Chi segue il tennis sa bene chi sia Alexander Sascha Zverev, arrivato nel 2022 sino al numero 2 della classifica mondiale e tra i principali protagonisti di questo sport da diversi anni. Ma soltanto da qualche settimana è di dominio pubblico che questo campione tedesco (di origini russe, come suggerisce il nome) ha il diabete di tipo 1 sin da quando era un bimbo di tre anni e mezzo.
Sascha Zverev, da anni tra i più forti giocatori di tennis del mondo, ha rivelato di avere il diabete di tipo 1 da quando era bambino. Ma questo non gli ha impedito di diventare un campione. E ha anche avviato una sua fondazione per aiutare chi ha il diabete.
Lo ha raccontato lui questa estate all’importante quotidiano sportivo francese “L’Équipe”, insieme annunciando, sul suo profilo Instagram, la nascita della Alexander Zverev Foundation, una fondazione dedita ad aiutare i bambini con diabete di tipo 1 che hanno difficoltà nell’accesso alle cure e a contribuire alla prevenzione del diabete di tipo 2.
Ecco un esempio clamoroso, e straordinariamente eloquente, del fatto che un diabete ben controllato permette alle persone costrette a conviverci di condurre una vita proprio come quella degli altri. Certo, non tutti possono diventare numero 2 del mondo nel tennis, ma questo vale anche per chi il diabete non ce l’ha. E la storia di Sascha (o Sasha, vezzeggiativo-diminutivo russo di Alexander) ci mostra invece che il fatto di avere il diabete di per sé non impedisce di diventare un grande campione dello sport, addirittura ai massimi livelli.
Altri campioni di tennis con il diabete
Vi sono stati altri sportivi famosi con il diabete. Nel tennis, in particolare, meritano di essere ricordati gli americani Bill Talbert e Hamilton Richardson (di quest’ultimo abbiamo parlato sul nostro sito qui), entrambi entrati nel novero dei primi del mondo alla loro epoca: il primo raggiunse il 3° posto in classifica nel 1949, il secondo ottenne lo stesso riconoscimento nel 1956. Risultati eccellenti, naturalmente, ma il caso di Zverev colpisce ancora di più.
A parte il carattere più rigoroso delle classifiche di oggi e la quantità molto maggiore di giocatori che competono in questo sport, il tennis moderno dei professionisti è enormemente più atletico e faticoso di quello di sessanta-settanta anni fa. Si potrebbe quasi affermare che l’aspetto fisico conta persino più di quello tecnico per l’estrema efficienza del corpo che richiede al giocatore.
E, se avete visto Zverev sul campo, anche in tv, avete potuto constatare che, in condizioni normali di forma, non mostra alcun deficit atletico sul piano della potenza, della velocità, dell’agilità e della resistenza. Il diabete c’è, ma non si vede. Paradossalmente, è più facile trovare qualche lacuna nel suo gioco dal punto di vista tecnico: colpi fondamentali solidissimi e spesso devastanti (dritto, rovescio, servizio), ma un gioco al volo, secondo alcuni esperti, migliorabile. Stiamo comunque parlando di un giocatore che si è issato al numero 2 del mondo, a un passo dal primo posto a soli 25 anni. Con il diabete di tipo 1.
Attualmente Zverev è fermo per un brutto infortunio a una caviglia (che nulla c’entra con il diabete), capitato in primavera ai Campionati internazionali di Parigi 2022, che gli sta facendo perdere qualche posizione in classifica, ma c’è da scommettere che, quando si riprenderà, potrà recuperare in fretta il terreno perduto.
Una vicenda sportiva e umana incoraggiante
Questa vicenda umana e sportiva è di grande conforto per chi ha il diabete: anzitutto, perché dimostra che le terapie oggi disponibili possono funzionare benissimo nel tenere a bada la patologia; ma anche perché Sascha Zverev non è un alieno, ma un ragazzo normale (certamente con un particolare talento per lo sport), che racconta esperienze, sogni e stati d’animo in cui tante persone con diabete si possono riconoscere. Ed è uno che non si è scoraggiato: ha sofferto, ha lottato ed è arrivato dove voleva, dimostrando che controllare bene il diabete, vivere pienamente la propria vita e seguire i propri sogni si può. Anche con questa patologia che ti accompagna.
Infatti, ciò che ha detto al giornale transalpino è la narrazione di una tipica “storia di diabete”.
Ha raccontato di essersi a lungo vergognato della sua condizione, di averla voluta tenere quanto più possibile nascosta. Ha ricordato di avere subìto poi sciocche e spiacevoli prese in giro da parte dei compagni di scuola, di essersi spesso sentito escluso a causa del suo diabete.
Soprattutto ha sottolineato il doloroso senso di frustrazione provato di fronte a medici, che, poco lungimiranti, mentre lui sognava già di divenire un campione del tennis, gli dicevano di non farsi illusioni, perché non sarebbe mai potuto diventare uno sportivo di alto livello, essendo diabetico.
I grandi risultati di Sascha
Per fortuna Sascha e la sua famiglia non si sono rassegnati e sono andati avanti sulla strada del tennis. Oggi Zverev ha già in bacheca 19 titoli di tennis vinti, tra i quali le prestigiose Atp Finals del 2018 e del 2021 (le supersfide di fine stagione tra i migliori giocatori dell’annata, che dal 2021 si disputano a Torino) e l’oro olimpico a Tokyo nel 2020. Ha anche nel suo curriculum una finale, nel 2020, in uno dei quattro più importanti tornei del mondo, quelli cosiddetti “del Grande Slam”, lo Us Open di New York (gli altri tre sono il Roland Garros di Parigi, Wimbledon in Inghilterra e l’Australian Open).
Eppure,-come racconta “L’Équipe”– ancora fino a poco tempo fa, anche se molti nell’ambiente degli addetti ai lavori sapevano del suo diabete, di fronte alle voci che giravano sull’argomento, Zverev negava. Non si sentiva pronto a un coming out, come si usa dire adesso. Oggi invece lo è. E ha anche il desiderio di essere di aiuto e di esempio per tante altre persone con diabete.
La Alexander Zverev Foundation
Zverev comprende bene che la sua storia può essere un modello da seguire per tante persone con diabete, ma al tempo stesso riconosce di essere un privilegiato, come scrive sul sito della sua Fondazione, rispetto a molti altri, che potrebbero gestire bene il loro diabete, se solo avessero i mezzi materiali concreti (e anche quelli culturali) per farlo. Di qui l’idea di aiutare chi è meno fortunato, costituendo la Alexander Zverev Foundation.
Guardiamo allora che cosa ha scritto Sascha sul suo profilo Instagram (ovviamente in inglese, la traduzione è nostra) per presentare la sua iniziativa appena decollata.
“Il sei di agosto 2022 è un giorno veramente speciale per la mia famiglia e per me. Oggi la Alexander Zverev Foundation è ufficialmente nata, per sostenere i bambini con diabete di tipo 1 e aiutare le persone a prevenire il diabete di tipo 2 conducendo una vita sana e attiva.
La nostra missione è procurare insulina e farmaci salvavita ai bambini dei Paesi in via di sviluppo e a quelli bisognosi. Essendo io stesso diabetico di tipo 1, voglio incoraggiare i bambini con diabete a non abbandonare mai i loro sogni, non importa quello che gli altri possano dirvi. Il solo limite è quello che ti poni tu stesso”.
(SV)
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