L’accesso alle cure, alle strutture diabetologiche, alle terapie più efficaci e avanzate è il tema della Giornata mondiale del diabete 2021, come di consueto stabilita per il 14 novembre, anno di nascita di Sir Frederick Grant Banting, uno degli scopritori dell’insulina, di cui quest’anno si celebra il centenario (vedi sul nostro sito qui). Nella foto vedete un particolare del poster della campagna del World diabetes day 2021.

Quest’anno il World diabetes day è dedicato al tema dell’accesso alle cure per il diabete: nel mondo vi sono milioni di persone con diabete che non riescono a curarsi o ricevono un’assistenza insufficiente.

Il tema dell’accesso alle cure è molto serio, perché -sottolinea la International diabetes federation- nel mondo vi sono milioni di persone con diabete a cui questo è precluso oppure garantito soltanto in misura inadeguata. Il problema riguarda soprattutto i Paesi più poveri, ma situazioni difficili e critiche, o comunque da migliorare, si riscontrano anche nei Paesi più avanzati economicamente, Italia compresa.

Ammonisce la Idf: non possiamo più aspettare. Farmaci, tecnologia, sostegno e cure devono essere resi disponibili per tutte le persone che ne hanno bisogno. I governi devono aumentare gli investimenti e l’impegno per la cura e la prevenzione del diabete.

Proprio il centenario della scoperta dell’insulina -argomenta la International diabetes federation- rappresenta una opportunità unica per portare un cambiamento significativo per gli oltre 460 milioni di persone con diabete e per gli altri milioni che sono a rischio di sviluppare la patologia. Quindi, “If not now, when?”: “Se non ora, quando?”.

La Giornata mondiale del diabete è stata creata nel 1991 da Idf e Oms come risposta alle preoccupazioni per la crescente minaccia alla salute costituita dal diabete. È diventata successivamente anche una Giornata ufficiale delle Nazioni Unite (United Nations day) nel 2006, in seguito all’approvazione della risoluzione Onu 61/225.

Il World diabetes day è la più grande campagna mondiale di sensibilizzazione sul diabete: raggiunge e coinvolge infatti oltre un miliardo di persone nel mondo in oltre 160 Paesi, dove si svolgono manifestazioni, convegni, campagne di screening e informazione. Potete trovare più informazioni sul sito dedicato alla Giornata qui.

L’accesso alle cure per il diabete in Italia: i problemi da risolvere, secondo Sid e Amd

Anche l’Italia partecipa sempre al World diabetes day con iniziative in tutto il Paese che coinvolgono tutte le associazioni di medici e pazienti, le istituzioni e la popolazione.

La Giornata mondiale è dunque anche un’occasione importante per parlare di accesso alle cure per il diabete in Italia, perché anche da noi sussistono problemi, disuguaglianze, inefficienze, che è necessario superare. Le associazioni dei diabetologi italiani Sid e Amd richiamano l’attenzione sull’accesso a farmaci e device innovativi, ancora non omogeneo sul territorio nazionale, e sulla riprogrammazione dell’assistenza diabetologica, secondo la filosofia del Pnrr e con gli strumenti della telemedicina.

Consoli (Sid): “L’accesso alle cure deve essere garantito a tutti i cittadini con diabete, in maniera quanto più possibile uniforme su tutto il territorio nazionale”.

Il presidente della Società italiana di diabetologia (Sid) Agostino Consoli dice infatti: “L’accesso alle cure deve essere garantito a tutti i cittadini con diabete, in maniera quanto più possibile uniforme su tutto il territorio nazionale. Questo vuol dire che non è accettabile che vi siano venti e più servizi sanitari diversi in Italia, uno per ogni Regione. Sarebbe inoltre importante che i Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) per il diabete fossero condivisi tra le diverse Regioni e, se non proprio uguali, fossero perlomeno molto simili tra loro. L’accesso a farmaci e presidi, insomma, dovrebbe essere normato in maniera tale che alle persone con diabete venga garantita la stessa possibilità di avere a disposizione farmaci o tecnologie innovativi, a prescindere da dove risiedono”.

Avogaro (Sid): “Auspichiamo che in tutte le Regioni italiane, in modo uniforme, il cittadino con diabete possa essere seguito da un team diabetologico formato da specialisti e possa ricevere un counseling adeguato”.

