Un figlio con diabete tipo 1 viene controllato e curato meglio quando la mamma ha un livello di istruzione elevato. Uno studio danese ha rilevato che, a seconda del grado di scolarizzazione della madre, i bambini diabetici di tipo 1 hanno una differente qualità di gestione della patologia: è stato infatti verificato che, tendenzialmente, l’emoglobina glicata del bimbo (l’andamento della glicemia negli ultimi tre mesi) è migliore (registra cioè livelli più bassi di glucosio nel sangue) nelle famiglie in cui la madre ha un titolo di studio più alto.

Uno studio danese su bambini con diabete di tipo 1 rileva che se la mamma ha un livello di istruzione alto la gestione del diabete del figlio è più efficace, a partire da migliori risultati nei valori di emoglobina glicata.

Lo studio, pubblicato in maggio su Diabetes Care (la rivista medico-scientifica on line dell’American diabetes association), si intitola Socioeconomic inequality in metabolic control among children with type 1 diabetes (“La diseguaglianza socioeconomica nel controllo metabolico tra bambini con diabete di tipo 1”) ed è stato condotto da un team diretto dal dottor Nick Nielsen del Dipartimento di economia dell’Università di Copenhagen (Nick F. Nielsen, Amanda Gaulke, Tine M. Eriksen, Jannet Svensson, Niels Skipper) e conferma i risultati di altre indagini in materia portando nuovi dati.

L’obiettivo dei ricercatori era di verificare quali differenze vi fossero nel compenso glicometabolico -e dunque nella gestione della patologia- tra bambini diabetici di tipo 1 appartenenti a famiglie con madri in possesso di gradi di istruzione diversi. Con una importante sottolineatura: la ricerca si è svolta in un contesto sociale (come quello della Danimarca) in cui l’accesso alla sanità è universale e garantito per principio a tutti i cittadini grazie a un sistema pubblico finanziato dal sistema fiscale (una situazione simile a quella italiana). Quindi, a parità di possibilità di accesso alle cure per tutti, il bambino diabetico con madre più istruita ha un diabete meglio controllato di quello con una mamma meno formata culturalmente.

È stato seguito nell’arco di dieci anni, dal 2000 al 2013, un gruppo di bambini danesi con diabete di tipo 1, suddivisi in quattro sottogruppi sulla base del livello di istruzione della mamma: (1643 soggetti con al massimo un diploma di scuola superiore ovvero livelli più bassi, e nessuna frequenza universitaria; 1548 con diploma professionale oppure 2 anni di studio al college (corrispondente all’università); 695 con titolo comparabile alla laurea triennale; 193 con titolo comparabile alla laurea specialistica-magistrale).

Sono stati osservati la frequenza dei test glicemici quotidiani effettuati e l’andamento della emoglobina glicata (o glicosilata), che riflette il grado di controllo della condizione diabetica. Per bilanciare e valutare meglio i risultati si è tenuto conto anche di elementi come le condizioni socioeconomiche delle famiglie e il tipo di trattamento prescritto ai bambini.

Ne è risultata una significativa differenza, che dimostra come il retroterra culturale della madre sia correlato agli esiti di cura, scrivono gli autori.

Nelle famiglie in cui la madre ha un più alto livello di istruzione, i controlli quotidiani della glicemia sono più frequenti e i risultati della emoglobina glicata sono migliori e più vicini alle linee guida scientifiche internazionali.

La American diabetes association raccomanda che per i bambini con diabete di tipo 1 la emoglobina glicata si mantenga al di sotto del valore 7,5% (pur ricordando che gli obiettivi da raggiungere devono essere personalizzati dal medico a seconda della condizione specifica del singolo piccolo paziente).

Lo studio danese ha rilevato mediamente i seguenti risultati di emoglobina glicata nel tempo, che mostrano risultati migliori quando il grado di istruzione è più alto: 7,6% per i figli di madri con istruzione più elevata (laurea specialistica-magistrale); 7,9% in caso di laurea triennale; 8,2% in presenza di diploma professionale o due anni di frequenza del college; 8,4%, invece, nei bimbi con madri che avevano al massimo un titolo di scuola superiore. Gli autori osservano che la differenza resta significativa, pur se attenuata, anche con gli aggiustamenti riferibili alla condizione economica o al tipo di trattamento specifico prescritto al bambino. (Per un approfondimento sulla emoglobina glicata, potete leggere qui).

Si è potuto constatare che i bambini con mamme meglio istruite avevano anche più bassi tassi di rischio di chetoacidosi e di crisi ipoglicemiche.

Secondo gli autori della ricerca, influiscono sui migliori risultati di cura e sui migliori valori di emoglobina glicata sia la più alta frequenza di controlli glicemici quotidiani sia la maggiore capacità delle madri con più alto grado di istruzione di seguire e aiutare il bambino nella gestione del diabete.

Come scrivono gli autori della ricerca, oltre alla maggior frequenza dei controlli giornalieri della glicemia, influisce sui migliori esiti di cura la capacità delle madri più istruite di aiutare meglio il bambino nella gestione del suo diabete e in particolare nell’autocontrollo glicemico.

Ne nasce un suggerimento per medici e autorità politiche: quello di dare un sostegno specifico alle famiglie di bambini in condizioni svantaggiate, in particolare nei primi anni di vita con diabete. Come riferito dall’agenzia di informazione Reuters Health, secondo il dottor Nielsen sarebbe utile che gli operatori sanitari contribuissero alla costituzione di gruppi di pazienti, nei quali le famiglie di bambini diabetici possano scambiarsi aiuto reciproco, sulla base del sostegno da pari a pari, del confronto e consiglio quotidiano e della condivisione delle conoscenze. Principi condivisibili, che trovano conferma anche nella realtà italiana, dove l’associazionismo nel mondo del diabete è molto diffuso.