti sulla retinopatia diabetica potete leggerli qui e qui.