Per Angelo Avogaro, presidente eletto della Sid, “il Ssn dà, almeno in teoria, il diritto alle persone con diabete di godere di un’omogeneità delle cure al fine di controllare la glicemia e prevenire le complicanze croniche della malattia. Purtroppo questo nella realtà non accade, a causa di una distorsione nella gestione delle malattie croniche a livello delle singole Regioni. Ma l’accesso e l’omogeneità delle cure sono dei diritti inalienabili per i cittadini affetti da diabete. La Sid auspica che in tutte le Regioni italiane, in modo uniforme, il cittadino interessato da questa malattia possa essere seguito da un team diabetologico formato da specialisti e possa ricevere un counseling adeguato per ottimizzare lo stile di vita e l’aspetto psicologico. Inoltre, in tutti i pazienti deve essere non solo conseguito un compenso metabolico ottimale della malattia, anche attraverso i farmaci innovativi, ma anche consentito uno screening approfondito delle complicanze a lungo termine del diabete”.

Avogaro e Consoli richiamano in proposito la necessità di superare i limiti alla prescrivibilità dei farmaci innovativi (che permettono di gestire l’equilibrio glicemico e riducono il rischio cardiovascolare e renale), oggi riservata ai diabetologi e preclusa ai medici di familgia. Il problema è stato da tempo segnalato da Sid e Amd: questa limitazione va superata, perché ostacola l’accesso a queste terapie per tutti i pazienti che ne hanno bisogno. Per questo è opportuno l’ampliamento della prescrivibilità di questi medicinali (sull’argomento, si veda, sul nostro sito, qui e qui).

Di Cianni (Amd): “Ridisegnare la diabetologia nel post-Covid sulla base di alcuni principi fondamentali: prossimità, innovazione, digitalizzazione, ricerca, competenze professionali e sostenibilità”.

Secondo il presidente della Associazione medici diabetologi (Amd) Graziano Di Cianni, “la comparsa del coronavirus Sars-Cov-2 ha causato serie ripercussioni sul Servizio sanitario nazionale, mostrandone tutte le fragilità, per lo più legate a una organizzazione frammentata, senza integrazione tra i diversi luoghi dell’assistenza (ospedale, territorio, Rsa, consultori, ambulatori) e non attrezzata per la cura delle persone più fragili. Non eravamo preparati. Ma nel prossimo futuro, anche grazie alle risorse stanziate dal Pnrr, sarà possibile intervenire concretamente per ridisegnare la diabetologia nel post-Covid sulla base di alcuni principi fondamentali: prossimità, innovazione, digitalizzazione, ricerca, competenze professionali e sostenibilità. Il nostro ruolo come società scientifiche della diabetologia italiana è garantire l’equità di accesso alla migliore qualità di cura in termini di innovazione e quindi di efficacia su tutto il territorio nazionale”.

“Abbiamo toccato con mano -aggiunge Di Cianni- le differenze nell’accesso alle cure tra chi abita in luoghi periferici rispetto a chi abita vicino a centri di eccellenza, tra chi abita in alcune regioni e chi in altre e persino tra persone che vivono in città diverse di una stessa Regione. Dobbiamo superare queste criticità”.

Candido (Amd): “Progredire sempre di più nell’innovazione, ma ancor di più nel favorire l’accessibilità alla migliore qualità di cura, a beneficio della salute delle persone con diabete”.

Aggiunge Riccardo Candido, vicepresidente di Amd: “L’innovazione tecnologica in ambito diabetologico e in particolare nella gestione del diabete di tipo 1 ha fatto passi da gigante in questi ultimi anni. Siamo passati dalle pompe di infusione di insulina (micronfusori), ai sensori che permettono di controllare in modo automatico e continuo i livelli di glucosio, per arrivare a strumenti tecnologicamente più avanzati che integrano il monitoraggio glicemico con i sistemi di infusione, permettendo di controllare i livelli di glucosio e di regolare in modo automatico l’infusione dell’esatta quantità di insulina per il mantenimento di un buon controllo glicemico. A breve saranno disponibili anche penne ‘intelligenti’ per la somministrazione di insulina che mantengono in memoria le unità somministrate e il tempo della somministrazione. In questi cento anni di diabetologia, l’innovazione tecnologica ha quindi determinato un cambiamento radicale nella prospettiva del trattamento del diabete con migliori risultati clinici e una migliore qualità della vita per le persone affette da questa malattia”.

“Oggi, in occasione della Giornata mondiale del diabete -conclude il vicepresidente di Amd- l’auspicio è che si possa progredire sempre di più nell’innovazione, ma ancor di più nel favorire l’accessibilità alla migliore qualità di cura, a beneficio della salute delle persone con diabete”.

