piramide-alimentare

La piramide alimentare mediterranea è un modello di alimentazione sana valido sia per chi ha il diabete, sia per la popolazione generale, anche se poi ogni piano nutrizionale individuale (specialmente in caso di diabete) va adattato alle specifiche esigenze della singola persona. Ma gli italiani non seguono abitualmente le buone regole della dieta mediterranea indicate dalla piramide con la auspicabile costanza e nelle loro abitudini quotidiane spesso non rispettano le corrette quantità e qualità di cibi consigliate dal modello mediterraneo, in particolare per quanto riguarda frutta, verdura, uova, latte, pesce.

Lo ha attestato un sondaggio presentato al recente congresso di Firenze della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), il Test della Piramide Alimentare di Curarelasalute.com (campagna patrocinata da Simg, Adi, Crso – Centro di studio e ricerca sull’obesità dell’Università di Milano, Federfarma e Fofi – Federazione degli Ordini dei farmacisti). L’indagine ha coinvolto, a partire da ottobre 2015, circa 25mila persone.

Soltanto due italiani su dieci consumano la giusta quantità di frutta e solamente tre su dieci le corrette dosi di verdura. E solo uno su tre mangia pesce nella misura opportuna.

Le risposte rivelano che soltanto 2 italiani su 10 consumano il giusto quantitativo di frutta e solo 3 su 10 quello corretto di verdura. Un ulteriore problema è costituito dal fatto che coloro che non rispettano i criteri suggeriti dalla piramide alimentare mediterranea sono però convinti di mangiare le quantità giuste. In realtà, le porzioni raccomandate giornaliere di frutta e verdura sono tra le 4 e le 5, ma pochi italiani rispettano questa indicazione. I dati evidenziano anche che solo 2 italiani su 10 assumono correttamente latticini, mentre 3 su 10 non mangiano il giusto quantitativo di uova.

Anche il pesce risulta essere troppo poco consumato: ne assume il corretto quantitativo settimanale solamente un italiano su 3. Per quanto riguarda la frutta a guscio, solo una persona su due ne mangia i quantitativi raccomandati.

L’immagine sintetica della piramide alimentare mediterranea che trovate in questo articolo ci è stata fornita da curarelasalute.com. Una versione più dettagliata della piramide la potete vedere qui sul nostro sito.

Commenta il presidente di Simg Claudio Cricelli: “A fronte di questi dati, che ci confermano quanto le abitudini alimentari diffuse nella maggior parte della popolazione siano scorrette, il medico di famiglia è chiamato a consolidare il proprio ruolo di counselling al paziente su una corretta e sana alimentazione, considerata fondamentale per il benessere e la salute. Infatti i professionisti che erogano assistenza sanitaria nell’ambito delle cure primarie sono chiamati, da un lato, a monitorare le abitudini dietetiche ed evidenziare possibili carenze nutrizionali e, dall’altro, a fornire consigli e indicazioni su alimentazione varia ed equilibrata, importanza dell’attività fisica ed eventuale necessità di integrazione alimentare, suggerendo le soluzioni più appropriate”.

La crescente diffusione di sovrappeso e obesità è legata a tanti fattori, tra i quali molto importante è la alimentazione eccessiva e squilibrata. Secondo l’Oms l’obesità è una patologia cronica.

Il test sulla piramide alimentare mediterranea era rivolto alla popolazione generale italiana, all’interno della quale si riscontra una crescente diffusione di sovrappeso e obesità, in gran parte a causa di una alimentazione errata, spesso accompagnata dalla scarsità o assenza di esercizio fisico (sebbene tra le cause dell’eccesso di peso siano da consderare anche fattori genetici e ambientali). Secondo l’Istat, in Italia vi sono 27 milioni di persone in sovrappeso (leggi anche qui).

Il nesso del sovrappeso-obesità con lo sviluppo del diabete di tipo 2 è ormai largamente riconosciuto (tanto che si parla spesso di “diabesità“). Queste condizioni sono infatti spesso l’anticamera del diabete di tipo 2 e, per chi abbia già il diabete, rappresentano un fattore di rischio di sviluppo di complicanze. L’obesità stessa va ormai considerata come una condizione da affrontare come una malattia, per combattere la quale occorre innanzitutto prescrivere una terapia nutrizionale e comportamentale appropriata. L’Organizzazione mondiale della sanità definisce l’obesità proprio come una patologia cronica legata a un accumulo corporeo di tessuto adiposo accompagnato da una serie di complicanze fisiche, metaboliche e psicosociali e da una riduzione dell’attesa di vita dei soggetti affetti.

Ricordiamo che una persona adulta si definisce obesa quando il suo indice di massa corporea (Imc  -o Bmi, in inglese- calcolato dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza in metri) è pari o superiore a 30; il sovrappeso corrisponde a un valore compreso fra 25 e 29,99.

