In Italia il diabete si cura bene, con evidenti progressi anno dopo anno, ma con ancora limiti e lacune che devono essere superati: è quanto mostrano gli Annali Amd 2023, la periodica indagine elaborata dalla Associazione medici diabetologi da vent’anni questa parte, che ha esaminato la qualità dell’assistenza data a oltre seicentomila pazienti con diabete (42mila di tipo 1 e 573mila di tipo 2) e a 13.542 donne con diabete gestazionale, seguiti da circa trecento centri diabetologici.

Gli Annali Amd 2023 hanno studiato come si cura in Italia il diabete: molti progressi nell’assistenza, nell’appropriatezza della terapia e nel controllo della patologia e dei fattori di rischio, ma ancora punti deboli su cui si può fare di più.

Giuseppina Russo, coordinatrice nazionale degli Annali Amd sintetizza così il bilancio dello studio che fotografa come si cura oggi in Italia il diabete: “Di anno in anno osserviamo un continuo miglioramento nel monitoraggio della malattia e dei fattori di rischio cardiovascolare, nel raggiungimento dei corretti valori di emoglobina glicata e nell’impiego appropriato dei farmaci. Ci sono fronti su cui possiamo fare di più, come l’esame del piede diabetico, una delle complicanze più temute e invalidanti del diabete, eseguito in meno del 20% dei casi (tipo 1 e 2), la gestione del peso (presenta una obesità quasi il 14% dei pazienti con diabete tipo 1, il 35% di quelli con diabete tipo 2 e il 24% delle donne con diabete gestazionale) e quello degli stili di vita, con molti pazienti ancora fumatori. Ma ci conforta il trend positivo che va nella giusta direzione”.

Vediamo allora più da vicino i dati principali nella sintesi divulgata dalla Associazione medici diabetologi.

DIABETE TIPO 1: QUASI IL 20% DEI PAZIENTI USA IL MICROINFUSORE

Le persone con diabete tipo 1 visitate lo scorso anno nei centri aderenti al circuito Annali hanno in media 48 anni e circa la metà ha una storia di patologia ultraventennale.

A quasi il 60% dei pazienti sono stati misurati tutti i parametri del controllo metabolico (emoglobina glicata, profilo lipidico, pressione arteriosa e albuminuria) contro il 55% del 2022; circa il 40% raggiunge l’obiettivo di cura per  i valori dei lipidi e della pressione arteriosa, un terzo quello della glicata (≤7,0%), con risultati migliori per chi usa il microinfusore (quasi il 20%) rispetto alla terapia multi-iniettiva; il 44% assume ipolipemizzanti e poco meno del 30% è trattato con anti-ipertensivi.

Il 22,8% del campione risulta affetto da retinopatia diabetica, ma le forme severe sono poco frequenti.

Il 65% dei pazienti presenta uno score Q >25, ovvero livelli adeguati di cura, con benefici diretti sulla salute complessiva e sulla riduzione del rischio cardiovascolare.

Sulla terapia del diabete di tipo 1 vedi sul nostro sito qui.

DIABETE TIPO 2: SGLT2I E GLP1-RA PER OLTRE IL 67% DEI PAZIENTI

Delle 573.164 persone con diabete tipo 2 monitorate all’interno degli Annali nel 2023, oltre il 58% è costituito da uomini, sempre più anziani (70 anni l’età media).

La percentuale di chi ha ricevuto almeno una valutazione annuale dei quattro dei parametri chiave per la cura del diabete è stabile intorno al 50%.

Circa il 40% raggiunge il target per i lipidi e il 25% per la pressione arteriosa, oltre il 56% mantiene l’emoglobina glicata sotto controllo (vs il 54% del 2022). Una crescita che potrebbe spiegarsi con il maggior impiego dei nuovi farmaci, utilizzati da oltre il 67% dei pazienti rispetto al 56% del 2022.

Oltre la metformina, prescritta al 72% del campione, gli anti-iperglicemizzanti più utilizzati sono gli Sglt2i (35,8%), l’insulina (32,2%) e i Glp1-Ra, passati dal 27 al 31,7%, che potrebbero aver contribuito a ridurre i soggetti con obesità, scesi dal 37 al 35%. Due terzi dei pazienti assumono ipolipemizzanti e farmaci antiipertensivi.

Una diagnosi di retinopatia diabetica è stata registrata nel 12,9% dei casi e una complicanza cardiovascolare maggiore nel 14,8%. Ma anche tra le persone con diabete tipo 2, oltre il 64% presenta uno score Q >25, quindi livelli adeguati di cura complessiva.

Sui nuovi farmaci antidiabete vedi sul nostro sito qui e qui. Sulla retinopatia diabetica, vedi qui e qui.

DIABETE GESTAZIONALE: ANCORA 14% DI DIAGNOSI TARDIVE

L’età media delle donne con diabete gestazionali è circa 33 anni. I principali fattori di rischio per questo tipo di diabete sono risultati l’età superiore a 35 anni (40,8% del campione), seguita dall’obesità pregravidica (24%) e dalla familiarità per diabete (T1 e T2) pari al 12%.

a diagnosi di diabete gestazionale è stata fatta in media fra la venticinquesima e la ventiseiesima settimana, in accordo con le linee guida, ma il 14,4% ha eseguito l’esame per la curva glicemica solo dopo la ventottesima settimana, ricevendo quindi una diagnosi tardiva, con il rischio di sviluppare problemi di salute nel feto e nella donna.

Per il 62% delle pazienti sono bastate modifiche dello stile di vita e della dieta, mentre il 37,6% ha dovuto assumere insulina, mediamente a partire dalla ventottesima settimana di gestazione.

Sul diabete gestazionale, vedi sul nostro sito qui e qui.

Sugli Annali Amd e su come si cura in Italia il diabete, si veda anche qui.

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