Consoli (Sid): “Incardinare i centri diabetologici all’interno di una rete digitale integrata per l’interazione con altri specialisti coinvolti a pieno titolo nella gestione del paziente diabetico”.

Come garantire la migliore assistenza e cura alle persone con diabete è il tema al centro della discussione, anche alla luce delle novità in arrivo nella sanità italiana, come le case di comunità (o della salute), strutture  sanitarie multispecialistiche diffuse sul territorio (si prevede una ogni 40-50mila abitanti) che dovranno fungere da elemento intermedio tra paziente e ospedale e sistema sanitario.

Osserva Consoli: “Non dobbiamo farci confinare nelle case della salute, ma dobbiamo creare anche sul territorio delle forti unità di diabetologia che possano lavorare in rete e interagire con le case di comunità. Siamo d’accordo che il paziente cronico vada assistito quanto più possibile fuori dall’ospedale, ma è necessario che anche sul territorio possa trovare delle strutture ampie multi-specialistiche per essere assistito in maniera ottimale. Risulta fondamentale mantenere e, laddove necessario, creare, dei centri hub, a partire dai quali si possa curare e assistere in prossimità. Questi hub potranno rappresentare, nell’ospedale o sul territorio,  lo snodo essenziale per incardinare i centri diabetologici all’interno di una rete digitale integrata per l’interazione con altri specialisti coinvolti a pieno titolo nella gestione del paziente diabetico”.

Di Cianni (Amd): “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, rappresenta per il diabete una grande opportunità”.

A giudizio di Di Cianni, “Il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, rappresenta per il diabete una grande opportunità  La missione 6 del Pnrr, pur se fondata su due direttrici fondamentali, punta a un rinnovamento complessivo del nostro Servizio sanitario nazionale per andare a riequilibrare le disparità esistenti a livello regionale e territoriale e trovare una soluzione alla mancata integrazione tra i servizi sanitari. Come Amd e come professionisti della diabetologia, il nostro obiettivo è continuare a crescere e a investire nella crescita professionale a più livelli dei nostri colleghi, per mettere a disposizione del Ssn risorse e competenze per crescere, ridisegnare e rendere maggiormente efficiente e sostenibile l’assistenza diabetologica a beneficio delle persone con diabete, mettendo a sistema la rete diabetologica, composta dalla piena integrazione dei professionisti coinvolti, e le nostre competenze”.

Avogaro (Sid): “Istituire, oltre a quelli già presenti in ambito ospedaliero, sia nelle case di comunità sia negli ospedali di comunità, dei team diabetologici, costituiti da medici specialisti che identifichino e trattino i cittadini con nuova diagnosi di diabete”.

Secondo Avogaro, “l’agenda del Pnrr è molto chiara: dare omogeneità organizzativa e tecnologica all’assistenza territoriale. La prevenzione del diabete e il suo trattamento non possono non essere considerate strategiche in questo contesto. Per questo motivo la Sid chiede che siano istituiti, oltre a quelli già presenti in ambito ospedaliero, sia nelle case di comunità sia negli ospedali di comunità, dei team diabetologici, costituiti da medici specialisti che identifichino e trattino i cittadini con nuova diagnosi di diabete e, ove possibile, li riferiscano ai servizi di diabetologia ospedalieri. Inoltre, i team diabetologici presso le case di comunità dovranno, tramite adeguati strumenti tecnologici e informatici, seguire quei pazienti con diabete a rischio di complicanze e/o particolarmente fragili. Si configura, alla luce di quanto stabilito dal Pnrr, l’istituzione, sia nelle case sia negli ospedali di comunità, di centri diabetologici di primo livello, dove lo specialista diabetologo si rapporterà al medico di medicina generale per una gestione olistica e condivisa del paziente”.

“I servizi di diabetologia ambulatoriali ospedalieri -prosegue Avogaro-rappresenteranno pertanto i centri di secondo livello, ove, se necessario, il paziente sarà seguito non solo dal diabetologo, ma anche da altri specialisti per la cura delle complicanze. I reparti di malattie del ricambio in ospedale -il terzo livello- avranno il compito di trattare le complicanze acute della malattia diabetica. Questo schema avrà il vantaggio di permettere al cittadino con diabete di essere sempre seguito da specialisti, di attuare una più efficiente condivisione del paziente tra diabetologo e mmg e di qualificare l’attività dei servizi di diabetologia di secondo livello”.

Sul nostro sito potete leggere altri articoli sui temi qui trattati. Si veda, per esempio, qui, qui, qui e qui.

(a cura di SV)