Sesti (Sid): “Per contrastare il sovrappeso c’è un solo modo: incrementare l’attività fisica e ridurre la quantità di calorie assunte con la dieta. I risultati migliori si ottengono utilizzando modelli alimentari che hanno radici culturali/tradizionali nella dieta mediterranea, ovviamente tenendo conto delle necessità individuali”.

In questo quadro la dieta mediterranea è un buon punto di riferimento per contrastare e prevenire l’eccesso di peso con le complicazioni che esso comporta. Lo ribadisce la Società italiana di diabetologia, ricordando che le strategie per una vita sana passano in gran parte per un buon controllo del peso corporeo. “Per contrastare il sovrappeso -sottolinea il professor Giorgio Sesti, presidente della Sid– c’è un solo modo: incrementare l’attività fisica e ridurre la quantità di calorie assunte con la dieta. I risultati migliori si ottengono utilizzando modelli alimentari che hanno radici culturali/tradizionali nella dieta mediterranea, ovviamente tenendo conto delle necessità individuali”.

A una sana alimentazione deve essere associata anche una regolare attività fisica di almeno 30 minuti per 5 giorni a settimana.

Tra le raccomandazioni tante volte ripetute, ma mai abbastanza, si rammenta che alla terapia nutrizionale per la perdita di peso deve essere associato un cambiamento dello stile di vita, che includa anche un’attività fisica regolare di moderata intensità, della durata di almeno 30 minuti per cinque giorni a settimana. La Sid affronta anche la problematica dei bambini con sovrappeso e obesità: qui per ottenere risultati concreti, è necessario che il cambiamento comportamentale coinvolga l’intera famiglia.

Un documento di sette società scientifiche cita studi che dimostrano che “le diete basate sul modello alimentare mediterraneo sono associate a una significativa riduzione del peso corporeo e dell’indice di massa corporea, a riduzioni dell’emoglobina glicosilata, della glicemia e dell’insulinemia a digiuno”.

Il tema del sovrappeso e dell’obesità è stato recentemente approfondito in un documento ufficiale, un position statement firmato dalla Società italiana di diabetologia (Sid) insieme con l’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi), l’Associazione medici diabetologi (Amd), l’Associazione nazionale dietisti (Andid), la Società italiana di nutrizione umana (Sinu), la Società italiana di nutrizione pediatrica (Sinupe) e la Società italiana dell’obesità (Sio). Il documento affronta il tema “Allergie, intolleranze alimentari e terapia nutrizionale dell’obesità e delle malattie metaboliche”. Nella prima parte del testo le associazioni scientifiche escludono categoricamente, dati e studi alla mano, che esistano relazioni tra intolleranze alimentari e sovrappeso e obesità, tesi che rigettano come una “bufala” senza alcun fondamento scientifico.

La seconda parte del documento è dedicata alla “terapia nutrizionale dell’obesità e delle malattie metaboliche” come il diabete, in particolare il diabete di tipo 2. Proprio qui sono rimarcati una volta di più i vantaggi derivanti dall’utilizzo di “diete moderatamente ristrette in calorie, basate sul modello alimentare mediterraneo”.

Il documento cita, tra le altre, una meta-analisi di nove studi su 1178 pazienti, che “ha mostrato che le diete basate sul modello alimentare mediterraneo sono associate a una significativa riduzione del peso corporeo e dell’indice di massa corporea, a riduzioni dell’emoglobina glicosilata, della glicemia e dell’insulinemia a digiuno”.

Quindi, prosegue il documento, “il beneficio sul peso corporeo si associa anche a una riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare. I benefici sull’adiposità e sulle altre anomalie metaboliche di queste diete sono attribuibili alla loro capacità di influenzare la flora batterica intestinale, che, attraverso la fermentazione dei polisaccaridi non digeribili, è in grado di influenzare la sazietà, la sensibilità insulinica, l’infiammazione subclinica e il metabolismo glicolipidico”.

In conclusione, le evidenze scientifiche disponibili dimostrano tre dati fondamentali:

  • la riduzione dell’introito calorico è la principale componente dell’intervento per la riduzione ponderale
  • la composizione in macronutrienti della dieta ha un minore impatto sul calo ponderale, ma è fondamentale per l’adesione nel lungo termine; essa, inoltre, contribuisce a rendere più salutare il pattern dietetico e in alcuni pazienti è in grado di migliorare il profilo di rischio cardiometabolico
  • i risultati migliori si ottengono utilizzando modelli alimentari che hanno un background culturale/tradizionale, come quello mediterraneo.

 

Il position statement delle associazioni scientifiche ripete infine che “alla terapia nutrizionale per la perdita di peso deve essere associato un cambiamento dello stile di vita che includa anche un’attività fisica regolare adatta all’età della persona, al grado di obesità e alla presenza di eventuali comorbilità. L’attività fisica, infatti, contribuisce ad aumentare il dispendio energetico, protegge l’organismo dalla perdita di massa magra, migliora la fitness cardiorespiratoria e i fattori di rischio cardiometabolici correlati all’obesità e incrementa la sensazione di benessere”.